Archivi del mese: agosto 2017

SERATA A SOSTEGNO DELLA CASSA ANTIREPRESSIONE SARDA — 1 SETT — MARACALAGONIS —

benef

La cassa è un progetto di alcune persone che vedono nel carcere e nella carcerazione un nemico da combattere.
Fra le varie forme di lotta e opposizione al carcere ci sono quelle della solidarietà con i detenuti dell’appoggio e della sensibilizzazione.

La cassa antirepressione sarda si pone questi tre obiettivi.
Per ora nella pratica ci stiamo impegnando a vendere dei cibi autoprodotti da noi per raccogliere soldi da mandare ai detenuti che ci sembrao a vario titolo più incasinati. Ci piacerebbe poco per volta creare delle iniziative di avvicinamento al carcere come ad esempio un presidio mensile o un bollettino o dei rapporti epistolari.

CENA VEGAN A OFFERTA E BAR A PREZZI POPOLARI

– All’interno, distro musicali e documentazione anticarceraria.
– Possibilità di rimanere a dormire (Portatevi tenda e sacco a pelo)
– Ben vengano i cani!

A SEGUIRE, CONCERTO CON:

MR.MURRUNGIO (Hardcore Old School – Cagliari) – https://goo.gl/WdHNSp
DOWN THE LINE (Grindcore – Cagliari) – https://goo.gl/vRQoNY
GREENTHUMB (Sludge – Alghero) – https://goo.gl/1uRwPf
ZOOACQUARIO (Alternative Rock – Cagliari)
A FORA DE ARRASTU (Medio Punkidano) – https://goo.gl/uNZ8Bo
IGNORANTIA LEGIS (Punk Hardcore – Cagliari)
ASTORIA (Punk HC – Cagliari)

DJ SET 80’s – 90’s

-INGRESSO A OFFERTA LIBERA-

QUESTO CONCERTO OLTRE A SOSTENERE LA CASSA ANTIREPRESSIONE SARDA È UN’OCCASIONE PER RIVIVERE I CONCERTI IN UNA DETERMINATA MANIERA, ALL’INSEGNA DELL’AUTOGESTIONE, CHE ORAMAI DA TANTO TEMPO VENIVA A MANCARE.

BLU BAR (Maracalagonis – CA)
IN MACCHINA: DIREZIONE SP15 VERSO MARACALAGONIS, ALLA ROTONA PRENDI LA 3°USCITA PRENDI LA SP15, IL BLUBAR SI TROVA SUBITO ALLA TUA SINISTRA.

IN CORRIERA DA CAGLIARI: ARST DA PIAZZA MATTEOTTI SCENDERE ALLA FERMATA DOPO LA CANTINA SOCIALE DI MARA.

 

Singapore, craaaash!

A Singapore c’è stato un nuovo scontro tra una nave militare USA e un cargo. Il primo pochi mesi fa costò la vita a sette marinai, questa volta i dispersi sono almeno dieci. Non si capiscono bene le dinamiche, la volta scorsa la colpa fu data all’equipaggio statunitense, di cui fu poi sospeso il capitano. La nave americana (McCain) ha riportato gravi danni allo scafo. SPERIAMO CHE LA PROSSIMA AFFONDI.

Che jolli!!

Ieri una motovedetta della finanza si è letteralmente incagliata in una secca che l’ha colta di sorpresa nei fondali di Santa Margherita di Pula. I finanzieri per paura di essere paragonati ai loro colleghi carabinieri non hanno dato l’allarme, hanno chiesto aiuto ai natanti di passaggio, gli stessi a cui volevano andare a fare multe e controlli. Morale della favola prima un gommone, poi un imbarcazione più grossa hanno provato ad aiutare i grigi militari, ma invano. Col passare delle ore e dei maldestri tentativi una folla si radunava in spiaggia e seguiva con attenzione le peripezie della motovedetta, che per risolvere l’incresciosa situazione ha dovuto chiedere aiuto a uno yatch. Dopo vari tentativi finalmente i finanziaeri sono stati “scagliati” dal fondo e dalla spiaggia è partito un applauso…di incoraggiamento.

Aggiornamento su Davide

Dopo tre mesi di isolamento totale da qualche giorno Davide ha iniziato a fare due ore d’aria al giorno in comagnia dei detenuti lavoranti. Questo regime dovrebbe durare sino a settembre. Come già scritto questi sono i risultati ottenuti attraverso il reclamo fatto al giudice di sorveglianza di Cagliari.

Abbiamo anche avuto notizie che la censura della corrispondenza non è totale, qualche telegramma entra e esce, di lettere non abbiamo notizie. Per cui rinnoviamo l’invito a scrivergli: Davide Delogu, Contrada Ippolito 1, 96011 Augusta (SR)

Ognuno come meglio crede

Riceviamo e pubblichiamo:

“ Regola principale: non agire in massa. Condividete un’azione in tre o in quattro al massimo. Il numero dei piccoli gruppi deve essere quanto più  grande possibile e ciascuno di loro deve imparare ad attaccare e sparire velocemente. La polizia cerca di schiacciare una folla di un migliaio di persone con un solo gruppo di cento cosacchi. E’ più facile battere un centinaio di uomini che uno solo, specialmente se questi colpisce di sorpresa e scompare misteriosamente. La polizia e l’esercito saranno senza potere se <mosca è coperta da questi piccoli distaccamenti inafferrabili. Non occupare roccaforti, le truppe saranno sempre in grado di prenderle o semplicemente di distruggerle grazie alla loro artiglieria. Le nostre fortezze saranno i cortili interni ad ogni luogo da cui è agevole colpire e facile partire. Se dovessero prendere questi luoghi, non vi troverebbero nessuno e avrebbero perso numerosi uomini. E’ impossibile per loro prenderli tutti poiché dovrebbero , per questo, riempire ogni casa di cosacchi”


AVVISO AGLI INSORTI , MOSCA , 11 DICEMBRE 1905

OGNUNO COME MEGLIO CREDE

Da diverso tempo la consapevolezza antimilitarista e non solo, ha preso consistenza nei fatti, in tutto il territorio sardo. Momenti di rottura e attacco si sono prodotti e incuneati nell’ingranaggio guerrafondaio, con risultati alterni ma comunque incoraggianti. Pratiche diverse, di massa o individuali, si sono intrecciate per un percorso unico col fine comune di porre freno, e in prospettiva fine, al dominio in divisa, alla sua logica e alla sua arroganza. Scritte sui muri, danneggiamenti vari, reti un tempo invalicabili divelte con rabbia, sbirri e servi vari affrontati con determinazione. NON BASTA.
La macchina da guerra continua il suo percorso, lo fa quotidianamente, architettando ed esportando l’imperialismo ed il colonialismo ovunque, in nome del profitto, sfruttando uccidendo e distruggendo popoli e territori, dalla Sardegna al capo opposto del mondo. Militari, Rwm, Vitrociset ingrossano i loro profitti ogni giorno.
Che fare? Tutto il possibile con ogni mezzo necessario. Attaccare le strutture in divisa e quelle a loro affini e complici non è impensabile, non è impossibile, non è impraticabile. Gli ultimi tre anni di lotte lo dimostrano  e dimostrano che si può e si deve andare avanti, si deve andare oltre, nei propri territori, paesi, città e nei propri quartieri. Sfruttiamo la vastità dei territori dei nostri nemici, troppo difficili da controllare. Imprevedibili, silenziosi, capillari e precisi, ognuno con i suoi mezzi, ognuno con le sue idee.
          13 Gennaio: Sant’Antioco. Bloccato convoglio di mezzi militari.
          27 Gennaio: S.S.130 si ribalta un mezzo dell’esercito.
          Marzo: Disturbata lezione del responsabile del Dass (Cagliari)
          Marzo: Cagliari, imbrattata la sede della Tirrenia, complice dei trasporti di bombe e militari.
          Aprile: Cala Mosca, tagliati diversi metri di rete militare.
          Giugno: Senorbì, bruciata un’officina che ripara i mezzi di esercito e polizia                (numerosi i mezzi distrutti)
          Giugno: Cagliari, danneggiato mezzo Vitrociset.
          Giugno: Decimomannu, incendio all’interno dell’aereoporto militare.
          Luglio: Cagliari, interrotto seminario marina militare all’università.
          Agosto: Danneggiato mezzo Vitrociset.
          Ottobre: Sassari, interrotto seminario dei militari all’università.
          23 Novembre: Capofrasca, scontri con la polizia e taglio di reti nel poligono.
          Dicembre: Capofrasca, tagliati decine di metri di reti militari.
          Dicembre: azioni antimilitariste a Teulada e Domusnovas.
          Aprile: Teulada, tagliati decine di metri di reti militari.
          Maggio: Danneggiato mezzo Vitrociset.
          Maggio : scritte e azioni durante il passaggio del giro d’italia.
 
 
“ Cando si tenet su bentu, est prezisu bentulare”

Lettera dei lavoratori RWM, qualcuno ha ancora voglia di chiamarli vittime?

Pochi giorni fa è stata pubblicata da vari mezzi di informazione una lettera dei lavoratori della RWM, che hanno finalmente trovato il coraggio (si fa per dire) di prendere parola e posizione, all’interno dello spinosissimo dibattito che da quasi due anni è nato intorno alle attività dello stabilimento sulcitano.

Prima di parlare della lettera e del significato delle parole spese dai dipendenti della fabbrica, vale la pena provare a fare un quadro della situazione per capire dove si colloca la produzione di bombe della RWM.

La Sardegna ha la più alta percentuale di territorio occupato dal demanio militare dello stato italiano, circa il 65%. Questa condizione la si vive da circa 70 anni e ha portato a una lenta presa di simpatia da parte dei sardi verso gli invasori in mimetica. Nei decenni l’economia traballante che da almeno due secoli caratterizza l’isola è precipitata, questo tracollo ha elevato le poche ditte in grado di elargire posti di lavoro a tempo indeterminato e stipendi degni di questo nome a una sorta di santificazione. Così negli ultimi trent’anni ditte come l’Alcoa, la Saras, la Portovesme srl invece che essere viste come attività che distruggono il territorio e uccidono chi vi lavora o abita vicino sono state sempre più difese dai lavoratori, che sono arrivati a mentire spudoratamente pur di nascondere l’inquinamento provocato, anche a costo di andarci di mezzo loro stessi, a colpi di tumori e leucemie. Padri che con orgoglio hanno passato al figlio il posto di lavoro con tanto di malattia e morte anticipata inclusa.

Ovviamente la crisi non ha risparmiato nessuno, così anche molte di queste ditte sono crollate sotto i colpi dell’apertura del mercato globale, a farne le spese sono stati ad esempio gli stabilimenti di Porto Torres e Ottana, ma anche un buona parte di quello di Portovesme. Così come era stato mezzo secolo prima per le miniere invece che prendere le conseguenze dell’economia come una possibilità di riscatto e cambiamento i sardi hanno piegato la testa. Invece che rendersi conto che con l’industria pesante e il suo fallimento il fondo era stato toccato (centinaia di morti, chilometri di territorio sardo irreversibilmente inquinati, migliaia di persone malate) hanno implorato e tuttora implorano un lavoro a qualsiasi costo. Ed ecco che arriviamo al caso della RWM, l’evoluzione (o forse meglio l’involuzione) dell’essere umano venduto al profitto, non solo i lavoratori RWM sono stati disponibili a vendere la loro terra, la loro vita, ma anche l’etica. Un’intera comunità si è venduta alle dolci parole e alle croccanti banconote provenienti dalla Germania, da dieci anni ormai a Domusbombas (così è stato giustamente ribattezzato il paese) si producono ordigni micidiali, venduti agli eserciti del mondo, usati in questo momento nel conflitto in Yemen.

Questa premessa era necessaria per provare a spiegare le contraddizioni con le quali ci si è scontrati nel progettare un intervento concreto che potesse portare alla chiusura definitiva della fabbrica di Domusnovas. Nei confronti e nelle assemblee è sempre emersa con forza la distanza tra due posizioni ben distinte, quasi opposte. Una parte che voleva considerare gli operai come interlocutori nella lotta, che evidentemente dall’esperienza sopra ricostruita evinceva un ricatto ai danni di queste persone, quasi fossero state obbligate ad accettare questo lavoro e quindi potessero con voglia provare a cambiarlo (qualcuno addirittura crede in una possibile riconversione). Un’altra parte che vedeva nei lavoratori RWM dei nemici, che li paragonava ai militari che “lavorano” dentro le basi militari, quindi una componente con la quale il dialogo fosse assolutamente inutile da ricercare.

Se i tentativi finora fatti a Domusnovas e nei paesi limitrofi avevano lasciato dei dubbi su quali delle due posizioni potesse essere la più adatta a raggiungere l’obiettivo di far cessare la produzione di bombe in Sardegna, c’è da dire che la lettera dei dipendenti RWM non lascia spazio a interpetazioni. Ecco il primo pezzo della lettera che vale la pena leggere per rendersi conto con che tipo di persone si ha a che fare: “è inaccettabile, in quanto profondamente falsa, l’immagine di noi, Lavoratrici e Lavoratori di RWM Italia, così come resa dalle insistenti “attenzioni” di questi mesi: vittime di un presunto ricatto occupazionale, costretti a un lavoro che facciamo nostro malgrado, per colpa di un territorio che non offre nulla di alternativo, desiderosi di una possibile riconversione.”

E per puntualizzare ulteriormente: “Vogliamo, inoltre, precisare che, in ogni caso, tutti noi lavoriamo in questa Azienda per libera scelta, fatta con coscienza, senza ricatti o costrizioni. Lavoriamo in questa azienda perché siamo convinti di contribuire, con la nostra professionalità e dedizione, a produrre sistemi di alta tecnologia e sicurezza, al servizio – in tutti i sensi lecito – della Difesa nazionale e internazionale, un comparto che occupa in Italia migliaia di lavoratori. E’ per noi motivo di orgoglio professionale far parte di questo settore che, a prescindere dalle ideologie e valori etici personali di ognuno di noi, rappresenta una eccellenza industriale del nostro Paese. Troviamo, pertanto, del tutto superficiale e preoccupante proprio per la sua superficialità, la propaganda che finisce per colpevolizzare il nostro lavoro, in quanto il suo prodotto potrebbe essere utilizzato in scenari bellici: è elementare constatare che non sono i nostri prodotti a causare o alimentare i conflitti e che questi di certo non si risolvono impedendo alla nostra azienda di produrre ed esportare.”

Si può quindi quasi ringraziare i lavoratori e le lavoratrici RWM di aver preso finalmente parte al dibattito, sempre ammesso che siano loro ad aver scritto la lettera visto che in realtà non reca alcuna firma. Anche su questo qualcuno ha provato a spingere ancora sul tema del ricatto, ipotizzando che la lettera sia stata scritta dalla direzione e imposta ai lavoratori, se anche così fosse ci sarebbe poca differenza, perchè la mancanza di una replica dall’interno significa approvazione. Ora almeno la situazione è più chiara, forse cesseranno gli appelli alla pazienza e alla comprensione verso persone che non alcuna intenzione di modificare le scelte fatte, forse ora i campi si delineeranno meglio.

Sarà interessante vedere come si porrà l’intero e variegatissimo mondo che finora si è agitato contro la RWM, dall’enfatico Pili sempre pronto a far sapere le notizie interessanti con 5 o 6 ore di ritardo (chissà se ora avrà ancora più paura di perdere quei pochi voti su cui ancora spera), al colorato Cotti, che con le sue cravatte della pace e interrogazioni parlamentari forse spera di fermare i carichi di bombe diretti in Arabia Saudita, a tutti i vari comitati e gruppi che ad eccezione di qualche losca figura si sono mossi genuinamente ma con troppa leggerezza nei confronti di questi mercenari felici e stipendiati.

Si spera che questa esperienza ci serva da lezione, i complici delle nostre lotte non li troveremo negli stabilimenti che vogliamo chiudere, così come nelle basi che vogliamo violare. In questo momento la commistione tra mondo civile e mondo militare viaggia velocissima, è il caso di prendere delle posizioni coerenti con le nostre idee, in fretta e con precisione. La Vitrociset insieme al DASS stanno promuovendo la nuova postazione di lancio missilistico a Villaputzu, a Decimomannu sembra che si viaggi in direzione di esperimenti civili-militari, a Fenosu e Tortolì dovrebbero iniziare a breve.

Il diffondersi dei posti di lavoro civili-militari ovviamente li sdogana, la gente li accetta, li integra, dobbiamo far attenzione a evitare che la Sardegna intera non subisca la trasformazione che ha subito Domusnovas, diventando una regione collusa e complice dei soldati e dei fabbricanti di morte. Purtroppo non partiamo avvantaggiati in questa lotta, tantissimi fra sardi e sarde lavorano nelle forze dell’ordine o nell’esercito, abbiamo il primo posto come numero di secondini, l’intera isola è costellata di basi militari, caserme, prigioni e ora industrie di morte. La reazione avanza veloce e nervosa e noi?

Lettera dipendenti RWM

 

 

 

BOTTE DA ORBI

Al carcere di Uta, un detenuto ha colpito al volto con un pugno un secondino.

Il SAPPE sindacato di polizia penitenziaria grida all’allarme e al fatto gravissimo ricordando che il detenuto era lo stesso che durante un processo ha distribuito pugni a destra e a manca per cercare di scappare.

Il basso quoziente intellettivo del sindacalista non gli consente un collegamento diretto tra la detenzione e la voglia di libertà e quindi reclama per il detenuto delle cure in appositi istituti. Sarebbe quindi la malattia mentale a far balenare nei prigionieri la voglia di evasione, non le angherie delle guardie, non la reclusione,non la tortura di Stato.

Per noi ogni evasione è un bellissimo fulmine nel cielo sereno dell’esistente.

FUOCO ALLE GALERE.

CAGLIARI: SOLIDARIETA’ PER DAVIDE, PER GLI ARRESTATI DI AMBURGO, FIRENZE E TORINO

Riceviamo e pubblichiamo due contributi differenti:

il primo riguardante delle scritte contro le galere e in solidarietà a Davide Delogu, agli arrestati di Amburgo, Torino e Firenze,

il secondo di una scritta a Cagliari in Via Sulis, BASTA CARCERI BASTA TORTURA, TUTTI/E LIBERI/E DAVIDE LIBERO. Forse collegata a un imbrattamento alle vetrine di alcuni negozi di lusso avvenuto nella medesima via qualche tempo fa.

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Talana, bruciati mezzi del comune

I mezzi del comune di Talana (una jeep, un trattore e un autobus) sono stati bruciati la nostte scorsa. I giornali non parlano di movente o rivendicazioni.

Talana attentato bruciato mezzo

Arresti anche a Torino AGGIORNATO INDIRIZZI

E’ scattata stamattina l’ennesima operazione repressiva contro i compagni e le compagne di Torino. I fatti incriminati risalgono ad Aprile scorso, quando stando alla ricostruzione di giornalisti e sbirri gli arrestati di stamattina avrebbero avuto un acceso diverbio con degli agenti di polizia impegnati in un’operazione antispaccio.

I provvedimenti dovrebbero essere di arresto per cinque e divieti di dimora da Torino per due.

Confermato l’arresto per 5 compagni (di cui sotto i dati per scrivergli) e il divieto di dimora dal comune di Torino per altri due.

LORENZO SALVATO

CAMILLE CASTERAN

GIUSEPPE DI SALVATORE

ANTONIO RIZZO

FRANCISCO ESTEBAN TOSINA

c/o Casa Circondariale Lorusso e Cutugno
Via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO

Per chi, invece, vuole aiutare a far fronte alle spese legate alla detenzione dei compagni:

IBAN: IT67T0316901600CC0011061808
BIC/SWIFT: CIPBITMMXXX.
Intestato a: Giulia Merlini
Per i versamenti dall’estero potrebbe essere necessario anche l’indirizzo della banca: Istituto Centrale Banche Popolari Italiane, c.so Europa 18 Milano -20122