E’ andata proprio così, dall’alba al tramonto, e anche oltre, visto che al bivio di Lula (Sologo) la 131 dcn è stata bloccata fino a notte inoltrata.
La giornata di lotta è iniziata di nuovo in qualche strada sarda, con la notizia di alcune autocisterne fermate da un gruppo di “incappucciati” e migliaia di litri sversati nelle strade per continuare immobilizzare tutta l’industria casearia sarda.
Verso le nove l’incrocio della 131 pullulava già di gente, i bambini delle scuole, pastori delle comunità vicine e tanti solidali; poco dopo il blocco ha preso il via. Invase le quattro carreggiate, occupato il ponte con blocchi e striscioni è iniziato il controllo dei tir e dei furgoni. La polizia fin da subito ha mostrato di non saper bene che pesci pigliare in una situazione di così tanta gente e così tanta determinazione. Per ancora due ore dopo l’inizio del blocco sono continuate ad arrivare persone, compresi due cortei provenienti da nord, uno di macchine e uno a piedi da Siniscola.
I sindaci con la fascia tricolore al petto se ne stavano tutti vicini, forse per farsi vedere di più o forse per sentirsi più tranquilli. Di sicuro quella fascia così colorata di rosso, bianco e verde stonava non poco in un contesto come quello.
Verso le dieci e mezzo c’è stato lo sversamento dei bidoni di latte, decine e decine, portati li da allevatori di tutta la zona, una gigantesca pozza bianca ha invaso la strada, mentre dal ponte sopra la strada scendeva una cascata di latte appena munto.
Uno dei primi tir fermati, che sarà poi “protagonista” di tutta la giornata, fa salire la tensione, il camionista fa il prepotente, sicuro che le divise blu lo proteggeranno e non vuole consegnare la bolla di trasporto ne tantomeno aprire i portelloni per far verificare ai pastori il contenuto.
La folla si scalda, ci si concentra in tantissimi intorno al tir, gli sbirri non sanno bene cosa fare, la digos inizia ad avere la fronte sudata, così ecco che arriva un plotoncino di celere (inviata nell’isola dal ministero dell’interno da Firenze apposta per la lotta dei pastori) a difendere con caschi e scudi i portelloni del tir. La trattativa è lunga, i pastori vogliono assolutamente assicurarsi che la carne sul tir non sia straniera e specialmente con la muffa, come quella trovata a Olbia due giorni prima, e invece la polizia vorrebbe far andare via il tir senza alcun controllo. La tensione cresce, fino a che il dirigente di piazza non accetta di venire a patti con la folla, un pastore potrà salire sul tir e controllare la carne. L’ispezione dura qualche minuto, che dev’essere sembrato molto lungo ai celerini, sempre più schiacciati sui portelloni del tir, quando il pastore esce con la notizia che la carne è italiana e sana, un espressione di sollievo si materializza sui volti di quasi tutti gli sbirri presenti, qualcuno dei manifestanti invece rimane un pò deluso, e qualcun’altro ancora prova a rilanciare dicendo che “vogliamo solo carne sarda”, ma la “proposta” non viene accolta, il tir viene liberato dall’assedio e si prosegue col secondo, il terzo e così via.
Dopo un paio d’ora la fila di tir bloccati è lunga, perchè il blocco è troppo affollato per farli ripartire, a nord la polizia ha deviato il traffico su strade secondarie, quindi il traffico in arrivo cala. A mezzogiorno si inizia a sentire il desiderio di mettere qualcosa sotto i denti, ed ecco che dalle macchine appaiono salsicce, prosciutti, formaggi, vino, birra e chi più ne ha più ne metta, il blocco fa pausa pranzo trasformandosi in un gigantesco spuntino. Nel frattempo i tir sono sempre fermi.
Mentre lo spuntino è in corso arriva la voce che il tir di prima, quello della “carne italiana”, è stato bloccato di nuovo un chilometro più a sud e sono state trovate delle altre etichette nascoste che parrebbero confermare i sospetti di prima, la carne è polacca. Mollati formaggi e salumi ci si dirige in massa a vedere. La situazione è quella di prima, celere schierata, pastori e solidali arrabbiati, trattativa per il controllo della carne. Questa volta salgono dei veterinari, ed ecco servita e svelata la truffa, la carne è italiana di macellazione ma non si conosce la reale provenienza, la polizia impedisce che venga buttata via e la gente impedisce che il tir riparta. Sono le 13, ci vorranno più di dodici ore perché l’autista possa rimettersi in cammino.
Da quel momento aumenta la determinazione del blocco, non passano neanche le macchine, si blocca tutto. Le ore passano, e il blocco inizia a diventare un presidio, che riceve in solidarietà i ravioli caldi portati dalla manifestazione svoltasi ad Orgosolo la mattina, per una sostanziosa merenda pomeridiana in vista delle prossime ore in cui tornerà anche il freddo.
Verso le cinque, e siamo a otto ore di blocco, arriva anche il prefetto di Nuoro, tenta di intavolare una trattativa con alcuni pastori ritenuti da lui in qualche modo rappresentanti del blocco, ma anche questo tentativo va in fumo.
Torna il buio, e scende il freddo, si accendono i fuochi, nel frattempo una grossa parte del presidio è andata via. Ma le quattro corsie sono ancora bloccate. Gli sbirri finiscono il turno e si danno il cambio, così fanno anche i pastori per andare a mungere, seppur tra le due categorie c’è una bella differenza…
Si accendono i fuochi per scaldarsi e viene allestito un “punto ristoro” con vino, formaggio, birrette, salumi e pane. La cena è garantita. Gli sbirri provano a più riprese a convincere i pastori a far passare qualche tir, ma niente da fare, oggi non passa nessuno.
Il blocco mollerà solo a notte inoltrata, ma alcuni tir non ripartiranno prima dell’alba.
Questo è stato probabilmente il presidio più lungo e partecipato dell’ultima settimana, anche in un certo senso una svolta della lotta, infatti nel momento di massima affluenza i solidali superavano di gran lunga i pastori, il tentativo di un’apertura a una partecipazione mista ed eterogenea. Visto anche l’impegno di cui le greggi hanno bisogno in questa stagione, i pastori – se vorranno lottare a lungo – hanno probabilmente bisogno di una forte e organizzata solidarietà.
Vivere giornate come quella del 10 è esperienza utile e necessaria per immergersi completamente nel mare di contraddizioni che una lotta come questa si porta dietro, ma di cui andando avanti si potrà liberare. La controparte in divisa sta mantenendo un atteggiamento prudente, fino ad oggi non si sono registrate cariche, fermi, identificazioni o provocazioni di alcun tipo(solo sabato un presidio lungo la 131 è stato sciolto con l’uso della celere ma senza cariche). La digos sta producendo centinaia di ore di video, c’è da capire se vorranno applicare o meno il nuovo DL sicurezza, che in materia di blocchi stradali non va certo leggero (dai 2 ai 12 anni…). Ma questo non sembra preoccupare più di tanto i pastori.
E’ invece di stamattina la notizia che parla di mobilitazione delle procure per prendere provvedimenti nei confronti delle azioni che sono avvenute in questi giorni; sembra che le accuse vadano da “rapina impropria” per la merce presa dai camion e buttata per terra, “violenza privata” e “minacce” per aver costretto i trasportatori a fermarsi e aprire i bocchettoni delle autocisterne,
“danneggiamento” ai furgoni, “blocchi stradali” non autorizzati e persino “sequestro di persona” senza fini di estorsione quando i trasportatori sono stati costretti a stare dentro i loro abitacoli.
Come già detto quanto sta avvenendo segna una cesura netta con le lotte di categoria sarde del passato recente, dove operai, pescatori e pastori stessi facevano più testimonianza che lotta. In queste settimane invece sono migliaia e migliaia gli euro fatti perdere agli industriali e i litri di latte non versati dai pastori con conseguente mancato introito economico, questa è la vera novità, questa forte e bella determinazione a lottare con mezzi propri, senza deleghe, per l’autodeterminazione di se stessi e del proprio lavoro.