Archivi del mese: febbraio 2019

Sos sinnos della solidarietà

La repressione contro i compagni e le compagne ormai sta avendo sempre più connotati da caccia alle streghe e da rastrellamenti fascisti o da anni settanta. Prima a Torino poi a Trento e Cagliari gli artigli del nuovo ordine pacificatorio hanno stretto le maglie sulla carne dei nostri compagni, di coloro che credono sia doveroso prendere posizione sulla deriva autoritaria, securitaria e di sfruttamento.

Libertà minate, recise o controllate. La quotidianità del sopruso travalica ogni margine di sopportazione, l’odio del sistema è sempre più agguerrito, manipolando l’intera società con dosi di razzismo e neo fascismo, rendendo le menti asservite al giogo, calpestando con ogni mezzo di supporto coloro che hanno intrapreso la consapevolezza che questo ordinamento statuale, sistemico alle logiche del dominio capitalista, va contrastato con ogni mezzo ed esigenza necessari. La solidarietà verso i compagni e le compagne colpite dall’odio dello Stato è per noi un impulso che ci viene dal cuore, impulso che il potere non potrà mai capire, impulso che va oltre le sbarre portando i suoi segni, sos sinnos, indelebili: carezze, complicità e sorrisi; consapevoli che non abbiamo altra scelta, altra strada o possibilità. Gli abbracci, la lotta e la libertà.

Nurkùntra

SOLIDARIETA’ DALLA SPAGNA

REPRESIÓN FASCISTA EN ITALIA Y CERDEÑA

Compañerxs sardos nos han hecho llegar este comunicado, para el que piden difusión, sobre la situación desatada en Cagliari y otras ciudades italianas.

El Fascismo avanza si no se le combate.

“La rebelion que no es al mismo tiempo revolucionaria, no es nada”
Octavio Alberola, Ariane Gransac

“A nosotros nos quieren muertos porque somos sus enemigos y no les servimos para nada porque no somos sus esclavos”
Soledad Rosas

El estado italiano emprende una nueva ofensiva intentando amedrentar los compañerxs con más represión y agresiones fascistas.

El estado italiano sigue intentando aplastar con cualquier medio las luchas sociales. Ahora actúa dando una vuelta de tuerca a la represión golpeando con esbirros y fascistas los compañerxs que no quieren someterse y que se oponen a la violencia del capital que diariamente explota y mata.

La nueva ofensiva se ha empezado el pasado 9 de febrero con el desalojo del CSA “Asilo occupato”de Turín que se acabó con la detención de seis compañerxs acusados de actividad terroristica por la lucha que, desde hace muchos años, desarrollan contra los CIEs . El dia después los antidisturbios han cargado la manifestación de protesta y detuvieron once compañeros más. Sin embargo, no obstante la actuación de la policía, los compañerxs han conseguido derrumbar una ala de la carcel de Turín, sólo con el lanzamiento de un petardo.

El pasado viernes en Cagliari (capital de Cerdeña) los fascistas de Casapound echados de una asamblea estudiantil, en solidaridad con los pastores en lucha contra el bajo precio de la leche impuesto por las empresas que producen queso, han vuelto a la asamblea agrediendo unos compañerxs.

Lxs agresores fascistas, bajo el amparo de los policias que les acompañaban, rompieron la órbita ocular de un compañero, mientras que otro compañero a pesar de tener una herida abierta en la cabeza, quedó incomunicado varias horas, hasta cuando fue puesto en libertad con cargos por “resistencia a la autoridad”.

Ayer, 19 de febrero, la noticia de la detención de otros siete compañerxs anarquistas en Italia y del registro, con la misma motivación, del piso de dos compañeros anarquistas sardos, por terrorismo y asociación subversiva.

El Estado considera terrorismo cualquier lucha solidaria que ponga en peligro “la seguridad” de los que viven protegidos por el capital.

Somos solidarixs y cómplices de todxs lxs que luchan dentro y fuera de las cárceles, somos cómplices de todxs lxs que no se rinden y intentan reventar el sistema, cualquier modalidad eligan. El capital lxs llama terroristas porque les tiene miedo y ya es hora que el miedo cambie de bando.

Como se ha demostrado en Turín se basta un petardo para derrumbar un pabellón de la carcel, bastan solidaridad, determinacion y acción directa para enfrentarse y derrumbar al dominio del poder y a sus siervxs.

QUEREMOS TODOS LOS COMPAÑERXS EN LIBERTAD.

Anarquistas Sardxs

Trento – Il cuore oltre le sbarre

Un testo e un appuntam​ento diffusi a Trento in solidarietà con i compagni arrestati nell’operazione Renata:

IL CUORE OLTRE LE SBARRE

In attesa di un’analisi più approfondita, poche parole.

Un’altra “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” (art. 270 bis) più una sfilza di reati contestati (dall’interruzione di pubblico servizio al danneggiamento, dal sabotaggio di apparecchi telematici all’”attentato con finalità di terrorismo”, dall’incendio al trasporto di materiale esplodente). 50 perquisizioni, 150 tra poliziotti e carabinieri mobilitati, intere strade bloccate, irruzione nelle case di agenti col passamontagna e il giubbotto antiproiettile. E, soprattutto, 7 compagni arrestati. Un’operazione in pompa magna – condotta sia dalla Digos che dal Ros -, con tanto di conferenza stampa dell’”Antiterrorismo” a Roma. E il consueto linciaggio mediatico.

Nessuna sorpresa. Non solo perché è l’ennesimo inchiesta per 270 bis, ma anche perché “fermare gli anarchici” era da settimane il ritornello preferito di questore, prefetto, magistrati, politici e giornalisti.

Qual è il problema per i custodi armati e togati di questo splendido ordine sociale?

Nel placido Trentino-Alto Adige, c’è una presenza anarchica trentennale. Compagne e compagni sono sempre stati presenti in ogni lotta, grande e piccola, contro lo sfruttamento, contro la devastazione del territorio, contro il razzismo di Stato. A fianco delle lotte e dei conflitti di piazza, non è mai mancata l’azione diretta notturna (nelle carte della Procura si elenca, dal 2014 ad oggi, una settantina di attacchi piccoli o grandi contro banche, caserme, ripetitori, mezzi militari, tribunali, sedi di partito). Come fare, dunque, perché la pace sociale continui a regnare sia di giorno che di notte? La ricetta è sempre quella: attribuire ad alcuni anarchici qualche azione (6 su 70…) e sostenere che tutto – dalla scritta sul muro all’attacco incendiario – è pianificato da una fantomatica associazione sovversiva con tanto di ruoli (il leader ideologico, il responsabile del settore logistico, l’incaricata di mantenere i contatti con gli avvocati ecc.), per provare a distribuire così anni di carcere. Più in generale, far fuori i rompiscatole per passare con lo schiacciasassi su ciò che resta delle libertà. Il primo passo è isolare. Per questo le case dei compagni diventano “covi”, l’attitudine testarda di non farsi spiare viene presentata come “qualcosa che ricorda la mafia”, e via dicendo. “Facevano tanto i gentili e i solidali, ma intanto preparavano attentati. Prendete le distanze”.

Come al solito, si tratta di fare tutto il contrario. Continuare le lotte. Non lasciare soli i compagni. Difendere pubblicamente le azioni di cui sono accusati. Rilanciare la solidarietà contro un attacco che vuole anche stritolare rapporti ed affetti.

Non abbiamo risposte semplici. Ma alcune buone domande. Si può cambiare questo stato di cose senza lottare? Si può lottare senza rischiare? Le condizioni per cui valga la pena rischiare matureranno mai da sole? Intanto, che facciamo?

Da più parti si strilla al fascismo per le politiche di Salvini. E poi? Si inorridisce per un botto alla sede della Lega? Avanti. Che ognuno ci metta del suo, perché qualcuno non debba metterci tutto.

Terrorista è lo Stato!

Agnese, Sacha, Poza, Stecco, Nico, Giulio e Rupert liberi subito!

VENERDI’ 22 FEBBRAIO, ORE 18,00 FACOLTA’ DI SOCIOLOGIA (via Verdi, Trento)

ASSEMBLEA PUBBLICA IN SOLIDARIETA’ CON GLI ARRESTATI

anarchiche e anarchici

SOLIDARIETA’ ALLE COMPAGNE ED AI COMPAGNI COLPITI DALLA REPRESSIONE

LE NOSTRE COMPAGNE, I NOSTRI COMPAGNI.

Dopo gli arresti dei compagni e delle compagne di Torino, sa zustissia si è palesata a Trento con 7 misure cautelari (6 in carcere e 1 ai domiciliari) e 21 indagati, due dei quali residenti e Cagliari.

Le accuse sono legate al famigerato 270bis e 280, altri per fatti specifici.

Come in altre occasioni, quando è lo Stato a praticare la sua “giustizia” sappiamo da che parte stare: vicino ai compagni e alle compagne con cui condividiamo il sogno e la pratica di una libertà agita in prima persona. Con alcuni compagni abbiamo condiviso momenti di lotta e di discussione, con altri ancora non abbiamo avuto l’occasione di guardarci negli occhi, eppure li sentiamo carne ed ossa della nostra stessa lotta perché abbiamo scelto di condividere una strada di vita, spesso difficile, ma che rivendichiamo come la più bella delle nostre scelte.

Sempre solidali e complici con i nostri compagni e le nostre compagne di Torino, Trento e Cagliari.
Stasera (20/02) cena di solidarietà in piazza San Domenica a Cagliari alle ore 19
 
Cullettivu S’IdeaLibera

Arresti in trentino – perquisizioni a Cagliari – DOMANI CENA DI SOLIDARIETA’ PIAZZA SAN DOMENICO

Stamattina alle 4 è scattata una mega operazione repressiva coordinata dai ROS di Roma e dalla procura di Trento, sono 7 le misure cautelari – 6 in carcere e 1 ai domiciliari – e 21 gli indagati, due dei quali residenti a Cagliari e ai quali stamattina è toccata una perquisizione operata dalla DIGOS locale, sono stati sequestrati computer e materiale informatico.

I reati contestati sono 270bis e 280 per la maggior parte degli indagati, altri invece hanno solo reati specifici. Per ora non abbiamo altre notizie, seguiranno aggiornamenti.

IN RISPOSTA A QUESTA NUOVA OPERAZIONE REPRESSIVA – CHE SEGUE DI 10 GIORNI QUELLA DI TORINO – INVITIAMO TUTTI E TUTTE A PORTARE SOLIDARIETA’ DOMANI SERA DALLE 19 IN PIAZZA SAN DOMENICO PER UNA CENA.

RISPONDIAMO UNITI CONTRO LA REPRESSIONE, NON LASCIAMO SOLI I COMPAGNI COLPITI, DIMOSTRIAMO CHE CHI LOTTA NON E’ SOLO E CHE LE LOTTE NON SI FERMERANNO.

 

 

 

Mercoledì 10 febbraio. BLOCCHIAMO TUTTO!

E’ andata proprio così, dall’alba al tramonto, e anche oltre, visto che al bivio di Lula (Sologo) la 131 dcn è stata bloccata fino a notte inoltrata.

La giornata di lotta è iniziata di nuovo in qualche strada sarda, con la notizia di alcune autocisterne fermate da un gruppo di “incappucciati” e migliaia di litri sversati nelle strade per continuare immobilizzare tutta l’industria casearia sarda.

Verso le nove l’incrocio della 131 pullulava già di gente, i bambini delle scuole, pastori delle comunità vicine e tanti solidali; poco dopo il blocco ha preso il via. Invase le quattro carreggiate, occupato il ponte con blocchi e striscioni è iniziato il controllo dei tir e dei furgoni. La polizia fin da subito ha mostrato di non saper bene che pesci pigliare in una situazione di così tanta gente e così tanta determinazione. Per ancora due ore dopo l’inizio del blocco sono continuate ad arrivare persone, compresi due cortei provenienti da nord, uno di macchine e uno a piedi da Siniscola.

I sindaci con la fascia tricolore al petto se ne stavano tutti vicini, forse per farsi vedere di più o forse per sentirsi più tranquilli. Di sicuro quella fascia così colorata di rosso, bianco e verde stonava non poco in un contesto come quello.

Verso le dieci e mezzo c’è stato lo sversamento dei bidoni di latte, decine e decine, portati li da allevatori di tutta la zona, una gigantesca pozza bianca ha invaso la strada, mentre dal ponte sopra la strada scendeva una cascata di latte appena munto.

Uno dei primi tir fermati, che sarà poi “protagonista” di tutta la giornata, fa salire la tensione, il camionista fa il prepotente, sicuro che le divise blu lo proteggeranno e non vuole consegnare la bolla di trasporto ne tantomeno aprire i portelloni per far verificare ai pastori il contenuto.

La folla si scalda, ci si concentra in tantissimi intorno al tir, gli sbirri non sanno bene cosa fare, la digos inizia ad avere la fronte sudata, così ecco che arriva un plotoncino di celere (inviata nell’isola dal ministero dell’interno da Firenze apposta per la lotta dei pastori) a difendere con caschi e scudi i portelloni del tir. La trattativa è lunga, i pastori vogliono assolutamente assicurarsi che la carne sul tir non sia straniera e specialmente con la muffa, come quella trovata a Olbia due giorni prima, e invece la polizia vorrebbe far andare via il tir senza alcun controllo. La tensione cresce, fino a che il dirigente di piazza non accetta di venire a patti con la folla, un pastore potrà salire sul tir e controllare la carne. L’ispezione dura qualche minuto, che dev’essere sembrato molto lungo ai celerini, sempre più schiacciati sui portelloni del tir, quando il pastore esce con la notizia che la carne è italiana e sana, un espressione di sollievo si materializza sui volti di quasi tutti gli sbirri presenti, qualcuno dei manifestanti invece rimane un pò deluso, e qualcun’altro ancora prova a rilanciare dicendo che “vogliamo solo carne sarda”, ma la “proposta” non viene accolta, il tir viene liberato dall’assedio e si prosegue col secondo, il terzo e così via.

Dopo un paio d’ora la fila di tir bloccati è lunga, perchè il blocco è troppo affollato per farli ripartire, a nord la polizia ha deviato il traffico su strade secondarie, quindi il traffico in arrivo cala. A mezzogiorno si inizia a sentire il desiderio di mettere qualcosa sotto i denti, ed ecco che dalle macchine appaiono salsicce, prosciutti, formaggi, vino, birra e chi più ne ha più ne metta, il blocco fa pausa pranzo trasformandosi in un gigantesco spuntino. Nel frattempo i tir sono sempre fermi.

Mentre lo spuntino è in corso arriva la voce che il tir di prima, quello della “carne italiana”, è stato bloccato di nuovo un chilometro più a sud e sono state trovate delle altre etichette nascoste che parrebbero confermare i sospetti di prima, la carne è polacca. Mollati formaggi e salumi ci si dirige in massa a vedere. La situazione è quella di prima, celere schierata, pastori e solidali arrabbiati, trattativa per il controllo della carne. Questa volta salgono dei veterinari, ed ecco servita e svelata la truffa, la carne è italiana di macellazione ma non si conosce la reale provenienza, la polizia impedisce che venga buttata via e la gente impedisce che il tir riparta. Sono le 13, ci vorranno più di dodici ore perché l’autista possa rimettersi in cammino.

Da quel momento aumenta la determinazione del blocco, non passano neanche le macchine, si blocca tutto. Le ore passano, e il blocco inizia a diventare un presidio, che riceve in solidarietà i ravioli caldi portati dalla manifestazione svoltasi ad Orgosolo la mattina, per una sostanziosa merenda pomeridiana in vista delle prossime ore in cui tornerà anche il freddo.

Verso le cinque, e siamo a otto ore di blocco, arriva anche il prefetto di Nuoro, tenta di intavolare una trattativa con alcuni pastori ritenuti da lui in qualche modo rappresentanti del blocco, ma anche questo tentativo va in fumo.

Torna il buio, e scende il freddo, si accendono i fuochi, nel frattempo una grossa parte del presidio è andata via. Ma le quattro corsie sono ancora bloccate. Gli sbirri finiscono il turno e si danno il cambio, così fanno anche i pastori per andare a mungere, seppur tra le due categorie c’è una bella differenza…

Si accendono i fuochi per scaldarsi e viene allestito un “punto ristoro” con vino, formaggio, birrette, salumi e pane. La cena è garantita. Gli sbirri provano a più riprese a convincere i pastori a far passare qualche tir, ma niente da fare, oggi non passa nessuno.

Il blocco mollerà solo a notte inoltrata, ma alcuni tir non ripartiranno prima dell’alba.

Questo è stato probabilmente il presidio più lungo e partecipato dell’ultima settimana, anche in un certo senso una svolta della lotta, infatti nel momento di massima affluenza i solidali superavano di gran lunga i pastori, il tentativo di un’apertura a una partecipazione mista ed eterogenea. Visto anche l’impegno di cui le greggi hanno bisogno in questa stagione, i pastori – se vorranno lottare a lungo – hanno probabilmente bisogno di una forte e organizzata solidarietà.

Vivere giornate come quella del 10 è esperienza utile e necessaria per immergersi completamente nel mare di contraddizioni che una lotta come questa si porta dietro, ma di cui andando avanti si potrà liberare. La controparte in divisa sta mantenendo un atteggiamento prudente, fino ad oggi non si sono registrate cariche, fermi, identificazioni o provocazioni di alcun tipo(solo sabato un presidio lungo la 131 è stato sciolto con l’uso della celere ma senza cariche). La digos sta producendo centinaia di ore di video, c’è da capire se vorranno applicare o meno il nuovo DL sicurezza, che in materia di blocchi stradali non va certo leggero (dai 2 ai 12 anni…). Ma questo non sembra preoccupare più di tanto i pastori.

E’ invece di stamattina la notizia che parla di mobilitazione delle procure per prendere provvedimenti nei confronti delle azioni che sono avvenute in questi giorni; sembra che le accuse vadano da “rapina impropria” per la merce presa dai camion e buttata per terra, “violenza privata” e “minacce” per aver costretto i trasportatori a fermarsi e aprire i bocchettoni delle autocisterne,

“danneggiamento” ai furgoni, “blocchi stradali” non autorizzati e persino “sequestro di persona” senza fini di estorsione quando i trasportatori sono stati costretti a stare dentro i loro abitacoli.

Come già detto quanto sta avvenendo segna una cesura netta con le lotte di categoria sarde del passato recente, dove operai, pescatori e pastori stessi facevano più testimonianza che lotta. In queste settimane invece sono migliaia e migliaia gli euro fatti perdere agli industriali e i litri di latte non versati dai pastori con conseguente mancato introito economico, questa è la vera novità, questa forte e bella determinazione a lottare con mezzi propri, senza deleghe, per l’autodeterminazione di se stessi e del proprio lavoro.

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Detto Fatto

Si è parlato nel blog del corteo degli studenti a Cagliari del 13 febbraio, in solidarietà con la lotta dei pastori.

L’articolo si chiudeva con la speranza che questa bella giornata non rimanesse un caso isolato. Nemmeno il tempo di dirlo, ed ecco che per il giorno successivo viene subito indetto un altro appuntamento, di nuovo al Siotto alle 8:10.

I numeri non sono oceanici come quelli del giorno prima, ma un corteo di circa 200 persone riesce a formarsi e si mette in strada. Oggi la polizia è arrivata più preparata, con la celere fin dalla partenza pronta a ogni evenienza e qualche DIGOS più esperto nella gestione della piazza. I numeri non permettono agli sbirri in borghese di camuffarsi con gli studenti e da subito si piazzano davanti alla testa insieme ai celerini.

Il corteo supera la Regione di viale Trento e sale in viale Merello. Solita compilation di cori contro gli industriali e in solidarietà con in pastori. Superata la rotonda di via is Maglias si punta al Magistero, con l’intento di andare a svegliare quei dormiglioni di universitari alle prese con la sessione invernale e la loro indifferenza nei confronti del mondo. Il gruppo ha la bella pensata di entrare nelle biblioteche e fare interventi al megafono, senza riscuotere grande successo, ma il problema era il pubblico, non i contenuti.

Poi arriva all’Università un altro corteo di studenti, ci si raduna e si riparte. In via Liguria ecco il Liceo Pacinotti, che viene preso d’assalto: gli studenti entrano tutti da un cancello che trovano aperto, invadono il cortile, i campi sportivi e poi l’androne dell’ingresso della scuola; i più coraggiosi decidono di lasciare a metà le lezioni e si uniscono alla marcia, rumorosa e incasinata. Gli sbirri sono in paranoia, entrano di corsa dentro scuola all’inseguimento di cosa non sapevano nemmeno loro, non senza pagare lo scotto con insulti e qualche spinta al loro passaggio. Scene simili fuori dal Baccaredda, gli studenti che avevano finito in quel momento decidono di unirsi alla protesta e vengono trattenuti solo dalla polizia che, senza apparenti giustificazioni, ritarda l’uscita da scuola bloccando il cancello.

Insomma, per due giorni di fila cortei selvaggi di ragazzi giovani e con una evidente voglia di esprimersi che aveva solo bisogno di qualche stimolo. I tutori dell’ordine in forze maggiori e i numeri ridotti rispetto alla giornata precedente non hanno impedito di paralizzare il traffico e rendere più frizzante la mattinata di chi incrociava sulla sua strada il passaggio del corteo. A costo di risultare ripetitivi, seguire gli sviluppi di questa mobilitazione potrebbe essere tutt’altro che una perdita di tempo.

E sono già annunciate nuove mobilitazioni.

 

Cagliari, 14 febbraio 2019

Uno che è ri-passato al corteo

STUDENTI IN PIAZZA – UNA CRONACA

Ragazzi, domani non si entra scuola per solidarietà con i pastori”.

Girava questo messaggio ieri sera a Cagliari, nei telefoni dei più giovani. Dopo intere giornate di blocchi stradali, picchetti ai caseifici e sversamenti di latte, la rivolta dei pastori arriva anche nel capoluogo, spinta – inaspettatamente – dagli studenti delle scuole superiori, nel giorno in cui si riunisce il tavolo regionale per il prezzo del latte. 

Non dava l’impressione di essere una giornata di quelle studiate a tavolino: dai whatsapp che circolavano poteva sembrare il tipico messaggio che arriva il giorno dello sciopero, che si invia a tutta la rubrica per convincere i compagni di classe a disertare le lezioni in blocco. Ma non c’è nessuno sciopero indetto, inoltre è da segnalare lo stato tutt’altro che positivo in cui versano le mobilitazioni studentesche in città, con una pressoché totale assenza di iniziative, spontanee o organizzate che siano.

L’appuntamento è per tutti alle 8:10 al Siotto, si vocifera nell’aria che da lì debba partire un corteo in direzione via Roma, Consiglio Regionale.

Contro quasi ogni pronostico, al concentramento si contano centinaia di studenti, sparpagliati nel parchetto di fronte alla scuola. Sono tanti, da molte scuole, quasi tutti con uno striscione un po’ improvvisato con una frase di solidarietà ai pastori in lotta e il nome del proprio istituto. Compare pure qualche aspirante fascistello delle giovanili di CasaPound, ma non fanno in tempo a mischiarsi al gruppo che vengono subito riconosciuti e cacciati dai più attenti. Quando il numero convince, intorno alle 9:00, si parte. Il corteo non sembra avere un tragitto preordinato e gli sbirri presenti, qualche DIGOS e un paio di municipali disadattati, improvvisano la gestione della piazza.

Bloccate le carreggiate di viale Trieste, il corteo si butta in strada e cresce passo dopo passo, con i ritardatari che all’ultimo si mischiano di corsa al serpentone. Qualche torcia e qualche fumogeno spuntano fuori dagli zaini dei più attrezzati e subito il clima si scalda. Cori e insulti contro gli industriali andranno avanti per tutto il percorso, qualche cartone di latte viene simbolicamente versato sull’asfalto suscitando ogni volta una standing ovation. Come si dice in questi casi, nell’aria si respira “presa bene”. Diffusa e, va ribadito, inaspettata.

All’arrivo in via Roma ormai il corteo è di migliaia di persone. Gli studenti più intraprendenti scandiscono gli slogan illuminano il passaggio accendendo altre torce, sino a che si arriva sotto i portici del Consiglio Regionale. La gente è veramente tanta e difficile da contenere dai pochi celerini accorsi a difesa del Palazzo, un fiume in piena che riesce ad accalcarsi sulle vetrate, sopra le scale e contro le porte, nell’imbarazzo dei due digossini che – convinti di non essere sentiti – confessano: “Ormai che son qui non si possono più mandare via”. Oltre al tanto rumore, tuttavia, le intenzioni dei ragazzi risultano abbastanza pacifiche e dopo aver fatto un altro po’ di casino, si lascia la regione ci si mette di nuovo in strada. 

Tutto è splendidamente improvvisato. Via XX Settembre viene imboccata in contromano bloccando decine di macchine e di autobus. Idem via Sonnino, percorsa in direzione piazza Garibaldi dove la manifestazione, ancora bella numerosa, fa una sosta, forse per riprendere fiato. Perché c’è ancora voglia di muoversi. Lo striscione di testa, infatti, si riposiziona e altro giro altra corsa. Le vie pedonali del centro vengono letteralmente invase: in via Garibaldi, via Manno, piazza Yenne e nel Corso nessuno può non notare il passaggio del corteo, che quando decide di riscendere verso viale Trieste ha bisogno di qualche “via, via la polizia!” per convincere il servizio d’ordine a lasciare un po’ di spazio e che il corteo prosegua per la sua strada. La tappa conclusiva è la sede della Regione Sardegna in viale Trento dove alle 15 si riunisce il tavolo di cui si parlava all’inizio. Gli ultimi cori sono indirizzati contro politici ed assessori, chiamati ladri, insultati e trattati come gli industriali, come nemici di questa lotta.

Non si registrava una presenza così massiccia di studenti in piazza a Cagliari dall’ormai lontano novembre del 2013. È un ottimo segnale che – sia pure in solidarietà a una lotta particolarmente sentita in questo momento come quella dei pastori – degli studenti, con spontaneismo puro, si siano ricavati uno spazio così consistente in città, trasformando un noioso e qualsiasi mercoledì mattina in una giornata sicuramente diversa dal solito. Tra l’altro in un periodo nel quale cortei non autorizzati e blocchi stradali non sono certo accettati come pratiche, ma anzi pesantemente attaccate dalle recentissime politiche del Decreto Sicurezza di Salvini.

La piazza di oggi era, tuttavia, sì spontanea ma anche fin troppo genuina, con un livello di consapevolezza probabilmente scarso, ad esempio, sui rischi penali che si corrono a uscire da un certo seminato oggigiorno. La sua forza oggi però è stata proprio qua, nel non farsi troppe domande e lasciarsi anche un po’ trasportare dagli eventi. Gli sbirri son dovuti restare a guardare. Gli studenti se lo possono permettere. Tanti farebbero bene a cogliere certe occasioni e non snobbarle.

Speriamo non sia l’unica.

Cagliari, 13 febbraio 2019

Uno che è passato al corteo

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STUDENTI IN CORTEO IN SOLIDARIETA’ AI PASTORI

Il 13 Febbraio gli studenti delle scuole superiori cagliaritane hanno dato vita ad un corteo selvaggio per le strade di Cagliari per dare solidarietà ai pastori sardi in lotta.

Migliaia di studenti hanno attraversato la città partendo dal liceo Siotto e dirigendosi verso il palazzo della regione di via Roma e poi facendo il giro da via Sonnino ,via Garibaldi e via Manno sono arrivati in viale Trento , altra sede del consiglio regionale.

Tante le grida dedicate ai pastori e gli slogan contro gli “industriali pezzi di merda” e poi fumogeni, qualche petardo e tanta gioiosa determinazione per un corteo senza autorizzazioni e che ha decisamente bloccato per delle ore il centro città.

Dalle 15 una nutrita compagine di pastori si è unita agli studenti presenti in piazza Trento in attesa di sapere cosa sarebbe uscito dal tavolo regionale sul problema del costo del latte.

Ovviamente con l’attesa crescente è aumentato anche il numero degli sbirri in circolazione che hanno schierato un ingente numero di anti sommossa.

Dal tavolo gli industriali dicono che non pagheranno il latte piu’ di 65 centesimi. Un altro insulto al lavoro dei pastori ed alla lotta in corso. Cosa aspettarsi da chi specula sul lavoro altrui per avere sempre piu’ guadagni?

Da tempo non si vedeva un corteo totalmente autogestito che con slogan e fumogeni bloccava la città. Alla faccia dei decreti sicurezza e delle politiche governative, si delinea una grande voglia di solidarietà per una lotta senz’altro specifica ma di respiro determinato e ampio. Gli attacchi diretti alle grandi aziende casearie ed ai trasporti del latte non possono che scaldare il cuore in un momento in cui chi governa lo fa con il terrore e con la repressione. La capacità di auto organizzarsi ed autodeterminarsi all’interno dei propri territori si dimostra ancora una volta la carta vincente, magari non tanto nel risultato ma nella dimostrazione che l’azione diretta in qualche modo paga.

La determinazione dei pastori è un ottimo esempio, magari apripista, per un climax ascendente di lotte che speriamo dilaghino e mettano seriamente in discussione un sistema in cui gli sfruttatori hanno spesso la meglio.

Mentre lo Stato cerca risposte al problema e Salvini promette soluzioni o “determinazione contro i blocchi” , i presidi dei pastori continuano cercando di bloccare il passaggio del latte sia dai porti che dalle strade.

Organizziamoci per portare una solidarietà attiva e concreta.studenti-corteo-pastori-cagliari

Altra giornata di lotta dei pastori

Oggi è stata un’altra grande giornata di lotta dei pastori sardi, tutto è partito alle 7 mattino quando all’interno del centro abitato di Burcei una quindicina di incappucciati ha fermato un camion cisterna del latte e ne ha svuotato per terra tutto il contenuto. L’autista ha pensato di rivolgersi ai carabinieri che invano hanno provato a cercare i responsabili che però nel frattempo erano già svaniti.

Da metà mattinata invece sono ripartiti i blocchi su e giù per l’isola, Siamanna, Capoterra, Alghero solo per citarne alcuni, rotonde invase dai pastori e dai solidali e completamente inondate di latte. Nel centro Sardegna l’ex governatore di Forza Italia Cappellacci ha provato a portare solidarietà a un presidio ma è stato mandato via tra urla e fischi, il tutto ovviamente ben scortato da numerosi sbirri…altrimenti chissà se si sarebbe avvicinato?

A pranzo una parte consistente della protesta si è spostata sulla 131, bloccandola in ben 4 punti. Diversi trasporti di latte o latticini sono stati intercettati e alleggeriti del loro carico, davanti agli occhi impotenti degli sbirri.

I blocchi sono proseguiti fino al pomeriggio inoltrato decine e decine di camion, tir e furgoni sono stati controllati, in alcuni momenti si sono create lunghissime file di macchine e altri mezzi. Molti autisti e passeggeri hanno espresso solidarietà nonostante i disagi dovuti ai blocchi, in alcuni casi hanno anche offerto ai manifestanti cibo e bevande. La lotta si sta allargando, sono sempre di più i solidali attivi affianco ai pastori. Nel pomeriggio è stato bloccato anche l’ingresso del caseificio dei F.lli Podda a Sestu, alle porte di Cagliari.

Oggi ci sono stati anche scioperi nelle scuole dell’oristanese, domani si replica a Nuoro. Intanto Thiesi sta diventando il cuore pulsante della lotta, nel piccolo centro del sassarese c’è  la sede del caseificio dei Fratelli Pinna ritenuti i principali responsabili di questa situazione e le contraddizioni stanno esplodendo. I nodi giungono lentamente al pettine, il paese è militarizzato per paura di possibili scontri tra il presidio dei pastori e i residenti, molti dei quali godono dell’indotto dell’industria del formaggio, e si vocifera addirittura che i Pinna stiano facendo di tutto per mettere il paese contro i pastori.

Non tutti i caseifici però sono contro la lotta, oggi il caseificio Cao ha interrotto la produzione in segno di solidarietà. In serata è giunto a Cagliari il premier Conte, che per paura di blocchi all’aeroporto civile di Elmas è atterrato all’aeroporto militare di Decimomannu. Il presidente del consiglio ha incontrato una delegazione di pastori, ma non ha potuto far altro che rinviare le discussioni a un successivo incontro previsto per il 21 febbraio, tre giorni prima delle elezioni.

Si sta diffondendo la proposta di boicottare le elezioni del 24 e addirittura di bloccare i seggi la dove sarà possibile. Oggi all’altezza di Terralba, lungo la 131, si poteva leggere uno striscione che invitava in modo più che esplicito a non votare.

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https://www.youtube.com/results?search_query=pastori+cappellacci