Archivi del mese: dicembre 2013

da Bello Come una Prigione che Brucia – Trasmissione anticarceraria di Radio Blackout BOLZANO – PRIMO CARCERE PRIVATO IN ITALIA

Sono passati quasi due anni dal gennaio 2012, quando Mario Monti inseriva tra i capitoli del decreto “Salva Italia” la possibilità di ricorso al project financing per l’edilizia carceraria. 
Ora viene fuori, senza troppo clamore (anzi dovendo spulciare nella cronaca locale dell’Alto Adige), che a Bolzano si sono chiusi i bandi di gara per la costruzione e la gestione dei servizi del primo carcere privato in Italia. L’importo a base d’asta per la realizzazione del nuovo carcere è fissato in 63,58 milioni di euro, a cui si aggiungono i 14 milioni spesi per l’esproprio dei terreni. La procedura per la selezione dei pionieri della capitalizzazione dei detenuti in Italia avrà ufficialmente inizio l’8 gennaio 2014. Il privato, o la cordata che vincerà l’appalto, si occuperà dell’edificazione e della gestione di mensa, lavanderia, spazi comuni, lavoro e formazione, e dovrà cercare di trarne profitto entro 20 anni, termine dopo il quale il carcere potrà diventare di proprietà statale. Le mansioni di sicurezza interna e del perimetro permarranno appannaggio dei secondini. Da quanto si legge “il nuovo carcere, che sorgerà a Bolzano Sud vicino all’aeroporto, ospiterà 200 detenuti, 100 operatori di polizia penitenziaria, 30 posti per agenti in caserma, 25 unità di personale civile. Entro la cinta muraria, oltre alla sezione di reclusione, saranno ricavati tra l’altro l’infermeria, gli spazi per il lavoro, una sala polivalente, una palestra, i servizi cucina e lavanderia. Il nuovo istituto sarà pronto nel 2016.”
Essendo un prototipo della carcerazione privata in Italia, resta da capire come gli attori in campo prevedano di guadagnarvi, recuperando i milioni di euro investiti e aggiungendovi un margine di profitto. Lavoro coatto e carcere fabbrica? Quote erogate dallo Stato per il periodo detentivo scontato da ogni detenuto, che potrà essere contenuto in un servizio concentrazionario a basso costo concorrenziale rispetto agli standard pubblici? Entrambe le cose, come avviene nel modello anglosassone, paradigma trainante della carcerazione privata a livello globale? 
Mentre attendiamo ulteriori dati per rispondere a questi quesiti, può essere importante ricordare cosa porta con sé la capitalizzazione del detenuto attraverso un apparato detentivo che produce profitti dalla privazione della libertà di fette della popolazione. Basti pensare che parallelamente all’introduzione della carcerazione privata negli Stati Uniti d’America, a partire dagli anni ’80, la popolazione detenuta è cresciuta del 400%; attualmente gli USA rappresentano il 5% della popolazione mondiale e il 25% della popolazione carceraria mondiale (circa 0,73 detenuti ogni 100 abitanti). 
E’ palese che in una società basata sul profitto, la speculazione sulla privazione della libertà di fette di popolazione rappresenti un metodo per recuperare coattivamente al capitalismo quegli individui che questo stesso sistema ha espulso, o che hanno cercato di fuggirvi più o meno coscientemente.

CALENDARIO INIZIATIVE BENEFIT

SABATO 28 DICEMBRE PRIMA SERATA BENEFIT..

DALLE 19 AL TOTALE “TI RICORDI ROMAIL 15 OTTOBRE?”

DISCUSSIONE POI CENA BENEFITantirep

 

 

 

 

 

 

“L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite¼L’uso della libertà, che tende a fare di qualsiasi cittadino un giudice, che ci impedisce di espletare liberamente le nostre sacre funzioni. Noi siamo a guardia della legge che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata, ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!”
INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

Sa zustíssia

La settimana scorsa l’Unione sarda dava una notizia che ha fatto scalpore ed infiammare i commenti. Riportiamo qui l’articolo:

“Due agenti di polizia sono stati aggrediti stamattina a Orgosolo da un gruppo di giovani. Un 22enne è stato arrestato, altri sono ricercati.

Movimentato episodio in un bar di Orgosolo proprio di fronte al commissariato. Secondo una prima ricostruzione due poliziotti sono entrati nel locale per prendere un caffè. Da un gruppo di giovani, sembra almeno otto, sarebbero poi partiti alcuni sfottò e un invito ad andarsene, perché in paese nessuno gradirebbe la loro presenza. Quando i due agenti hanno chiesto i documenti la situazione è degenerata con un parapiglia e, a quanto sembra, perfino con un tentativo non riuscito di portare via la pistola a uno dei poliziotti. Con l’arrivo dei rinforzi dal vicino commissariato gli aggressori si sono dati alla fuga. Uno di questi, Michele Rubanu, 22 anni, è stato fermato poco dopo e per lui sono scattate le manette. E’ accusato di resistenza, oltraggio e minacce a pubblico ufficiale. In queste ore gli agenti stanno cercando altri giovani, diversi dei quali subito identificati. Uno degli agenti ha riportato delle contusioni che hanno reso necessario il ricorso al medico.”

orgosoloProbabilmente si tratta di un episodio generato dalla noia o dalla goliardia da bar, ma sicuramente fa luce su un’insofferenza più ampia nei confronti dei prodi uomini in divisa. Il fatto che un episodio del genere sia avvenuto proprio ad Orgosolo non può essere letto come un caso: si tratta di un territorio che nel corso degli ultimi secoli ha subito una militarizzazione durissima ed ha conseguentemente sviluppato una forte resistenza nei confronti di una giustizia che non ha mai sentito come propria. Sicuramente alla base delle reazioni dei ragazzi coinvolti non ci sarà stata una motivazione di tipo antimilitarista e anticoloniale, ma sembra altrettanto sicuro che per quei ragazzi, come per molti altri, la polizia sia irrimediabilmente identificata in maniera negativa.

Fuga dal cpa di Elmas

Dall’Ugnone Sarda:

Diversi migranti, ospiti nel centro di prima accoglienza di Elmas, sono fuggiti verso la pista dell’aeroporto. Uno è stato rintracciato nelle acque dello stagno. Lo scalo di Elmas è stato riaperto dopo quattro ore.

E’ stato riaperto dopo quattro ore lo scalo aeroportuale di Elmas dopo “l’invasione” da parte di una quarantina di ospiti del Centro di prima accoglienza di Elmas.

Al momento sono numerosi i voli in partenza da Elmas che hanno accumulato ritardo, con passeggeri bloccati in aeroporto. Stesso discorso per i voli in arrivo, complessivamente sono circa 13 i collegamenti bloccati. Due i voli già cancellati.

Alcuni sono stati rintracciati: uno è stato bloccato dai miliari della Capitaneria, mentre cercava di allontanarsi a nuoto nelle acque del vicino stagno.

La protesta degli immigrati sarebbe iniziata ieri notte quando gli stranieri hanno rifiutato di scendere dal pullman che li aveva riaccompagnati da Cagliari a Elmas chiedendo subito i documenti per lasciare l’isola.

Questa mattina dopo le 8.30 sono fuggiti dal pullman e si sono introdotti nell’area aeroportuale, invadendo anche la pista.

Un episodio che si era già verificato in passato. Immediato l’intervento di Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri, Guardia costiera, personale della Sogaer, la società che gestisce lo scalo cagliaritano, e del personale dello stesso Cpa.

Alcuni stranieri sarebbero stati già bloccati e ricondotti al Centro di prima accoglienza. Altri starebbero ancora girovagando nell’area aeroportuale, mandando in crisi la sicurezza. Proprio per questa ragione lo scalo è stato chiuso.

Cos’è l’avviso orale?

L’avviso orale è un ammonimento sulla presunta condotta sospetta e pericolosa per la sicurezza pubblica della persona avvisata la quale, convocata in questura si deve sorbire la ramanzina da uno sbirro.

L’avviso orale è preambolo alle forme di limitazione delle libertà personali che le forze di polizia adoperano in tutt’Italia per fermare, spostare, ingabbiare personaggi a vario titolo scomodi(viene usato oltre che in ambito “politico” ad esempio anche con gli ultras)  sui quali non hanno prove e processi sufficienti per poterli incarcerare.

urlo

L’avviso orale è l’articolo 1 delle “misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità”. Gli articoli successivi riguardano il foglio di via e la sorveglianza speciale. Spesso risulta essere la spiegazione della mole di lavoro della DIGOS, sotto forma di denunce, foto, documentazioni  e intimidazioni varie, che apparentemente potrebbero non avere un senso. Ad esempio in alcuni avvisi orali emanati dalla questura di Cagliari nel 2009 e 2010 gli avvisati scoprirono di avere una decina e più di denunce per manifestazione non preavvisata, necessarie a rendere più “sensato” l’avviso: di tutte quelle denunce nessuna è andata mai a processo, rendendo chiaro l’esclusivo scopo intimidatorio dell’operazione.

Per rendere più chiara la spiegazione di seguito alcuni estratti di uno degli avvisi orali emanati nel 2009:

“per i suoi comportamenti ed in relazione alla qualità dei suoi precedenti in questi atti si può ritenere che sia dedito alla commissione di reati che mettono in pericolo la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica”.

“Il questore dispone che nei confronti della persona avvisata venga fatta opportuna vigilanza allo scopo di accertare se la stessa continui a mantenere condotta equivoca e sospetta, pericolosa per la sicurezza pubblica. In tal caso potrà essere segnalata a questo ufficio per l’applicazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale”. 

Nuovi avvisi orali

Stamattina la digos di Cagliari si è alzata di buona lena ed ha deciso di far visita ad alcuni ragazzi invitandoli gentilmente a presentarsi in questura. Si tratta della comunicazione di nuovi avvisi orali a quattro giovani tra gli studenti medi. 

Seguiranno aggiornamenti. 

 

 

La costanza della repressione

9 dicembre duemilatredici

In questa mattina d’inverno altri quattro militanti no Tav sono stati rinchiusi nelle patrie galere. L’accusa è tra quelle più pesanti mai sentite finora: 280, atto terroristico con materiale esplosivo e incendiario, che si riferisce ad una visita notturna al cantiere del maggio della primavera scorsa.

In quella notte qualche compressore delle ditte crumire che lavorano alla distruzione di una valle intera si è incenerito di fronte alla determinazione di chi non si arrende davanti alla distruzione del mondo da parte del capitale, del profitto e di questa società fatta di guerra e sfruttamento. Quella notte il fuoco ha illuminato i cuori di troppi e acceso di vendetta le menti dei freddi burocrati dello stato.

La repressione misura il suo passo costante.

Cosa c’era di meglio che pescare a caso tra chi si oppone non solo ad un treno ad alta velocità, ma a tutto quello che questo treno presuppone: il nostro presente fatto di gerarchia, di violenza e sfruttamento sociale, di mercificazione dell’uomo e della natura, di guerra e sopraffazione, nella solitudine sociale di un forcone identitario brandito contro i tuoi fratelli.

notavEccoli i nuovi terroristi: come sempre li trovi tra chi lotta non per migliorare la società con padroni più gentili, ma per  trasformarla radicalmente; tra chi non desidera un mondo riciclabile e sostenibile, ma un nuovo modo di pensare noi stessi nel mondo e il mondo stesso. Tra chi non si ferma a gettare parole, sia anche controvento.

L’azione diretta e il sabotaggio sono diventate esplosive in val Susa. E non per qualche migliaio di euro di danni per lo stato, ma per la radicalità di un nuovo pensiero sul mondo che queste pratiche accendono. Per la fiaccola del possibile che si infiamma, dopo anni di grigia rassegnazione.

La repressione in valle ha assunto mille forme e sfumature, dalle migliaia di denunce ai fogli di via, dagli arresti per i più banali episodi di piazza fino alle intimidazioni fisiche.

Questa volta lo stato segna il passo: nessuno si azzardi più a sorridere di furgoni che si incendiano o di betoniere che si squagliano.

Lo stato ammonisce: qui non si tratta più di giocare a chi la dura la vince, provate pure a mettere in gioco la mia legittimità.

Che quei compressori brucino tutti ce lo auguriamo. Che poco a poco tutti gli strumenti dell’oppressione sociale vadano a fuoco è affare che ci riguarda, a prescindere da dove siamo. Allo stato non c’è da rispondere altro che quella notte in Clarea c’eravamo tutti e che ci saremo di nuovo, dovunque.

Per i compagni in galera, per la violenza dello stato, per la costanza della repressione dobbiamo fare uno sforzo di fantasia.

Per dare corpo all’imprevidibilità della resistenza.

Fasci di qua, fasci di la, cos’accadrà cos’accadrà…

Il mese scorso abbiamo raccontato del tentativo di un gruppo di fascistelli cagliaritani, di inserirsi nelle mobilitazioni studentesche sotto falso nome (studenti sardi in rivolta). Questi si erano presentati come studenti apolitici, interessati solo alle vertenze studentesche e quindi come tali cercavano un’unione generale con tutti gli studenti. Poche caratterizzazioni riconoscibili, poche e abbastanza celate ma non da sfuggire a chi queste merde le conosce; l’uso dei tricolori, del termine rivolta, di certi slogan e così via. Riconosciuti sono stati prontamente smascherati e cacciati. forconi

Oggi tutti i titoli dei giornali sono per la rivolta dei forconi questo nome nasce dall’esperienza siciliana di qualche tempo fa, della lotta contro equitalia, il caro tasse e compagnia cantante. In Sicilia in alcune situazioni i fasci (perlopiù appartenenti a Forza Nuova) non si preoccuparono neanche di cammuffarsi da onesti cittadini indignati, il movimento ebbe il suo apice poi tornò in un silenzio abbastanza prevedibile. Oggi come già detto ha riguadagnato le copertine dei giornali, e come in precedenza si è di nuovo registrata la presenza fascista. Nelle foto che si trovano su internet abbondano i tricolori. In alcune città come  Torino non ci sono proprio dubbi in quanto i fasci si sono palesati senza particolari patemi, sempre nel capoluogo torinese ha preso parte agli scontri anche una parte della curva della Juventus, di certo non famosa per essere di sinistra…del resto d’Italia per ora non si sa molto se non che dietro a parole d’ordine veramente semplici molte persone sono scese in piazza e i gruppi neofascisti ne hanno approfittato.  E Cagliari?? Nelle iniziative di stamattina sembra siano stati avvistati alcuni noti fasci nostrani, per ora però non si capisce molto di più.forconz

Sicuramente varrà la pena seguire con attenzione l’evolversi della mobilitazione nei prossimi giorni. Storicamente sono queste le situazioni in cui i fascisti cercano legittimazione e appoggio: contenuti talmente risicati da non poter non essere condivisi da tutti, confusione e sloganismo. Occhi e orecchie aperte, visto che ieri mattina a Torino le casse di uno dei presidi suonavano a tutto volume “faccetta nera”.

Questo il racconto dell’Unione di oggi:

In Sardegna, si è spostata davanti alla sede della Banca d’Italia la protesta dei movimenti anti Equitalia che da questa mattina hanno manifestato con blocchi e rallentamenti del traffico davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate e sulle statali 130 e 131. I movimenti hanno sistemato striscioni sul muro della Banca e bloccato il traffico nel centrale largo Carlo Felice. Per un po’ anche i collegamenti del Ctm hanno subito delle deviazioni.

“La sovranità è nostra – recita uno dei messaggi – non delle banche: riprendiamocela”. Sul posto le forze dell’ordine. Molti manifestanti si sono spostati da via Vesalio, alla periferia del capoluogo, al centro della città a bordo della metropolitana. Potrebbe essere l’ultimo atto di una mattinata di rivolta “contro – spiegano i manifestanti – lo strapotere delle banche e le cartelle delle agenzie di riscossione”. Molti momenti di tensione con gli automobilisti in coda a causa dei blocchi, ma in tanti si sono anche fermati ad ascoltare dai partecipanti le motivazioni della protesta.

La giornata era iniziata con il blocco della strada che collega Cagliari con la sede dell’Agenzia delle Entrate nel quartiere periferico di via Pintus la protesta dei movimenti anti Equitalia in contemporanea con analoghe manifestazioni in tutta Italia. Presenti alla manifestazione la parlamentare del Movimento Cinque stelle Manuela Serra, gli aderenti al “Presidio di piazzale Trento” e altre associazioni. Agli automobilisti e agli utenti sono stati distribuiti volantini con la scritta “Basta Usura”. Qualche momento di tensione fra manifestanti e automobilisti che hanno cercato di raggiungere la sede dell’Agenzia. Sul posto gli uomini del reparto mobile. Camion sulla statale 131, vicino a Sardara, per un altro presidio della protesta: una quarantina di mezzi ha rallentato il traffico. Manifestazione anche a Sassari.

Arrestati 4 NOTAV

Sono stati prelevati dalle loro case questa mattina alle cinque, immediatamente tradotti al carcere delle vallette di Torino. Le accuse sono molto pesanti, il reato contestato è l’articolo del c.p. 280 bis, cioè atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi. I fatti riguardano un attacco subito dal cantiere nel maggio scorso.

Per scrivergli:

Chiara Zenobi
Niccolò Blasi                                                                                                            Mattia Zanotti

Claudio Alberto

c.c. via Maria Adelaide Aglietta 35, 10151 Torino

Per info:

www.informa-azione.info

http://radioblackout.org/2013/12/repressione-no-tav-perquisizioni-e-arresti-a-torino-e-milano/

notav

Arriva Dicembre, arrivano le retate

L’Unione di ieri riporta con grande enfasi le gesta eroiche dei finanzieri che hanno eseguito controlli a tappeto nelle vie del centro ai danni dei venditori ambulanti stranieri e con tono di rammarico ci comunica che qualcuno è anche riuscito a scappare…

Purtroppo non serve leggere l’ugnone per rendersi conto che come ogni anno con l’avvicinarsi del natale, e del conseguente giro di soldi dello shopping natalizio, aumentano in grande stile le retate e i rastrellamenti ai danni dei venditori ambulanti stranieri, colpevoli di vendere merce contraffatta per riuscire a sopravvivere. Basta farsi un giro nelle vie del centro e si noterà l’esagerata quantità di sbirri a presidiare ogni angolo.

finanza

Ogni anno la storia si ripete, i commercianti fanno pressioni sul comune che di conseguenza invia vigili urbani e finanza a fare mambassa non solo di borse, ma purtroppo anche di uomini. Infatti non è semplice sapere quanti, ma non sono pochi i venditori che fermati vengono trovati senza i documenti in regola e conseguentemente portati via.

Non è facile opporsi in modo efficace a questo schifo: quello che si può provare a fare è avvisare gli ambulanti nel caso ci si accorga dell’imminenza di una retata o osservare e documentare un eventuale fermo o sequestro, in modo che le voci a proposito di questo non siano solo quelle dell’Unione.