Sono passati quasi due anni dal gennaio 2012, quando Mario Monti inseriva tra i capitoli del decreto “Salva Italia” la possibilità di ricorso al project financing per l’edilizia carceraria.
Ora viene fuori, senza troppo clamore (anzi dovendo spulciare nella cronaca locale dell’Alto Adige), che a Bolzano si sono chiusi i bandi di gara per la costruzione e la gestione dei servizi del primo carcere privato in Italia. L’importo a base d’asta per la realizzazione del nuovo carcere è fissato in 63,58 milioni di euro, a cui si aggiungono i 14 milioni spesi per l’esproprio dei terreni. La procedura per la selezione dei pionieri della capitalizzazione dei detenuti in Italia avrà ufficialmente inizio l’8 gennaio 2014. Il privato, o la cordata che vincerà l’appalto, si occuperà dell’edificazione e della gestione di mensa, lavanderia, spazi comuni, lavoro e formazione, e dovrà cercare di trarne profitto entro 20 anni, termine dopo il quale il carcere potrà diventare di proprietà statale. Le mansioni di sicurezza interna e del perimetro permarranno appannaggio dei secondini. Da quanto si legge “il nuovo carcere, che sorgerà a Bolzano Sud vicino all’aeroporto, ospiterà 200 detenuti, 100 operatori di polizia penitenziaria, 30 posti per agenti in caserma, 25 unità di personale civile. Entro la cinta muraria, oltre alla sezione di reclusione, saranno ricavati tra l’altro l’infermeria, gli spazi per il lavoro, una sala polivalente, una palestra, i servizi cucina e lavanderia. Il nuovo istituto sarà pronto nel 2016.”
Essendo un prototipo della carcerazione privata in Italia, resta da capire come gli attori in campo prevedano di guadagnarvi, recuperando i milioni di euro investiti e aggiungendovi un margine di profitto. Lavoro coatto e carcere fabbrica? Quote erogate dallo Stato per il periodo detentivo scontato da ogni detenuto, che potrà essere contenuto in un servizio concentrazionario a basso costo concorrenziale rispetto agli standard pubblici? Entrambe le cose, come avviene nel modello anglosassone, paradigma trainante della carcerazione privata a livello globale?
Mentre attendiamo ulteriori dati per rispondere a questi quesiti, può essere importante ricordare cosa porta con sé la capitalizzazione del detenuto attraverso un apparato detentivo che produce profitti dalla privazione della libertà di fette della popolazione. Basti pensare che parallelamente all’introduzione della carcerazione privata negli Stati Uniti d’America, a partire dagli anni ’80, la popolazione detenuta è cresciuta del 400%; attualmente gli USA rappresentano il 5% della popolazione mondiale e il 25% della popolazione carceraria mondiale (circa 0,73 detenuti ogni 100 abitanti).
E’ palese che in una società basata sul profitto, la speculazione sulla privazione della libertà di fette di popolazione rappresenti un metodo per recuperare coattivamente al capitalismo quegli individui che questo stesso sistema ha espulso, o che hanno cercato di fuggirvi più o meno coscientemente.
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