Archivi del mese: marzo 2018

La Vitrociset arriva a Cagliari

Mentre siamo in avvicinamento veloce della due giorni contro la RWM ecco che l’altro colosso sardo dell’industria di guerra muove potenti e veloci passi verso Cagliari. E’ notizia di qualche giorno fa che la Vitrociset prossimamente (non si sa bene quando) aprirà degli uffici all’interno del porto di Cagliari. I motivi spiega il giornale sono legati all’ascesa degli affari dell’azienda (anche se solo pochi mesi fa parlavano di tagli al personale dello stabilimento di Capo San Lorenzo).

Riprendiamo dall’articolo:

Tra i progetti più importanti della Vitrociset il nuovo porto di Cagliari: l’argomento è stato al centro di un workshop svoltosi presso l’Autorità Portuale di Cagliari – Molo Ichnousa. La Vitrociset, capofila di un gruppo di importanti imprese locali, in partnership con l’Autorità Portuale di Cagliari ha presentato, anche attraverso delle dimostrazioni dal vivo, i risultati del progetto che è tra i progetti vincitori dell’avviso del Miur «Smart Cities and Communities and Social Innovation». Il progetto è realizzato da Vitrociset, capofila, e da CRS4, dal Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica e quello di Matematica e Informatica dell’Università di Cagliari, dal Consorzio Trasporti e Mobilità (CTM) di Cagliari, da Cagliari International Container Terminal (CICT) e da un’associazione temporanea di imprese formata da Click&Find, Flosslab e 4CMultimedia. Tra le novità viene proposto lo sviluppo di modelli, tecnologie e strumenti per la gestione integrata dell’ecosistema logistico formato dal porto, sia storico che industriale, e dall’area vasta di Cagliari, affrontando in modo organico sia le tematiche relative ai movimenti interni all’area portuale sia quelle relative ai flussi di passeggeri e merci. Negli ultimi anni la città di Cagliari con il suo porto è coinvolta in un processo di trasformazione infrastrutturale e organizzativa, atto a favorire la crescita economica del territorio e ad assicurare la circolarità delle merci, dei passeggeri e lo sviluppo del turismo crocieristico nel Mediterraneo. Il porto di Cagliari recepisce i principi della pianificazione europea delle reti TEN-T, che propone un nuovo modello infrastrutturale basato sulla logica di rete: diventa essenziale, per aumentare la competitività e conservare un ruolo centrale nel Mediterraneo, individuare infrastrutture capaci di accogliere i flussi commerciali che attraversano il territorio europeo, incentivando il trasferimento delle merci dall’opzione strada all’alternativa ferroviaria e marittima.

E ancora seguendo le dichiarazioni di un pezzo grosso dell’azienda: “Parlando del progetto del porto di Cagliari, Paolo Solferino, amministratore delegato di Vitrociset, spiega: «Vogliamo dimostrare attraverso questa infrastruttura la nostra capacità nel realizzare tecnologie complesse e innovative, non solo in ambito militare, ma anche in quello civile. CagliariPort 2020 ci vede coinvolti insieme ad attori locali, al mondo della ricerca e università e all’Autorità Portuale di Cagliari. Questo testimonia la centralità che il territorio sardo ha per Vitrociset e l’apertura di questi uffici ci darà ancor di più la possibilità di essere vicini ai nostri clienti e partner, creando una rete di intelligenze con cui realizzare innovazione aperta, concreta e sostenibile».”

Insomma come da copione per ripulirsi la faccia queste aziende sono disposte a fare di tutto, vedremo come ci saprà stupire.

Scritte e imbrattamento contro il DASS e il proff. Cao sulle vetrate dell’aula magna di ingegneria

Tutti i media locali riportano la notizia di un imbrattamento più scritte avvenuto la notte scorsa sulle vetrate dell’aula magna della facoltà di ingegneria di Cagliari.

Le scritte sono indirizzate verso il DASS e il professor Giacomo Cao, direttore dello stesso e docente ordinario nella facoltà.

DASS RICERCA PER LA GUERRA – CAO SCHIAVO DEI MILITARI

Sono queste le scritte vergate sulle vetrate. Non è la prima volta che Cao e l’operato del DASS vengono presi di mira nottetempo. Probabilmente non è un caso che questo nuovo attacco avvenga in un momento in cui il Distretto Aerospaziale Sardo sia in piena espansione. Recentemente sono state effettuate diverse esercitazioni all’interno del PISQ riguardanti progetti di ricerca del DASS, nonostante questo e nonostante la partecipazione nel consorzio del DASS di ditte come Avio e Vitrociset (solo per citare le più note) Cao continua a dichiarare: “Non mi stancherò mai di ripeterlo: il distretto non ha nessun progetto di tipo militare, io non sono schiavo di nessuno”. Sarà forse che per Cao l’industria d’armi o la ricerca bellica non fanno parte del mondo della guerra e dei militari ma pare che non per tutti sia così.

Cagliari, scritte ingiuriose contro prof. Giacomo Cao

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Minacce fasciste ai sindaci di Tula e Ozieri

I primi cittadini di Tula e Ozieri sono stati oggetto di minacce di stampo neofascista. Missive anonime e scritte sui muri sono state utilizzate da ignoti per esprimere il “proprio malcontento” in particolare legato all’accoglienza nei paesi di richiedenti asilo. Questi i fatti:

Ozieri ritrovata scritta: “Appesi negri + Murgia + Giordano. Vergogna”. E il primo cittadino aveva in precedenza ricevuto cartoline intimidatorie che facevano riferimento sempre all’accoglienza ai migranti, mentre qualcuno aveva tentato di disegnare una croce celtica sulla macchina di Giordano.

A Tula, paese poco distante, Gino Satta, è stato il destinatario di una cartolina in cui si legge: “Negrer hommes de merder. Prima i tulesi poi le bestie clandestine. Sindaco kattocomunicsta zecca rossa pensa a chi ti dà lo stipendio”.

Riportiamo questa notizia non tanto perché preoccupati dai rigurgiti fascisti di Tula o Ozieri, con tutto il rispetto che questi paesi e i loro cittadini meritano, ma perché purtroppo questi attacchi razzisti verso “l’accoglienza”(si intende ovviamente il fenomeno della seconda accoglienza, con tutte le critiche che si merita) dei richiedenti, sempre più diffusa nei paesi sardi, stanno iniziando ad arrivare a numeri preoccupanti.

I casi di cui parlano oggi i giornali sono attacchi diretti alle istituzioni ritenute responsabili dell’accoglienza, a cui si fa la critica assai populista, di preferire la tutela degli stranieri a quella dei locali (cit.:”Prima i tulesi poi le bestie clandestine”), trovando purtroppo una certa simpatia e condivisione, seppur principalmente da bancone del bar.

Nel recente passato non sono mancati gli attacchi anche a strutture predisposte per “l’ospitalità” dei richiedenti, o ancora più grave a strutture già in funzione. Ricordiamo il caso più clamoroso, quello dell’estate scorsa a Dorgali, quando fu fatto esplodere un ordigno sulla porta di un ex albergo adibito a Centro d’accoglienza, non ci furono feriti tra i richiedenti solo per caso. Ve ne furono altri (quasi tutti nel nord Sardegna) che invece presero di mira le strutture per l’accoglienza a pochissimi giorni dall’apertura, in alcuni casi questi attacchi di natura incendiaria resero completamente inservibili sia gli stabili che tutti i materiali all’interno.

Di attentati ne possiamo contare almeno cinque o sei negli ultimi due anni, nessuno è mai stato rivendicato. Su questo blog già in passato ci siamo espressi sull’ambiguità che possono suscitare questi fatti,  più di una volta si è pensato a moventi economici cioè tra chi si fa la guerra per vincere gli appalti della “seconda accoglienza”, c’è però da notare come in alcuni casi la determinazione usata (vedi il caso di Dorgali, e sicuramente quello di Burcei) lasci invece spazio più a un movente politico. Di sicuro c’è che questi attacchi mostrano un’insofferenza diffusa verso queste strutture e i loro ospiti, insofferenza che i fascisti stanno provando a raccogliere e convogliare nei loro progetti.

Sarebbe interessante e necessario andare ad approfondire le ragioni che generano questa insofferenza, abbastanza tangibile nei piccoli centri, ma che va diffondendosi sempre di più. Stimolata dalla classica e in qualche modo comprensibile “diffidenza” verso chi non si conosce,  l’insofferenza probabilmente affonda le radici nella disperazione economica nella quale versano tantissimi abitanti dei paesi sardi, una povertà anche culturale sulla quale i partiti populisti di destra stanno facendo leva e ottenendo risultati preoccupanti, fomentando la storica guerra tra poveri.

I compagni in questa situazione sembra che abbiano le armi spuntate, proprio dallo studio, forse, si può iniziare a trovare il modo per riaffilarle.

Fogli di via, si proprio loro…

Riceviamo e pubblichiamo:
“Giovedì 22 marzo si è tenuto il primo processo per violazione dei fogli di via, quelli “preventivi” che il questore di Cagliari notificò a 13 tra attiviste e attivisti antimilitaristx prima della manifestazione contro le basi in occasione dell’esercitazione Trident Juncture, il 3 novembre 2015 a Teulada.
In quell’occasione le/i destinatarx dei fogli di via che si presentarono al corteo, violando il divieto, vennero fermati dalla digos e trattenuti in caserma a Giba per tutta la durata della grande manifestazione che riuscì a fermare l’esercitazione.
Il processo si è svolto in seguito all’opposizione al decreto penale di condanna che prevedeva una pena pecuniaria di 4500 euro per ciascunx delle/i compagnx coinvoltx.
La prima compagna ad esser processata, avendo scelto il rito abbreviato, è stata condannata a 1 mese con la condizionale come chiesto dal P.M.”
Sarà l’avvicinarsi della “due giorni contro la RWM” o sarà l’arrivo della primavera chissà, ma i foglia di via fanno di nuovo parlare di loro. Così dopo il processo di oggi (22/3) riportiamo anche la notizia di un compagno venuto a Cagliari in vacanza prontamente accolto in aeroporto dalla DIGOS e subito denunciato per violazione del foglio di via, notificatogli quasi tre anni fa prima del campeggio antimilitarista della ReteNoBasi dell’ottobre 2015.

30 marzo, PRESENTAZIONE DELLA DUE GIORNI CONTRO LA RWM A SASSARI.

locandina RWM

RWM.
LA FABBRICA DELLA MORTE
La Sardegna non è solo terra di sperimentazione ed esercitazione nella filiera bellica, ma anche di produzione ed esportazione di bombe. La fabbrica RWM di Domusnovas, “fiore all’occhiello” della multinazionale tedesca Rheinmetall, produce ed esporta bombe in tutto il mondo. Tra i suoi principali acquirenti l’Arabia Saudita che usa le bombe firmate RWM nel genocidio in atto contro il popolo yemenita.
Dopo aver distrutto qualsiasi forma di economia legata al territorio, dopo aver asservito le popolazioni alle briciole chiamate indennizzi, il Capitale sembra aver trovato nuove forme per rendere dipendente la nostra terra ai suoi interessi: un posto di primo piano nella filiera bellica come produttrice di bombe.
Lo dicono i numeri stessi: il fatturato è aumentato del 50% negli ultimi due anni, facendo balzare l’azienda da 19ª a 3ª nel settore della difesa, i progetti di ampliamento – su tutti il Campo prove 140 –, l’ampliamento già avvenuto con i depositi di Iglesias e Musei. Le bombe MK sono evidentemente un piatto appetitoso e necessario per gli Stati, belligeranti e non.
Per capire questo nuovo ruolo della Sardegna, ma soprattutto per capire quali prospettive di lotta contro chi uccide e devasta, venerdì 30 Marzo parleremo della fabbrica RWM in vista della due giorni del 7/8 Aprile a Cagliari, tutta dedicata a economia di guerra e lotte contro le industrie delle armi.
In allegato locandina di venerdì, manifesto e comunicato della due giorni 7/8 Aprile.
Vi aspettiamo!
Cullettivu S’idealibera

Protesta ad Abbanoa

Martedì 20 marzo una trentina di persone del Movimento di lotta per la casa entra nel distretto 1 di Abbanoa a Cagliari, via is Cornalias ed occupa gli uffici tecnici esponendo striscioni contro gli slacci dell’acqua e volantinando.

Dopo che il dirigente del distretto e i dipendenti cercano di intavolare una trattativa invitando gli occupanti a recarsi in “altre sedi piu’ adatte” e ascoltando un fermo rifiuto iniziano ad arrivare le forze dell’ordine.

Prima due pattuglie dei carabinieri cercano invano di identificare i manifestanti poi arrivano di seguito Digos e celere.

Gli impiegati vengono fatti uscire dagli uffici per ragioni di sicurezza e quindi il lavoro negli uffici tecnici viene interrotto.

Gli occupanti resistono alle insistenze e dichiarano di non andarsene sinchè non arriverà il direttore di Abbanoa. Nel frattempo altri solidali volantinano agli sportelli ed alle persone presenti nel complesso e si attaccano adesivi di vario tipo.

Il direttore ovviamente preferisce non venire e gli occupanti decidono di smobilitare il presidio spontaneamente senza dare ascolto agli ultimatum della Digos.

L’occupazione degli uffici è stata una risposta al tentativo di slaccio dell’acqua all’occupazione alle palazzine ex-Telecom occupate e contro la politica di interruzione delle condotte portata avanti da Abbanoa contro i cosidetti “abusivi”,

Durante l’iniziativa e’ stato distribuito il seguente volantino:

Abbanoa s.p.a. è il gestore dell’acqua che ogni giorno esce dai nostri rubinetti.

Non tutti però hanno la possibilità di avere questo “privilegio”e trovano una soluzione alternativa.

E’ il caso dell’occupazione popolare il paguro dove risiedono svariate persone :single ,famiglie , coppie , bambini e bambine. Persone alle quali venerdì 16 marzo l’azienda idrica insieme alla polizia ha cercato di chiudere quei famosi rubinetti.

Si dirà è tutto nella norma, il gioco delle parti prevede che ci siano allacci “abusivi” e qualcuno che cerca di chiuderli, la differenza sta nell’accettare questo gioco o provare a resistere.

Noi resistiamo.

Per questo oggi siamo qui negli uffici di Abbanoa, perchè vogliamo creare un disagio a questa azienda con grossi buchi nelle condotte e nei conti che si arroga la gestione di un bene comune decidendo tra chi ha diritto e chi no ad avere l’acqua.

Nella società attuale in cui tutto diventa merce ,anche un bene primario come l’acqua ha il suo valore, un valore bello alto stando alle bollette di Abbanoa, un valore inestimabile se chi occupa una casa per diverse ragioni si trova a non avere l’acqua per lavarsi o per cucinare, significa abbandonare un posto e cercarne un altro in una giostra continua.

Noi siamo stanchi di questa giostra, abbiamo occupato le palazzine ex telecom perchè crediamo in una lotta per cui occupare una casa sia una prassi che rispecchi la necessita’ di chi semplicemente l’abita al di fuori delle leggi e dei decreti .

Togliere l’acqua a chi occupa , a chi non puo’ pagarla, a chi semplicemente non vuole pagarla per scelta politica sa tanto di assedio ai castelli medievali , in cui per stanare gli avversari li si prendeva per sete o per fame.

Non non siamo abitanti di chissà quali castelli ma sicuramente abbiamo fame di lotta e sete di vendetta verso chi cerca di toglierci un bene fondamentale.

Contestiamo Abbanoa s.p.a. In quanto cerca di prendere per sete in accordo con comune ed istituzioni chi occupa le case e chi non si può permettere le sue bollette.

Contestiamo Abbanoa ed il suo imminente “villaggio dell’acqua” con cui cercherà di ripulirsi la faccia.

Contestiamo Abbanoa perchè l’acqua è un bene comune e non servono aziende o Stato a regolamentarla.

Contestiamo Abbanoa perchè creargli un disagio che gli fa perdere soldi è l’unica cosa che capisce.

Noi resistiamo ad Abbanoa perchè crediamo che il dialogo giusto sia quello della lotta.

Resisti agli slacci, non farti mettere la testa… sott’acqua.

Movimento di lotta per la casa – Cagliari.

Resistenza ad uno slaccio dell’acqua alle palazzine ex -Telecom occupate

Venerdì 16 marzo due pattuglie delle polizia, la Digos e due auto di Abbanoa si sono presentate davanti alle palazzine occupate dell’ex-Telecom in via Bainsizza a Cagliari con l’intento di slacciare l’acqua allacciata “abusivamente”.

Gli abitanti sono scesi in strada con l’intenzione di impedire lo slaccio dell’acqua.

Mentre gli occupanti attendevano l’arrivo dei solidali la polizia è rimasta ad aggirarsi attorno all’occupazione cercando le condotte incriminate e magari cercando di intrufolarsi all’interno del cortile (senza successo)visto che gli era stato impedito l’ingresso dal cancello principale.

Nel frattempo il numero dei solidali è cresciuto e la polizia ha preferito andare via lasciando soli gli operai di Abbanoa che si sono trovati così faccia a faccia con gli occupanti con discussioni di rito e giustificazioni altrettanto di rito da parte loro.

La permanenza degli operatori della società idrica si è poi spiegata con l’arrivo di due camion di una ditta esterna, senza insegne, uno che trasportava una ruspa e l’altro con l’attrezzatura per i lavori di scavo. Gli occupanti ed i solidali hanno quindi improvvisato delle barricate con i cassonetti in mezzo alla strada mentre qualcuno inseguiva i camion per invitarli ad andarsene.

In questo tira e molla e con i camion che tornavano da dove erano venuti, i tecnici di Abbanoa hanno deciso di riattivare l’acqua riaprendo i chiusini e tornando a testa bassa in azienda. La Digos ha preferito osservare la situazione da lontano,annunciando tramite i quotidiani , una serie di denunce per interruzione di pubblico servizio.

Abbanoa s.p.a. è la società sarda che gestisce l’acqua e la rete idrica, la sua politica di slaccio dell’acqua la vede spesso collaborare con istituzioni e forze dell’ordine per fare gli interventi. Sempre piu’ spesso la cosiddetta lotta all’abusivismo viene portata avanti con tecniche di assedio medievali prendendo per sete le occupazioni e costringendo gli abitanti ad andarsene.

Le politiche dell’azienda hanno però trovato diversi inceppi sulla loro strada come ricorda questa breve cronologia :

•             23 luglio 2012

Nella notte vengono incendiati un autospurgo e un autobotte nel deposito di via Is Cornalias, sede del Distretto 1 di Cagliari.

•             24 maggio 2013

Raid nel deposito del depuratore di Muravera. Squarciate le gomme di cinque Panda e di un furgone, frantumati alcuni vetri e forzato le portiere con un grimaldello. E’ stata cosparsa benzina, ma  non è stato appiccato il fuoco.

•             24 giugno 2013

Danneggiamento della condotta fognaria che porta i reflui della fascia costiera di Chia verso il depuratore più a monte.

•             26 giugno 2013

Nuovamente in via Is Cornalias a Cagliari, nella notte viene incendiato il nuovo autospurgo: era stato acquistato da appena un mese in sostituzione di quello distrutto l’anno precedente.

•             9 luglio 2013

Incendio appiccato all’auto privata di uno dei capi zona del Distretto 1 di Cagliari.

•             29 agosto 2013

Incendio appiccato al deposito del potabilizzatore di Corongiu a Sinnai

•             31 marzo 2014

Terralba: incendio appiccato in un cantiere di un’impresa appaltatrice

•             5 maggio 2014

Cagliari, terzo autospurgo incendiato nella sede di via Is Cornalias

•             26 giugno 2015

Incendio al deposito di Sestu: danni per oltre un milione di euro

•             31 maggio 2016

Incendio al depuratore di Olbia

•             29 ottobre 2016

Primo incendio nella sede di viale Diaz 116 a Cagliari

•             13 dicembre 2016

Secondo incendio nella sede di viale Diaz 116 a Cagliari.

L’occupazione “il paguro”continuerà a resistere,finchè possibile agli slacci dell’acqua.

Seguiranno aggiornamenti

 

 

 

Genova bruciato un ripetitore

E’ di ieri la notizia che un enorme ripetitore è andato completamente distrutto in un attacco notturno.

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Questa una foto per farsi un’idea del calduccio che doveva esserci in zona…

Copiamo qui di seguito la bella rivendicazione apparsa ieri sera su roundrobin.info:

Viviamo in una realtà dove essere connessi è fondamentale se si vuole rimanere al passo coi tempi e vivere al ritmo, nevrastenico, che la società moderna ci offre.
Le relazioni umane si sono sfaldate dietro a dei display, a delle App.

Senza Whatsapp rischi di essere escluso dal tuo gruppo di amici…seriamente.

Al lavoro, in famiglia, nella coppia ci richiediamo a vicenda di essere sempre reperibili: “mandami la posizione di dove ti trovi”, “manda un selfie”, “ascolta questo messaggio vocale”.
Nonostante ci si renda conto che “forse” stiamo uscendo poco da casa, che i legami siano sempre più virtuali e che dopo una giornata di lavoro, il primo pensiero appena tornati a casa sia quello di accendere il pc, non vogliamo dedurre da soli che ci sia qualcosa che non va, mentendo a noi stessi.

Che la tecnologia e le sue damigelle abbiano oggi il pieno dominio sulle nostre vite è cosa risaputa, ciò che va analizzato è il perchè lo abbiamo accettato.
Forse perchè rassegnati a qualcosa che riconosciamo più grande di noi, o forse perchè stanchi della sgradevole quotidianità che ci viene imposta, l’utilizzo frivolo della tecnologia ci alleggerisce la giornata, o ancora, la riteniamo utile.

Quello che è sicuro è che utile ai padroni!

Il prodotto della tecnologia e dei suoi apparati è innanzitutto l’alienazione.
Il vuoto derivato da questa mediazione è funzionale al potere per mantenere salde le sue redini, non a caso sono state recentemente inventate nuove “App” come Youpol che trasformano cittadini frustrati in cani da guardia del potere.

Fatto sta che per un motivo o l’altro davanti agli occhi abbiamo sempre uno schermo da guardare , più grande o più piccolo in base a ciò che ci aggrada di più.

Deleghiamo qualsiasi scelta ad un oggetto di plastica e silicio, diventato ormai una vera e propria estensione del nostro corpo, e nei momenti di relax ci affidiamo a quelli che sono veri e propri oppiacei: serie tv, giochi on line, partite di calcio.
Quello che stiamo vivendo oggi e che ci rende “carnefici e vittime” inconsapevoli è la drammatica lobotomizazzione del genere umano.

Queste nuove droghe per essere diffuse hanno bisogno di strutture (tralicci, antenne, ripetitori) e strumentazioni (softawer, pannelli di controllo) che sono dislocate in lungo e in largo su tutto il territorio.
Questo rende più facile l’atto di attaccarle e più difficile per l’autorita difenderle.

Dunque, per questi e mille altri motivi ci assumiamo la responsabilità dei nostri gesti e rivendichiamo l’attacco di uno dei principali ripetitori Telecom sulle alture di Righi.

Tante le telecamere e i sensori di movimento all’interno dell’area recintata eretti a difesa del mostro metallico, ma la passione per la libertà unita ad un certo grado di determinazione permettono di sorvolare certi ostacoli.
Una volta posizionato il necessario abbiamo innescato la miccia…ad un tratto la luce parassita della città è passata in secondo piano.
I venti litri di benzina hanno preso corpo e i nostri occhi e i nostri cuori si sono illuminati di gioia!

Poco importa se non verremo compresi, non siamo alla ricerca di consenso ma di complici.
Noi andiamo oltre al misero calcolo politico, questo lo lasciamo a chi ha voglia di addomesticare le masse illudendole con la chimera di dare potere al popolo.

Detto e fatto questo, non ci arroghiamo la presunzione di aver sviscerato a pieno e risolto le cause dell’autoincatenamento che la società, di cui facciamo parte anche noi, si è resa autrice materiale, ma invitiamo tutti coloro che si sentono vicini a queste pratiche di prendere parte alla festa e continuare ad attaccare l’apparato tecnoindustriale.
Anche noi siamo stati incoraggiati dall’estate barbecue di ripetitori in Francia, in Inghilterra ed in altre città d’Italia, tra cui anche Genova (anche grazie a chi si è assunto l’onere di tradurre testi stranieri).

Che il cerino passi di mano in mano senza che venga spento!

NEMICI DI QUESTA SOCIETA’ E DEI SUOI SERVI!

SOLIDARIETA’ A TUTTE/I LE/I PRIGIONIERE/I DELL’OP. SCRIPTA MANENT, GHESPE, LISA, TAMARA SOL, MAURIZIO ALFIERI, DAVIDE DELOGU E A TUTTE/I LE/I RIBELI RINCHIUSE/I NELLE PATRIE GALERE NEL MONDO!

Aggiornamento navi gialle

La Maior è ora ormeggiata al porto di Gioia tauro, non sappiamo chi si sia portata via dalla sardegna, potrebbero essere il reggimento Pinerolo, abituè dei poligoni sardi.

L’Altinia invece è sempre nel golfo di Palmas.

 

Altinia e Maior in rada fuori dal porto di Sant’Antioco

L’Altinia e la Maior sono in rada fuori dal porto di Sant’Antioco, il motivo di tale ancoraggio non è difficile da intuire. Le due navi sono da anni affittate dal ministero delle difesa per il trasporto via mare dei mezzi dell’esercito. Quindi probabilmente sono in attesa che domani o dopo domani chi si sta esercitando a Teulada (presumibilmente una brigata corazzata tipo Ariete) finisca e lentamente durante il weekend trasporti i suoi mezzi al porto di Sant’Antioco per imbarcarli nel ventre delle navi. Stupisce che siano presenti entrambe perchè di solito una è sufficiente al trasporto dell’intera brigata. Ultima notizia interessante è che dopo più di un anno in cui l’Altinia era sotto i ferri dei cantieri nautici per vari problemi, ora ha ripreso a svolgere i suoi mortiferi viaggi.

Vi terremo aggiornati, per chi volesse controllare le navi vi consigliamo il sito: vesselfinder.com