Se è vero quanto si dice e diciamo su queste presunte riqualificazioni cittadine, cioè che seguono tutte pochi schemi molto simili l’uno all’altro, allora forse per una volta possiamo provare a parlare di future o futuribili mosse del nemico.
Il nemico è sempre lo stesso, il padrone, lo sfruttatore. Nelle questioni riguardanti la città di Cagliari questi assumono le forme e i nomi di Comune, polizia e poteri economici privati.
Ebbene per arrivare al nocciolo della previsione forse ci si può aspettare che dopo gli sgomberi di case e campi, caccia agli stranieri, furto di vie e piazze della città, uno dei prossimi nodi da sciogliere siano i mercati dell’usato della domenica mattina.
I mercati delle pulci sono storicamente fondamentali punti di frequentazione, aggregazione e solidarietà delle classi più basse, chi per trovare a basso prezzo ciò di cui necessita chi per arrotondare uno stipendio da fame.
Capita quindi che spesso i mercati sempre molto affollati, diventino delle piccole zone franche, dove autogestione e consuetudini si sostituiscono a leggi e regolamenti.
Se a questo si aggiunge lo storico ruolo del mercato di poter far circolare merci più o meno legali o legalmente procurate, si capisce bene perchè l’avidità, la sete di potere e la paura dei nemici potrebbe puntare il suo mirino sui due mercati domenicali.
I mercati cagliaritani sono uno nel “triangolo” tra Viale Trento e Viale Trieste e l’altro in Via Po e Via Simeto, differenti l’uno dall’altro sono fra le principali forme di autorganizzazione che Cagliari offre, e propiro questo fa paura a Comune e Polizia.
Fino al 1999 il mercato delle pulci della domenica mattina era al Bastione, in pieno centro città, poi presunti lavori di restauro e il progetto di riqualificazione del quartiere, che non prevedeva un bellissimo e caotico mercato in un futuro quartiere di lusso, lo spostarono nel in Viale Trieste. Dato in gestione a una cooperativa ha impiegato qualche anno a assorbire il colpo della decentralizzazione, poi a partire dalla prima metà degli anni 2000 il rilancio.
Negli ultimissimi anni ha avuto un espansione pazzesca, è raddoppiato il numero dei venditori e degli acquirenti. Le dimensioni ridotte della Piazza hanno fatto si che questa enorme massa di nuovi venditori, tutti “abusivi”, si sistemasse prima nelle zone perimetrali poi iniziasse a occupare le vie limitrofe, fino al risultato attuale che vede occupato tutto Viale Trento, tutta Via Cesare Battisti, un pezzo di Viale Trieste e un pezzo di Via San Paolo. Contemporanamente nasceva in Via Po e Via Simeto (ma ora si è espanso anche in Via Garigliano e Via del commercio) un altro mercato, questo completamente abusivo, anch’esso frequentato da decine e decine di venditori.
Insomma una situazione in continuo fermento e espansione, che vista la situazione sociale, e l’importanza che i mercati ricoprono nelle economie famigliari, assume un valore notevole.
Ed è proprio per questo che c’è da temere un intervento. Lasciare evolvere una situazione del genere potrebbe portare a un punto di non ritorno che complicherebbe un intervento istituzionale.
Così prima dell’estate ci sono state le prime schermaglie, timidi tentativi di sgombero di qualche banacarella, minacce di qualche pattuglia di zelanti vigili urbani che pretendeva di verificare ricevute di pagamenti del suolo pubblico o la provenienza della merce. Una mattina è stata mandata la celere ad impedire che i venditori si mettessero sul marciapiede di fronte al palazzo della provincia, spesso la finanza si apposta a qualche chilomentro dal mercato e perquisisce macchine e furgoni a puro scopo intimidatorio, con notevole preferenza verso i conducenti africani…
Le risposte a queste provocazioni sono state poche e confuse, la paura dell’illegalità è stata ben instillata nelle menti, ma c’è anche da dire che si è quasi sempre trattato di “sondaggi”, che se dovesse aumentare la pressione la voglia di resitere sembra non mancare. Forse una frase rubata può dare il senso: “La minca che me ne vado! Mi devono mandare via loro a calci, e poi voglio vedere, la che siamo in molti”.
In questa situazione delicata l’intervento viene fatto in nome della legalità, infatti qualche domenica fa in Piazza Trento ci sono stati diversi sequestri dei finanzieri ai danni di venditori senegalesi, accusati di vendere merce contraffata. Un’ intimidazione a tutto il mercato cammuffata col sapore del codice penale e con il retrogusto di razzismo.
Parallelamente vengono appoggiati i mercati di lusso, di collezionismo, di partite IVA, scontrini e colletti bianchi. Probabilmente vorrebbero adeguare tutto su questi standard, oppure mandarti così lontano da non vederti neanche più.
Secondo quanto dichiarato recentemente dal sindaco, aumenterà la lotta alla contraffazione e al mercato abusivo e illecito, c’è da chiedersi come vorranno agire (nei mercati non dovrebbero avere vita facile e silenzo assenso come le retate nel Largo) perchè non è certo facile sgomberare decine e decine di commercianti che si sentono giustamente dalla parte della ragione e che da anni si autogestiscono l’attività e la vita dei mercati.
In altre città d’Italia in cui c’era lo stesso “problema” la tattica usata è stata cercare di frammentare il fronte, dividendo buoni e cattivi, bravi e non, legali e illegali in modo che fossero poi stessi commercianti a vedere un problema negli “abusivi”, il tutto condito come sempre da violenze e ricatti, assai facili da rivolgere alle classi più deboli.
Notevoli zone di Cagliari sono cambiate, alcune sono diventate irriconoscibili altre addirittura inaccessibili, usanze e consuetudini sono in via d’estinzione, stanno cambiando la città e non si può sapere con precisione quale sarà il prossimo obiettivo, possiamo però convincerci che autorganizzandoci, dialogando e solidarizzando si può resistere -e non solo- a tutto questo.
Nel concreto possiamo iniziare tutti da piccole cose per combattere ciò che ci impongono, far capire chi sono gli agenti in borghese durante le retate, segnalare i posti di blocco, non lasciare solo chi viene preso di mira. Ma anche passare il biglietto del pullman quando si scende o meglio non pagarlo proprio, boiccottare vie e negozi di lusso e guardarci attorno; perchè ultimamente quando sembra che stiano aggiustando un lampione in realtà stanno installando una telecamera.