Archivi del mese: marzo 2016

Contro la guerra in Libia, presìdi a Cagliari venerdì 1 aprile

riceviamo e diffondiamo

Il governo Renzi si sta preparando ad aggredire la Libia con l’obiettivo di schierare la fanteria a difesa dei giacimenti petroliferi e dei metanodotti dell’ENI. A breve un contingente di 500 soldati tornerà in Iraq per presidiare i lavori di ristrutturazione della diga di Mosul.

Nei poligoni militari sardi i soldati continuano ad esercitarsi e le ditte complici della macchina bellica non smettono di fornire i loro servizi in cambio di denaro, sporcandosi le mani del sangue delle vittime dei bombardamenti in Libia come nel resto del mondo.

Nell’ambito della settimana di mobilitazione contro la logistica della guerra, invitiamo tutte e tutti a partecipare ai presidi che si terranno a Cagliari venerdì 1 aprile alle 16:00 in piazza Costituzione e alle 18:00 presso l’Autorità Portuale al Porto.

Rete No Basi né Qui né Altrove
Cagliari Social Forum
Comitato Studentesco Contro l’Occupazione Militare della Sardegna

La Maior di nuovo diretta a Sant’Antioco.

Dopo aver attraversato tutto il mediterraneo la Maior è ripartita oggi da Monfalcone in direzione di Sant’Antioco. Teniamola d’occhio…l’arrivo è previsto per domenica 3 alle 18

IL SECONDINO, SI SA, E’ UN LAVORO SPORCO

La mensa del carcere di Bancali in provincia di Sassari va in malora, ma non parliamo di quella dei detenuti, bensì di quella dei secondini. Da tempo il loro sindacato si lamenta delle condizioni igieniche a dir poco precarie della mensa. Cibi scaduti, igiene lasciata al caso, forni che farebbero svenire masterchef e ragnatele ovunque sono alcune delle criticità evidenziate dalle guardie.

Lo sapevamo che il secondino era una lavoro sporco. Dopo pestaggi ai detenuti, condizioni di detenzione disumane e tanto corporativismo omertoso non hai voglia di un buon pasto?ebbene no, ben lontana dalla cucina del Mulino Bianco i secondini sono costretti a portarsi i panini da casa.

Il carcere di Bancali è uno delle carceri con il regime 41 bis attivo, una forma di tortura legalizzata. Ora dopo tanto dolore inflitto sembra il minimo ingurgitare qualche boccone amaro. No?

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SCIOPERO DELLA FAME DETENUTI DI MASSAMA (ORISTANO)

Da 20 giorni i detenuti del carcere d Massama, vicino Oristano, sono in sciopero della fame: il vitto viene rifiutato e mandato indietro ed è stato consegnato un elenco delle richieste dei detenuti per migliorare le condizioni di vita nel penitenziario. Al momento in cui scriviamo, i detenuti non hanno ricevuto alcuna risposta alle loro richieste. Da tempo i detenuti di Massama, struttura aperta 3 anni fa all’interno del Piano carceri, denunciano la mancanza di servizi, la chiusura della palestra, la presenza in cella di più detenuti oltre il numero previsto dalle normative e la mancanza di risposte dall’Istituto, in modo particolare da un direttore totalmente assente.
SEMPRE DALLA PARTE DI CHI SUBISCE LE ANGHERIE DELLO STATO!
SOLIDARIETA’ AI DETENUTI IN LOTTA!

La Maior a oriente – AGGIORNATO

La Maior che era arrivata da poco a Beirut è ripartita alle  13 di oggi in direzione di Monfalcone, l’arrivo è previsto per il 28 marzo alle 06.00.

—NEWS—Nonostante alla partenza da Beirut, la destinazione finale dichiarata fosse Monfalcone, la Maior stanotte (23/3) si è fermata a Cipro (Lanarka), forse condizioni meteo sfavorevoli o altri loschi affari. Stamattina (24/3) è ripartita con destinazione Monfalcone, l’arrivo è previsto per il 29 mattina.

Non c’è festività per i movimenti di guerra.

La Maior carica di mezzi militari in direzione di Civitavecchia

La Maior che era stata per un paio di giorni ferma al largo di Cagliari è entrata lunedì mattina al porto canale, ieri ha caricato dei mezzi militari e in serata è partita in direzione di Civitavecchia, dove l’arrivo è previsto per oggi alle 14.00. Non si sa quali mezzi siano stati imbarcati, ieri la nave è stata vista nel pomeriggio con il portellone chiuso e container militari sul ponte, come da foto.

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Denunce a Palermo

Riportiamo questa notizia tratta da informa-azione.info, come contributo alle discussioni che si stanno facendo ultimamente sulle strategie repressive delle questure d’Italia e della nostra locale questura cagliaritana.

Massima solidarietà ai compagni coinvolti, ecco due righe scritte da loro:

Dal tribunale di Palermo riceviamo un avviso di conclusione di indagini nei confronti di alcuni compagni anarchici, accusati di istigazione a delinquere in relazione ai seguenti reati: 270 bis, 270 sexies, 280, 280 bis e 253.
L’accusa è riferita alla pubblicazione o diffusione dei manifesti murali “Senti?“, “Contro radar e antenne: azione diretta!” e “Qui ed ora” e alle pubblicazioni “Contributi critici su una discussione che non c’è” e “L’imbarazzo della scelta“.

Alcuni anarchici palermitani

Movimenti e manifesti al porto di Cagliari

Martedì mattina al porto di Cagliari è arrivata la Maior, sembrava dovesse avere con se il solito carico di morte a tinte mimetiche, e invece no. Sono saliti e scesi mezzi civili, da martedì sera è stata ferma al porto con il portellone alzato fino a stamattina. Ora è in rada davanti alla Sella del Diavolo. Potrebbe essere in attesa di riattraccare a Cagliari o andare a Sant’Antioco per caricare mezzi provenienti da Teulada. Vedremo.

Sempre al porto sono apparsi diversi manifesti contro la complicità fra Tirrenia e militari. Probabilmente legati al fatto che questi ultimi spesso e volentieri usano sia le navi civili che i cargo commerciali della ditta di Onorato per i loro spostamenti. Il mese scorso decine di mezzi gommati e di soldati sono sbarcati a cagliari dalla Tirrenia proveniente da Civitavecchia.

 

Immagine

banner campagna antimilitarista

 

 

Clicca sul link per leggere la chiamata:

https://nobordersard.wordpress.com/2016/03/10/contro-la-guerra-in-libia-inceppiamo-la-macchina-militare/

 

CONTRO LA GUERRA IN LIBIA INCEPPIAMO LA MACCHINA MILITARE

La guerra non è più dichiarata: essa semplicemente è. Dal 1991 Lo Stato italiano è in guerra, con le sue truppe schierate in più di 20 paesi e la partecipazione a tutte le principali “missioni internazionali”.

Adesso il governo Renzi si sta preparando ad aggredire la Libia, con l’obiettivo di schierare la fanteria a difesa dei giacimenti petroliferi e dei metanodotti dell’ENI.

Come se non bastasse, lo Stato italiano tornerà presto in Iraq con un contingente di circa 500 soldati, che presidieranno i lavori di ristrutturazione della diga di Mosul, affidata all’impresa di costruzione Trevi di Cesena.

La guerra è da sempre utilizzata da Stati e classi dominanti per affermare i propri interessi. Dall’accaparramento delle risorse all’arrivo di manodopera a basso costo in fuga dai conflitti, la guerra è l’ossigeno dell’impresa.

Ma non solo: la guerra è essa stessa un’impresa, assicurando ingenti profitti ai padroni delle armi – in testa il colosso di Stato Finmeccanica – e agli speculatori che si spartiscono gli appalti di “ricostruzione”, passando per gli imprenditori della logistica necessaria alle manovre.

Mentre i padroni banchettano sul mondo, la guerra la vediamo anche qui vicino a noi, sotto forma di un’umanità braccata: milioni di profughi si accalcano alle frontiere esterne degli stessi Stati che li hanno bombardati, ma si trovano di fronte solo chilometri di muri, filo spinato, acciaio, campi di internamento e militari che li sorvegliano. I confini, apparentemente scomparsi, ritornano a farsi materiali.

Da questa parte della frontiera, la popolazione viene fatta vivere nel terrore che la guerra possa tornare indietro sotto forma di attacchi indiscriminati. Si restringono gli spazi di dissenso, peggiorano le condizioni di vita e le città vengono militarizzate. Tutto ciò viene fatto con il tacito assenso di chi a queste scelte non oppone resistenza.

Ma qui vicino a noi, possiamo trovare anche i responsabili di questi orrori. Non sono infatti solo i militari che fanno la guerra. Essi hanno bisogno anche di altri che li sostengano nel loro compito: le industrie che producono gli armamenti, le università che sviluppano i ritrovati tecnici e le dottrine strategiche d’intervento, i vettori commerciali per il trasporto logistico di armi e soldati.

Un carro armato che non viene imbarcato su una nave non può andare a sparare oltremare; una bomba che non viene portata fuori dalla fabbrica non può essere sganciata su un villaggio libico o siriano. Per questo Moby Lines, Tirrenia, FS Logistica, Saima Avandero, Ter Roma e tante altre sono complici della guerra. FS Logistica guadagna oltre 10 milioni di euro l’anno per il trasporto su rotaia dei mezzi militari. Moby Lines trasporta le bombe della RVM dalla Sardegna al Continente, per permetterne l’arrivo sugli scenari di guerra.

Contro la logistica bellica, l’imminente attacco militare alla Libia e tutti i complici del militarismo, occorre quindi agire. Per questo dal 28 marzo al 2 aprile invitiamo alla mobilitazione tutti i nemici della macchina militare, realizzando azioni di disturbo e contrasto contro coloro che permettono l’arrivo di mezzi e rifornimenti al fronte, secondo i desideri e le capacità di ognuno.

Per Sabato 2 Aprile invitiamo a manifestare nelle piazze, di fronte a università, centri di ricerca, industrie belliche, in quante più città possibili.

Perché alla guerra tra gli stati e i popoli opponiamo la guerra sociale, per l’abbattimento di ogni frontiera e contro ogni sfruttamento dell’essere umano sull’essere umano e sulla natura.

Anarchici e antimilitaristi