Archivi del mese: marzo 2019

Il carcere è una merda e i carcerieri anche

Ci giunge dal carcere di Uta una notizia alquanto brutta.

Un inserviente maliano, dipendente della struttura, è stato aggredito da un suo “collega” secondino (che l’ha fatto cadere per terra), quando è andato a lamentarsi con i suoi superiori questi gli hanno detto che avrebbero preso le dovute conseguenze. Poco dopo altri secondini l’hanno invitato a entrare in uno stanzino dove gli hanno rifilato una sonora lezione. A sorreggere e celare tutta la vicenda ci sono gli immancabili dottori e infermieri del carcere che quando hanno visitato il ragazzo maliano non hanno riscontrato nulla di grave. Ma possiamo immaginare anche tutto lo stuolo di lavoratori di di cooperative esterne, assistenti sociali e affini, anche loro sempre supinamente silenziosi.

Il carcere è negazione della libertà, è tortura, ma il carcere è anche quello di questo spregevole raccontino.

Uno schifo contro cui lottare finché sarà necessario.

 

 

Uta -Tolta la censura a Paolo

Dopo 7 mesi di corrispondenza sottoposta a censura Paolo può finalmente ricevere di nuovo lettere e libri senza troppe ingerenze da parte della direzione del carcere. E’ stata quindi accolta la richiesta dell’avvocato, che solo un mese fa era stata respinta.

 

Vive la france!

Riceviamo e pubblichiamo:

Ieri (24 marzo), dopo una due giorni di dibattiti e pranzi benefit in
solidarietà con l’Asilo di Torino in alcuni luoghi solidali a Parigi,
alcune compagne e alcuni compagni hanno dato vita a un presidio davanti
al Cra (il Cpr francese) di Vincennes.

Il presidio era stato chiamato in solidarietà con lo sciopero della fame cominciato mercoledì nella
prigione per stranieri, con decine di detenuti coinvolti che hanno
deciso di dormire nel cortile per protesta, rifiutando il cibo, le cure
all’infermieria, il sostegno giuridico dell’associazione che interviene
nel centro.

Durante il presidio siamo riuscitx a parlare con i prigionieri, abbiamo
gridato slogan contro i Cra e per la liberazione di tutt, e i
prigionieri hanno risposta al grido di “Liberté”. Dopo alcuni minuti le
guardie del Cra sono uscite per allontanarci, sguinzagliando i cani e
usando gas lacrimogeno. Gli sbirri sono saltati addosso a due compagni,
entrambi italiani, gettandoli violentemente al suolo. Il tentativo di
liberarli è stato vano, e mentre glile altr compagn venivano inseguit
per tutto il quartiere i due compagni sono stati condotti in
commissariato.

Oggi lunedì 25 è stato chiamato un presidio davanti al commissariato in
cui erano rinchiusi. I e le solidali hanno scoperto che, nel mentre, i
due compagni arrestati erano stati spostati… al Cra di Vincennes, la
stessa prigione per migranti dove sono stati catturati. L’accusa è di
minaccia all’ordine pubblico, per cui è stato emesso un foglio di via di
3 anni dalla Francia. Per ora non è stato ancora previsto un volo per
deportarli in Italia. Abbiamo potuto parlare con i compagni, il morale è
alto.

La macchina delle espulsioni è versatile, e viene utilizzata nuovamente
per reprimere chi lotta contro i centri per stranierx e le frontiere
(tre compagne italiane erano già state imprigionate in Cra nel 2016,
durante un’azione a Calais).
Vogliono isolare ancora di più le persone detenute, e rompere qualsiasi
forma di solidarietà dall’esterno. Vogliono spaventarci, ma non ci
riusciranno: che sia perché non si hanno i “documenti giusti” o perché
ci si oppone al sistema razzista che produce sfruttamento e
imprigionamento, i Cra e tutti i loro simili vanno distrutti.
Continueremo a batterci perché ciò accada, e a sostenere chi, da dentro,
si ribella.

A bas les Cra! Liberté pour tou.te.s! Continua a leggere

AGGIORNAMENTI SUL PRIGIONIERO DAVIDE DELOGU

Apprendiamo che Davide Delogu ha intrapreso uno sciopero della fame nel carcere di Augusta, dov’è tutt’ora detenuto, per protestare contro il divieto di colloquio con una compagna sarda imposto dalla direzione carceraria senza particolari motivazioni.

Ricordiamo come Davide sia sottoposto a diversi regimi punitivi e di vessazione ormai quotidiani perchè si rifiuta di piegarsi davanti alle regole imposte dal regime carcerario.

Il suo allontanamento nella prigione di Augusta è un ulteriore esempio di come sia preferibile per le istituzioni carcerarie tenerlo lontano da affetti e compagni della sua isola per isolarlo e cercare di spezzarlo. Il divieto di colloquio con una compagna ne è l’ennesimo esempio.

Lo sciopero è momentaneamente sospeso poichè Davide concede tempo sino al 30 marzo perchè la direttrice si metta in contatto con lui.

Se questo contatto non avvenisse Davide è intenzionato a riprendere lo sciopero della fame e le azioni dimostrative che riterrà piu’ opportune.

A lui va la nostra solidarietà, sempri ainnantis!

 

Ultime parole lasciate da Lorenzo, caduto in Kurdistan

Pubblichiamo la nota lasciata dal compagno anarchico fiorentino Lorenzo “Orso”, caduto combattendo per la libertà in Rojava, militando tra le fila delle Ypg Internazionaliste. 

Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli, e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà.
Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.
Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza.
Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai!
Neppure per un attimo.
Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni.
E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve.
E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi
quella goccia.
Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.
Serkeftin!

Orso,
Tekoser,
Lorenzo

Un piacevole domino

Oggi pomeriggio ci è giunta la notizia che il riesame del tribunale di Trento ha ritenuto insussistenti le accuse di 270 bis e 280 per gli arrestati e gli indagati dell’operazione Renata.

Cosa vuol dire? In soldoni il collegio del riesame ha fatto notare alla procura di Trento che il castello accusatorio costruito finora, che ha portato alla mega operazione del 19 Febbraio, non è solido così come hanno provato a far credere a tutti. Nonostante gli enormi mezzi utilizzati prima per le indagini – centinaia di migliaia di euro, telecamere nelle case, decine di microfoni sparsi tra case, auto e circoli -, poi per l’operazione – circa 60 perquisizioni, centinaia di sbirri, giornalisti e compagnia cantante – e dopo per provare a giustificare tutto questo prolungato (3 anni di indagini) e accanito (ricordiamoci la pistola alla tempia di uno dei nostri compagni in carcere) impegno verso il “pericolo anarchici” – fra quelli che hanno commentato l’operazione ovviamente non poteva mancare il caro Salvini -, ebbene nonostante tutto questo alla prima verifica con un tribunale (quindi non proprio con dei nostri amici) il gigante repressivo, grande orgoglio dello stato, ha mostrato di avere i piedi di argilla.

Questo non vuol dire niente di troppo positivo, per carità. Purtroppo i nostri compagni continuano a rimanere in carcere, e a noi tocca continuare a impegnarci per rendere sempre più forte e capillare quella rete di solidarietà che nell’ultimo mese si è creata intorno alle operazione Scintilla e Renata.

Cosa succede ora? Come detto il collegio del riesame ha dichiarato che non c’è nessun terrorismo e nessuna associazione, rimangono i reati specifici, e rimane la procura di Trento che non ha ancora chiuso le indagini e che se lo ritiene necessario può continuare a indagare sugli stessi reati, e la cosa non ci stupirebbe per niente.

E’ interessante però a questo punto, e visti i più o meno recenti aggiornamenti in materia di reati associativi, provare a fare qualche ragionamento.

Negli ultimi sei mesi, se non andiamo errando, le procure dello stato italiano hanno notificato tre indagini per 270, una in Sardegna (a settembre contro alcuni compagni che sono andati a lottare in Kurdistan), una a Torino e l’ultima a Trento.

Tutte e tre non hanno superato il riesame, ovviamente per motivi diversi, ma è significativo il fatto che dopo i fallimenti (purtroppo non di tutti i tentativi) delle indagini sui reati associativi del primo decennio degli anni 2000, ci sia stato un ritorno di fiamma da parte delle procure, ROS e Digos. Un ritorno che per alcuni è sembrato inaspettato, proprio per la fragilità già mostrata in passato da questo tipo di articoli (il 270 e 270bis) in ambiti di compagni che non utilizzano un’organizzazione verticistica e strutturata in ruoli definiti e riconosciuti.

Viene quindi da chiedersi se non fosse già messo in conto da parte dello stato che queste chiusure indagini e arresti preventivi potessero durare “poco”, e avere in generale una strada complicata dentro le aule dei tribunali, e che quindi fosse interesse delle procure e di tutti i vari sbirri condurre per anni queste mega indagini (per le indagini su 270 il ministero dell’interno mette a disposizione milioni di euro), più per conoscere a fondo i vari giri di compagni indagati e per poter in dati momenti rifilare una bastonata non da poco tagliando le gambe a lotte in corso o evitando risposte troppo forti ad altre porcherie (vedi il caso della duplice operazione sgombero dell’Asilo-arresti per 270).

Qualcuno starà pensando che sto scoprendo l’acqua calda, forse è così, però credo che fermarsi a ragionare alla luce della notizia di oggi di Trento si quantomai importante e non banale: quanti si aspettavano che dopo neanche un mese e mezzo dall’operazione Scintilla i due reati associativi fossero bocciati in sede processuale?

E ora? In Sardegna che temporalmente è stato il primo posto dove si è verificato il tutto, la procura sembra che abbia mollato l’osso associativo, ma di sicuro non ha mollato sui compagni, infatti per uno degli indagati è arrivata poco dopo la richiesta di sorveglianza speciale. A Torino si stanno accanendo e stanno facendo di tutto per non far uscire alcuni compagni su cui le accuse rimaste sono all’incirca dell’entità di aver fatto una scritta sui bagni di scuola, a Trento hanno si bocciato le accuse, ma non hanno scarcerato nessuno e neanche ridimensionato le misure cautelari.

Una conclusione molto semplice è che gli sbirri ovviamente non molleranno la presa nonostante le delusioni, un paio di quartieri di Torino sfasciati, le figure di merda e una diffusa solidarietà verso arrestati e indagati; i giudici fanno la loro sporca parte ma faticano a vedere del terrorismo nell’uso di Illustrator –  nonostante non abbiano firmato per la scarcerazione di Nicco -; i giornalisti fanno sensazionalismo eccitandosi con tutte le veline che di questi tempi le questure gli stanno passando. Tutto è stato quindi confermato, con l’aggiunta che sembra che lo stato abbia provato a sferrare un attacco frontale, ma che forse stia inciampando un pò su se stesso e un pò in una risposta che forse non si aspettava.

TUTTI LIBERI – TUTTE LIBERE

TERRORISTA E’ LO STATO

 

 

 

Rinvio del processo a Paolo, Aldo e Walter

Ieri mattina in corte d’appello a Cagliari si è svolta l’udienza di secondo grado del processo a Paolo, Aldo e Walter, accusati di rapina a mano armata e da un anno e mezzo reclusi nel carcere di Uta.

Il giudice non ha accolto le richieste di avvocati e pm ritenendole, specialmente per uno degli imputati, troppo basse.

L’udienza è stata rinviata al 17 aprile. In aula c’erano una ventina di solidali che hanno potuto salutare, seppur da lontano, Paolo e gli altri.

 

Benefit in solidarietà ai colpiti dalle operazioni repressive Scripta Manent, Scintilla e Renata

VENERDÌ 15 MARZO h.18:00

Facoltà di Scienze Politiche, Via Sant’Ignazio da Laconi, 78

benefit rosa nera.png

CONTINUA LO STILLICIDIO DI MISURE CONTINUA A CRESCERE LA DETERMINAZIONE

riceviamo e pubblichiamo :

Ancora un foglio di via da Torino consegnato per una delle numerose azioni di solidarietà con chi lotta e con chi viene colpito dalla repressione.
Questo provvedimento si riferisce in particolare alla presenza in aula bunker dell’11 febbraio scorso, in solidarietà con gli imputati del processo Scripta Manent, ma, si inscrive in tutto questo mese di lotta dopo gli arresti a Torino e a Trento e dopo lo sgombero dell’Asilo.
Quel giorno le 62 persone in aula, in una pausa della requisitoria del Pubblico Ministero Sparagna, hanno letto un comunicato che diceva:
“Non siamo imputati, ma questa è la nostra storia, è il nostro percorso rivoluzionario, e proprio a questo percorso appartengono gli anarchici oggi sotto processo. Siamo tutti coinvolti e i boia dello Stato non possono definire, né comprendere le nostre idee e le nostre vite. Solidarietà ai prigionieri anarchici e rivoliuzionari.”
Lo stesso verbale che notifica il foglio di via dice che poi le stesse persone intonavano per circa 20 minuti cori a sostegno dei compagni arrestati nell’ambito dell’indagine Scripta Manent, a sostegno degli arrestati a Torino di 4 giorni prima e contro lo sgombero dell’Asilo e cori oltraggiosi nei confronti del Pubblico Ministero. Poi l’aula è stata sgomberata dalla Celere (alla faccia della celerità, dopo 20 minuti!). Il verbale continua dicendo che c’è stato oltraggio ad un magistrato in udienza, interruzione di pubblico ufficio, inoservanza dei provvedimenti dell’Autorità e resistenza a Pubblico Ufficiale; e quindi tutto ciò ha costituito motivo di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica.

Dice inoltre che viene emesso il foglio di via perchè gli atteggiamenti tenuti sono riconducibili al modus operandi dell’aggregazione di appartenenza (gli anarchici) e anche la persona a cui l’hanno appiopato rientra nelle categorie contemplate (sempre gli anarchici! Che fini segugi!) e che nel Comune di Torino non svolge alcuna stabile attività lavorativa, non ha residenza o altri interessi rilevanti (ma fatevi i cazzi vostri!) e quindi, in sostanza, se torna a Torino è solo per reiterare i reati!
E dice infine che sussistono particolari esigenze di celerità nel far divieto di tornare a Torino, posto che sono ben note le rivendicazioni da parte dei predetti militanti anarchici, attuate con imprevedibili mobilitazioni di protesta!!!
Vi abbiamo detto cosa dice la Questura. Quello che diciamo noi è che hanno ragione! Torneremo! Continueremo ad essere imprevedibili, continueremo a turbare l’ordine e la millantata normalità, mai smetteremo di essere solidali e di fare fattiva e veeemente resistenza agli attacchi della repressione! Continueremo a farlo a Torino e ovunque!

Per avere idea di quanti fogli di via siano arrivati e per coordinarsi per eventuali iniziative future, chiediamo a chi l’ha ricevuto di scrivere all’indirizzo: restrizioni@anche.no

DAL CARCERE

Apprendiamo che Paolo, recluso nel carcere di Uta e attualmente sottoposto a censura, sta subendo un blocco quasi totale delle corrispondenze. Tutti i libri sono bloccati e anche alcune corrispondenze epistolari (probabilmente ritenute più “sensibili”) sono ferme da settimane.
Non è la prima volta che la direzione del carcere riserva un trattamento speciale ai prigionieri che non piegano la testa. Da poco sempre Paolo si è visto spostare in un isolamento sanitario perchè l’acqua del carcere gli ha fatto venire una dermatite che l’infermeria del carcere non ha saputo curare, e per la quale ovviamente ha negato una visita esterna. Quindi come unica contromisura è stato utilizzato l’isolamento.
Ricordiamo anche in passato i rinnovi continui e pretestuosi della censura a una compagna.