Oggi pomeriggio ci è giunta la notizia che il riesame del tribunale di Trento ha ritenuto insussistenti le accuse di 270 bis e 280 per gli arrestati e gli indagati dell’operazione Renata.
Cosa vuol dire? In soldoni il collegio del riesame ha fatto notare alla procura di Trento che il castello accusatorio costruito finora, che ha portato alla mega operazione del 19 Febbraio, non è solido così come hanno provato a far credere a tutti. Nonostante gli enormi mezzi utilizzati prima per le indagini – centinaia di migliaia di euro, telecamere nelle case, decine di microfoni sparsi tra case, auto e circoli -, poi per l’operazione – circa 60 perquisizioni, centinaia di sbirri, giornalisti e compagnia cantante – e dopo per provare a giustificare tutto questo prolungato (3 anni di indagini) e accanito (ricordiamoci la pistola alla tempia di uno dei nostri compagni in carcere) impegno verso il “pericolo anarchici” – fra quelli che hanno commentato l’operazione ovviamente non poteva mancare il caro Salvini -, ebbene nonostante tutto questo alla prima verifica con un tribunale (quindi non proprio con dei nostri amici) il gigante repressivo, grande orgoglio dello stato, ha mostrato di avere i piedi di argilla.
Questo non vuol dire niente di troppo positivo, per carità. Purtroppo i nostri compagni continuano a rimanere in carcere, e a noi tocca continuare a impegnarci per rendere sempre più forte e capillare quella rete di solidarietà che nell’ultimo mese si è creata intorno alle operazione Scintilla e Renata.
Cosa succede ora? Come detto il collegio del riesame ha dichiarato che non c’è nessun terrorismo e nessuna associazione, rimangono i reati specifici, e rimane la procura di Trento che non ha ancora chiuso le indagini e che se lo ritiene necessario può continuare a indagare sugli stessi reati, e la cosa non ci stupirebbe per niente.
E’ interessante però a questo punto, e visti i più o meno recenti aggiornamenti in materia di reati associativi, provare a fare qualche ragionamento.
Negli ultimi sei mesi, se non andiamo errando, le procure dello stato italiano hanno notificato tre indagini per 270, una in Sardegna (a settembre contro alcuni compagni che sono andati a lottare in Kurdistan), una a Torino e l’ultima a Trento.
Tutte e tre non hanno superato il riesame, ovviamente per motivi diversi, ma è significativo il fatto che dopo i fallimenti (purtroppo non di tutti i tentativi) delle indagini sui reati associativi del primo decennio degli anni 2000, ci sia stato un ritorno di fiamma da parte delle procure, ROS e Digos. Un ritorno che per alcuni è sembrato inaspettato, proprio per la fragilità già mostrata in passato da questo tipo di articoli (il 270 e 270bis) in ambiti di compagni che non utilizzano un’organizzazione verticistica e strutturata in ruoli definiti e riconosciuti.
Viene quindi da chiedersi se non fosse già messo in conto da parte dello stato che queste chiusure indagini e arresti preventivi potessero durare “poco”, e avere in generale una strada complicata dentro le aule dei tribunali, e che quindi fosse interesse delle procure e di tutti i vari sbirri condurre per anni queste mega indagini (per le indagini su 270 il ministero dell’interno mette a disposizione milioni di euro), più per conoscere a fondo i vari giri di compagni indagati e per poter in dati momenti rifilare una bastonata non da poco tagliando le gambe a lotte in corso o evitando risposte troppo forti ad altre porcherie (vedi il caso della duplice operazione sgombero dell’Asilo-arresti per 270).
Qualcuno starà pensando che sto scoprendo l’acqua calda, forse è così, però credo che fermarsi a ragionare alla luce della notizia di oggi di Trento si quantomai importante e non banale: quanti si aspettavano che dopo neanche un mese e mezzo dall’operazione Scintilla i due reati associativi fossero bocciati in sede processuale?
E ora? In Sardegna che temporalmente è stato il primo posto dove si è verificato il tutto, la procura sembra che abbia mollato l’osso associativo, ma di sicuro non ha mollato sui compagni, infatti per uno degli indagati è arrivata poco dopo la richiesta di sorveglianza speciale. A Torino si stanno accanendo e stanno facendo di tutto per non far uscire alcuni compagni su cui le accuse rimaste sono all’incirca dell’entità di aver fatto una scritta sui bagni di scuola, a Trento hanno si bocciato le accuse, ma non hanno scarcerato nessuno e neanche ridimensionato le misure cautelari.
Una conclusione molto semplice è che gli sbirri ovviamente non molleranno la presa nonostante le delusioni, un paio di quartieri di Torino sfasciati, le figure di merda e una diffusa solidarietà verso arrestati e indagati; i giudici fanno la loro sporca parte ma faticano a vedere del terrorismo nell’uso di Illustrator – nonostante non abbiano firmato per la scarcerazione di Nicco -; i giornalisti fanno sensazionalismo eccitandosi con tutte le veline che di questi tempi le questure gli stanno passando. Tutto è stato quindi confermato, con l’aggiunta che sembra che lo stato abbia provato a sferrare un attacco frontale, ma che forse stia inciampando un pò su se stesso e un pò in una risposta che forse non si aspettava.
TUTTI LIBERI – TUTTE LIBERE
TERRORISTA E’ LO STATO