Mercoledì 2 febbraio alle 10 si terrà presso il tribunale di
Milano (corso di Porta Vittoria) il processo con rito
abbreviato contro Vittorio Addesso,
ispettore capo di polizia che ha cercato di violentare Joy,
una donna nigeriana, nel lager per immigrate/i di
via Corelli nell¹agosto 2009.
Saremo presenti con un volantinaggio in appoggio a Joy e
al suo coraggio di ribellarsi alla violenza e di
denunciare pubblicamente le sopraffazioni e le
violenze che vivono le donne immigrate in Italia
anche da parte dei rappresentanti dello Stato.
Sottoscriviamo e pubblichiamo l¹appello lanciato per
il 2 febbraio dalle compagne contro i Cie di Roma.
APPELLO PER IL 2 FEBBRAIO
Mercoledì 2 febbraio ci sarà a Milano il processo con rito
abbreviato per la denuncia fatta da Joy contro l¹ispettore
di PS Vittorio Addesso.
Noi ci saremo. Vogliamo essere con Joy anche in questa tappa
della sua ribellione alle violenze e ai soprusi che ha subito.
Joy si è ribellata per se stessa, ma anche per tutte quelle
che, nella stessa situazione, non hanno avuto il modo o il
coraggio di farlo e per tutte quelle che troveranno,
nel suo esempio, la forza per non subire.
La sua
vicenda è emblematica. Le istituzioni pensano che quelle/i
che hanno subito violenza per mano dei loro funzionari,
staranno zitte/i per nonmsubire ulteriori vessazioni,
contando, anche, sull¹omertà di chi, pure, è a
conoscenza dei fatti.
Se questo non succede c¹è la vendetta, come è accaduto
per Joy, che è stata pestata, insieme alle sue compagne
, da Addesso e commilitoni, con la scusa della rivolta
di Corelli.Anche qui nel silenzio di chi vede e sa.
Se la ritorsione non funziona, come non ha funzionato
con Joy, che, al processo per la rivolta di Corelli,
ha denunciato la violenza sessuale ed il successivo pestaggio,
allora c¹è la denuncia per calunnia che, anche in questo caso,
accomuna Joy a tutte le vittime della violenza delle
istituzioni e ai loro familiari che hanno il coraggio
di rendere pubbliche le vicende.
Joy è stata denunciata per calunnia direttamente
al processo e da un giudice donna.
Per inciso, questo è successo anche alla madre di
Aldrovandi ed alla sorella di Uva.
Le istituzioni usano, di norma, la denuncia e la
querela, contro quelle /i che osano chiedere
loro conto di violenze e/o ingiustizie subite, perchè
sono consapevoli della disparità dei rapporti di forza.
Ma Joy non è stata lasciata sola.
Le compagne e i compagni solidali, le femministe
e le lesbiche, fra denuncee manganellate, hanno
reso pubblico tutto quello che le è successo.
Le femministe e le lesbiche non si sono demoralizzate
neanche quando hanno contattato, invano, realtà
che, pur prendendo per questo finanziamenti pubblici,
si sono mostrate evasive e sfuggenti.
Sono riuscite, ugualmente, a tirare fuori Joy dal
circuito perverso in cui era chiusa.
Per tutto questo, i meccanismi abituali, messi in atto
dalle istituzioni,non hanno funzionato.
Ora, lo stato ha un¹ultima carta da giocare,
quella della mela marcia:scaricherà tutta la
responsabilità su Addesso imputando quello che è
successo ad un ³riprovevole comportamento personale².
Noi sappiamo che non è così.
Il compito delle
istituzioni in divisa è di tenere a bada,
in qualsiasi modoe con qualsiasi mezzo,
il dissenso e, in cambio, hanno l¹immunità el¹impunità.
E le donne rinchiuse nei Cie sono bottino di guerra.
La storia di Joy ci racconta la violenza di genere,
ma anche quella delleistituzioni, la violenza
nelle strutture chiuse di detenzione, ma anche
quella nei confronti delle migranti e dei migranti,
nuove schiave e nuovi schiavi, ed infine la violenza
dello stato nei confronti di tutte/i quelle/i
che osano ribellarsi.
La storia di Joy ci insegna che ribellarsi è necessario,
perché solo così si
può spezzare omertà e silenzio, che quelle/i che si
ribellano non devono essere lasciate/i sole/i, che
non è il caso di contare su strutture paraistituzionali che fanno
quasi sempre un passo indietro quando prendere
posizione su soprusi, vessazioni, violenze significa
mettere in discussione
alleanze, convenienze, interessi, che è necessario
autorganizzarsi e costruire un¹altra società.
RIBELLARSI SEMPRE RIBELLARSI TUTT*!!
CHIUDERE TUTTI I CIE!!
antirazzisti milano