Ecco qualche numero da un articolo de La Stampa, a fronte di un investimento di miliardi di euro si pala di qualche decina forse qualche centinaio di operai da tutto il mondo. Ecco una volta di più svelati i miti dell’indotto dell’industria bellica. Sembra una storia già sentita da queste parti….
Sono 160 i dipendenti Alenia che oggi lavorano a Cameri: una trentina di impiegati e il resto quasi tutti giovani operai apprendisti. Poi vanno aggiunti circa 100 «trasfertisti», sempre di Alenia, che arrivano tutti i giorni da Caselle, una sessantina di statunitensi dipendenti di Lockheed Martin (20 operai e 40 impiegati, quasi tutti residenti in case in affitto ad Arona) e una cinquantina di romeni con contratti interinali, che abitano in hotel a Novara. In tutto circa 370 addetti, parecchi meno dei 600 di cui si parla.
A fornire i numeri è il segretario generale della Fim Cisl per il Piemonte orientale, Rolando Bianchin, che ha appena stravinto le elezioni per la Rsu, ottenendo due delegati su tre (l’altro è andato alla Uilm, nessuno a Fiom Cgil e Ugl). Questo personale lavora sulle linee di produzione dei cassoni alari e di assemblaggio degli F35 e, in parte, alla manutenzione di Tornando e Eurofighter.
Previsioni complicate
Difficile fare previsioni su quel che accadrà quando si aggiungerà anche la revisione degli F35: «Credo che il numero di persone possa raddoppiare» azzarda Bianchin. Siamo assai lontani dalle cifre circolate ancora in questi giorni (fino a 10 mila assunzioni), ma sono posti che ora si possono considerare fissi e non destinati a esaurirsi con la fine dei lotti di produzione: «Questo è uno stabilimento consolidato, con lavoro garantito almeno per 30-40 anni».
Date e mappa
L’adesione dell’Italia al progetto F35 (già JSf) risale al ’98 col Governo D’Almea. L’attività alla Faco è partita nel 2012. Gli interventi di manutenzione, dal 2018, saranno relativi solo ai velivoli e il polo di Cameri sarà affiancato da un altro inglese, «in supporto». La revisione dei motori è stata assegnata alla Turchia, con Olanda e Norvegia «in supporto». Fabio Ravanelli, presidente dell’Associazione industriali, accoglie con grande favore la decisione che «dà sollievo al nostro territorio e avrà un importante indotto, con ricadute su commercio e servizi». «Per la provincia – dice – è una boccata d’ossigeno. Non possiamo che esserne lieti in un momento così difficile. Non stiamo parlando di una fabbrica di caramelle e questo significa due cose. Primo, non è un’attività poco qualificata ma di elevatissima tecnologia, con ricadute positive. Secondo, capisco le perplessità sulla produzione simile ma se non fosse qui sarebbe altrove e dunque meglio così».
Se queste sono le valutazioni dal punto di vista qualitativo, da quello quantitativo Ravanelli aspetta a sbilanciarsi: «E’ difficile fare previsioni con tanto anticipo sui posti di lavoro che si potranno creare. Dobbiamo ancora capire la dimensione della commessa»