Archivi del mese: aprile 2018

A proposito di processi, traduzioni e denunce

La prima udienza del processo per il presidi a Buoncammino del 2013, è stata la prima volta da quando Paolo è stato arrestato che molti fra compagni, compagne e amici potevano vederlo e salutarlo non tramite corrispondenze. La voglia di chi era in una parte dell’aula e di chi era in manette ben scortato dai secondini è stata reputata troppa dal Caposcorta Fidanza Canio, che ha ben pensato di redarre una relazione di Servizio e inviarla a nientepopodimenoche: al G.I.P., al Ministero della Giustizia, al Provveditorato regionale, al magistrato di Sorveglianza e all’ufficio educatori di Cagliari.

La relazione è un racconto fantascientifico (per i termini utilizzati) di quanto accaduto tra l’aula e i corridoi del tribunale, i protagonisti di questi eccezionali momenti di tensione sono una cinquantina di soggetti appartenenti presumibilmente a gruppi anarchici e antagonisti (e già viene da ridere a pensare chi abbia dato la soffiata sulla composizione del gruppo all’impavido secondino, per non parlare dei problemi nel far di conto…), Todde Paolo e il personale di Pol.pen.. Estraendo parti dal verbale ecco come vengono descritti i fatti:

Ripetutamente questo gruppo di anarchici tentava di entrare in contatto col detenuto, mettendo in gravi difficoltà il personale di Pol.Pen. addetto alla scorta….il detenuto chiedeva al giudice di effettuare un breve saluto ai familiari ….mi accingevo a permettere quanto autorizzato…mentre organizzavo l’uscita dal palazzo di giustizia del detenuto Todde….una signora cercava di forzare il blocco posto dallo scrivente…. e proferendo le seguenti testuali parole: “non rompete i coglioni” cominciava ad agitarsi e ad urlare rischiando di provocare gravissimi problemi di ordine pubblico.

Nel contempo il detenuto Todde urlava per farsi sentire dal gruppo…svelando il tragitto che stavamo per percorrere al fine di permettere agli anarchici di creare problemi di ordine pubblico. Grazie all’abilità del personale di Pol.Pen. presente, il pericolo dell’insorgere di criticità veniva fortemente limitato, tuttavia è da segnalare da parte del Todde il tentativo di scatenare disordini durante tutto il tragitto percorso per abbandonare il tribunale. In particolare lo stesso si girava chiamando ripetutamente gli anarchici presenti, urlava, fischiava, cercando di fomentare proteste.

Il tutto si segnala, oltre che per eventuale procedimento a disciplinare a carico del Todde, anche per evidenziare la professionalità del personale di scorta, e per apportare tutti gli accorgimenti per eventuali traduzioni future del Todde.

Raramente riportiamo le scartoffie di sbirri e giudici, ma ogni tanto la retorica sbirresca merita veramente di essere citata in tutta la sua poetica. Specialmente se questa riguarda il tentativo da parte di amici e compagni di avvicinarsi per qualche secondo a un caro compagno in carcere da mesi. Il modo in cui poi vengono descritti i fatti è emblematico della volontà di creare “un caso” intorno a questo piccolo fatto, ma che piccolo potrebbe non risultare se il procedimento disciplinare andrà avanti.

Non è una questione di vittimismo. Paolo sa bene come siano fatti i secondini e quale sia la linea da non superare se non si vuole iniziare ad assaporare lo scontro con questi. Ha scelto di fregarsene e di far sentire la sua voglia di libertà e di attaccamento ai suoi compagni, i quali hanno fatto la stessa scelta. Una volta di più ci siamo accorti di quanto le maglie della repressione siano strette, di quanto ogni momento sia buono per una denuncia o un rapporto. Questo non fermerà le nostre lotte e la nostra solidarietà. Paolo Libero. Tutte Liberi.

Oggi udienza del processo per i presidi a Buoncammino

Si sarebbe dovuta svolgere stamattina al tribunale di Cagliari la seconda udienza del processo che vede coinvolti 18 fra compagni e compagne, accusati di aver promosso e organizzato un presidio non autorizzato sotto il carcere di Buoncammino nel 2013.

L’udienza è durata cinque minuti tra l’appello dei presenti e qualche bega burocratica tra il giudice e i vari avvocati presenti, poi è arrivato il rinvio al 12 settembre alle 9.

L’unica buona notizia di oggi è che abbiamo di nuovo potuto vedere e salutare Paolo, detenuto a Uta da ottobre, che seppur controllato a vista da cinque secondini, che si mettevano fra noi e lui tentando di evitare anche che ci vedessimo, ci ha salutato con calore e sorrisi, che nonostante le manette e tutti quegli stronzi intorno non mancavano sul suo viso.

A lui vanno i nostri pensieri, sperando di poterlo riabbracciare al più presto.

Questo un testo preparato per l’udienza di oggi.

pieghevole udienza 27-4

 

 

 

 

Sbarchi militari a Sant’Antioco, L’ESERCITO STA USANDO UNA NUOVA NAVE

La parte interessante di questa notizia non è il consueto sbarco di brigate corazzate al porto di Sant’antioco, ma bensì il fatto che a portare qui i militari non sia stata la Maior o l’Altinia ma una nave chiamata CAPUCCINE.

Questa può sembrare una cosa da poco ma in realtà rappresenta una novità assoluta, infatti negli ultimi quattro anni i trasporti dei mezzi dell’esercito italiano sono stati sempre effettuati dalle navi dell’armatore Visentini di Rovigo, che di anno in anno rinnova l’appalto con il ministero della guerra. Non sappiamo se si tratti di un nuovo acquisto di Visentini o se di un nuovo appalto dello stato. Ci aggiorneremo e vi faremo sapere, nel frattempo vi offriamo le foto dello sbarco.dig

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Sassari – 26 aprile – presentazione del libro “Correvo pensando ad Anna” e presentazione del progetto della cassa antirepressione sarda.

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Serata della Cassa antirep – Olbia-

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Sit-in in rettorato: FUORI I MILITARI DALL’UNIVERSITA’

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LA DUE GIORNI E’ INIZIATA

LA DUE GIORNI E’ INIZIATA CON UNA SERA DI ANTICIPO!!

VISTO L’AFFLUSSO DI COMPAGNI E COMPAGNE DA FUORI CAGLIARI ABBIAMO OCCUPATO POCHE ORA FA L’EX CAVA DI MONTE URPINU.

CHI VOLESSE ARRIVARE GIA’ DA STASERA E’ IL BENVENUTO. ALLE NOVE CI SARA’ LA CENA.

L’INGRESSO DELLA CAVA SI TROVA IN VIA RAFFA GARZIA, PER ARRIVARCI CON I MEZZI PUBBLICI BISOGNA PRENDERE IL PULLMAN NUMERO 10 IN DIREZIONE OSPEDALE BINAGHI E SCENDERE IN VIA GARZIA, VEDRETE UN GRANDE STRISCIONE E TROVERETE SEMPRE QUALCUNO CHE  VI INDICHERA’ DOVE PASSARE.

DOMANI LA PRIMA ASSEMBLEA INIZIERA’ ALLE 10 E 30, POI PRANZO E POI SECONDA ASSEMBLEA ALLE 16.00, IN SERATA SI TERRA’ LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SARDEGNA ANARCHISMO E LOTTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.

IMPORTANTE IMPORTANTE CHI AVESSE TENDA O ALTRE ATTREZZATURE DA CAMPEGGIO IN PIU’ LE PORTI IN MODO DA POTERLE PRESTARE A CHI VIENE DA LONTANO CON MEZZI SCOMODI COME GLI AEREI.

VI ASPETTIAMO NUMEROSI, FATE GIRARE LA VOCE.

SVIZZERA : VISITE ALLA RHEINMETALL

Da RoundRobin :

Oggi (mercoledì 4 aprile) hanno avuto luogo a Zurigo e a Berna delle azioni di fronte agli stabilimenti di produzione della Rheinmetall, azienda tedesca di armamenti. A Zurigo tre persone sono state arrestate per un breve periodo e altre sono state controllate. È stato distribuito il seguente volantino:

La Turchia bombarda, Rheinmetall profitta

Da quando il 20 gennaio scorso lo Stato turco ha iniziato la sua guerra di aggressione ad Afrin, vengono impiegati anche armamenti europei. L’azienda Rheinmetall gioca un ruolo importante a riguardo. La fornitrice a livello mondiale di piccole parti di armamenti produce per esempio componenti del Leopard-2-Panzer, il quale tra il 2006 e il 2011 è stato impazientemente acquistato dal governo turco. Il materiale del principale esportatore tedesco viene attualmente impiegato dall’esercito-NATO-turco nel suo attacco all’avanzato progetto in Rojava. Ora Rheinmetall, spinta dal governo turco, dovrebbe ammodernare circa 100 panzers. Non è quindi un caso che le azioni della Rheinmetall siano attualmente a un livello record. Il conto è semplice: Dove cadono le bombe e marciano gli eserciti, l’industria degli armamenti ne trae profitto!

Rheinmetall, Erdogan e i trucchi dell’industria delle armi

Rheinmetall sa che in Europa ci sono ancora leggi nell’ambito dell’esportazione che possono impedire determinati affari. Inoltre la pressione dell’opinione pubblica contro i mandati per l’ammodernamento dei panzer turchi aumenta sempre di più. Però che succede se le armi vengono improvvisamente prodotte all’estero ma il guadagno rimane nell’azienda? Dal 2016 la Rheinmetall prova proprio questo trucco in Turchia. Insieme ai produttori turchi di veicoli militari BMC e ad altri investitori è stata fondata un’impresa comune (joint venture) sotto il nome di Rheinmetall BMC Defense Industry (RBSS) con sede ad Ankara. Gli obbiettivi di questa sono noti: Nel dicembre 2015 Rheinmetall ha annunciato in un documento interno che intendeva costruire circa 1’000 carri armati in Turchia tramite RBSS. Questo al prezzo di circa sette miliardi di euro. Naturalmente non è così facile. Nonostante la dittatura, anche in Turchia vengono indetti dei concorsi per gli appalti pubblici. Ma anche in tal senso, la Rheinmetall ha preso dei provvedimenti. L’azienda partner turca BMC appartiene a Ethem Sancak, il quale a sua volta è un amico fedele di Erdogan. Nel 2017 il presidente turco è stato dichiarato per decreto a presidente dell’Ufficio per le gare d’appalto per la produzione di veicoli militari e ha quindi il potere decisionale per i contratti futuri. Anche se gli appalti non sono stati ancora aggiudicati, Rheinmetall è in pole position quando si tratta di armare l’esercito turco.

Rheinmetall, l’industria degli armamenti e la Svizzera

Ci sono ragioni storiche per cui Rheinmetall ha uno stabilimento di produzione ad Oerlikon (Zurigo). La Rheinmetall Air Defence AG, che produce sistemi di difesa aerea a Oerlikon, ha rilevato la Rheinmetall dall’ex Oerlikon-Bührle diversi anni fa. L’azienda si sentirebbe impegnata nella tradizione antiaerea di Oerlikon, annunciò la stessa dopo il cambio di nome. Oggi, insieme a Ruag, Mowag e Pilatus, Rheinmetall è una delle più importanti aziende di difesa della Svizzera. La loro dimensione è meno essenziale della loro rete. Rheinmetall assume un ruolo di importanza strategica per l’industria svizzera degli armamenti. Grazie al suo coinvolgimento internazionale, offre ai produttori locali un migliore accesso ai programmi europei in materia di armamenti.

Solidarietà vuol dire resistenza – Fuori al 1° Maggio

Anche se i prodotti bellici fabbricati in Svizzera non possono giocare il ruolo centrale per l’esercito turco, negli ultimi anni le imprese del settore hanno tratto grandi vantaggi dagli affari con lo Stato turco. Tra il 2005 e il 2015 l’industria bellica svizzera ha guadagnato 28,6 milioni di franchi grazie agli ordini dalla Turchia. Considerando che la Svizzera è uno dei maggiori produttori di armi al mondo pro capite, non è una quantità trascurabile. La nostra resistenza è ancor’ più necessaria qui. Portiamo per le strade al 1° Maggio la nostra rabbia per le macchinazione dell’industria bellica e la guerra di aggressione ad Afrin. Solidarizziamoci con il progetto in Rojava, il quale da anni cerca di costruire una società democratica equa dal punto di vista di genere, ecologico e di democrazia di base, che è stato ripetutamente attaccato proprio per questi motivi. Lottiamo insieme per un mondo nel quale il profitto non gioca alcun ruolo. Non concediamo alla guerra un entroterra tranquillo.

7 aprile: Manif. Difendere Afrin! Nessun entroterra tranquillo alla guerra! 16:00 Bahnhofplatz a Berna.
20.-22 Aprile: Fine settimana politico con ospiti internazionali. Kanzleiareal Zurigo.
1° Maggio: Blocco rivoluzionario. 09:30 Helvetiaplatz Zürich.
1° Maggio: Ritrovo rivoluzionario. 13:00 Helvetiaplatz Zürich.

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Presentazione di: “Sardegna, anarchismo e lotta di liberazione nazionale”

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Scritte contro la CISL

I giornali di oggi riportano la notizia di un imbrattamento alla sede della CISL di via Ancona a Cagliari.

Imbrattata di vernice la targa e l’insegna e una scritta “CISL COMPLICI RWM”. I vari giornali individuano nelle posizioni prese negli ultimi tempi da Confindustria e CISL, nei confronti dei lavoratori RWM, il motivo dell’attacco. Da mesi infatti i sindacati difendono i lavoratori e il lavoro offerto dalla fabbrica domusnovese, e la posizione è stata nuovamente ribadita proprio ieri dal segretario generale del sindacato Marco Nappi: “Sto a prescindere da questi atti vandalici con i lavoratori e il lavoro. Sono contro le guerre ma so anche che la responsabilità è di chi le fa esplodere e non di chi le fabbrica”. Gavino Carta, segretario regionale della Cisl sarda , spiega ancora meglio le posizioni del sindacato: “La Cisl difende il lavoro non l’attività e credo sia ingeneroso scaricare le responsabilità sul sindacato”.
“Piuttosto il vero tema sul tappeto e che deve essere affrontato è quello della riconversione, ma gli ultimi esempi non sono incoraggianti – sottolinea – abbiamo avuto l’esempio della base statunitense a Santo Stefano (La Maddalena) e, in ultimo, quello della base aerea di Decimomannu (Cagliari), dove una parte di lavoratori è stata spostata verso la Regione, ma altri sono rimasti senza occupazione. Quindi – aggiunge – il tema è anche nazionale: trasformare la nostra industria e renderla eticamente responsabile. Ecco allora che ci sembra sbagliato l’obiettivo. Speriamo – conclude Carta – che la Pasqua possa illuminare i pensieri e i cuori di chi ha fatto questo gesto, per offrirgli una visione più chiara della situazione”.

Mimmo Contu, segretario territoriale CISL completa dicendo: “Penso che sia molto inappropriato dare responsabilità ai lavoratori e ai sindacati: è un metodo che riteniamo scorretto e quanto di meno democratico possa essere fatto”.
“Il sindacato e i lavoratori difendono il lavoro, lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno – osserva – Abbiamo già segnalato il fatto alle autorità competenti e siamo preoccupati, perché un analogo gesto era stato fatto il 21 dicembre 2015 nel momento in cui era in piedi la vertenza sui posti di lavoro nella base aerea di Decimomannu”.

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