Al carcere minorile di Quartucciu è in corso un progetto promosso da tre giovani laureate in architettura che prevede una presunta “riabilitazione con il colore”.
Illuminazione e mura colorate come agevolazione a far sentire il carcere meno tetro e punitivo. “un grande progetto di inclusività” sostiene la rettrice dell’Universita’ di Cagliari.
All’interno delle carceri,sia minorili che no, si articolano tanti progetti dal teatro alla pittura e tanti progetti di una presunta inclusione. Molto spesso per quanto ci possa essere una motivazione solidale dietro alcuni di questi progetti,è innegabile il carattere di ricatto che si cela dietro queste attività che tendono a dividere i detenuti e le detenute in buoni e cattivi,meritevoli e no.
Il tempo in carcere scorre lento, la reclusione è tra le altre cose isolamento e noia e trovare dei modi per passare il tempo ed uscire dal grigiore delle celle non è certo un bisogno da sottovalutare. Chiamare le cose con il loro nome però è altrettanto corretto. Non si possono identificare dei progetti per indorare la pillola con la parola inclusività, per una struttura che è esclusiva ed isolante per definizione. Le nuove carceri non a caso sorgono in centri poco abitati e fuori dalle città, non basta qualche progetto “colorato” a trasformarle in centri di inclusione, tutt’al piu’ se dietro la partecipazione a queste attività si nasconde il ricatto a chinare la testa per potervi partecipare, a non protestare per avere un pò di svago al di fuori della noia.
La riabilitazione, la motivazione “filantropica” con cui le carceri vengono legittimate è solo un’illusione ed un menzogna per giustificare l’isolamento e la tortura. Incentivare un processo di controllo dell’individuo che media tutte le routine quotidiane tramite regolamenti e umori dell’amministrazione penitenziaria è solo coercizione ed è inutile pensarla diversamente.
Al carcere minorile di Quartucciu i suicidi sono una realtà assodata, rispetto al numero esiguo dei detenuti se ne contano 2 sino a novembre( a fronte di 13 detenuti presenti ad Ottobre 2017), 4 nell’anno precedente, poi si aggiungono atti di autolesionismo ed altro, quindi possiamo dire che sicuramente non è il colore delle mura il problema, ma la reclusione stessa.
L’unica riforma sensata per le galere, l’unico progetto valido è buttarle giù e lasciarne solo macerie.
fuoco alle galere, anche se colorate.