Cassa antirepressione sarda

La Cassa Antirepressione Sarda è un progetto di alcune persone che vedono nel carcere e nella carcerazione un nemico da combattere.

La Cassa è nata 5 anni fa con lo scopo di intervenire in solidarietà nei confronti di prigionieri e inguaiati con la legge, creando dei momenti di raccolta fondi destinati proprio a supportare tali casi.

La Cassa è nata per svolgere le sue attività principalmente sul territorio sardo, uno fra i più militarizzati d’Europa e sicuramente quello con la più alta presenza di carceri dello Stato italiano.

Distribuzione di editoria alternativa, concerti, cene, produzione e vendita di prodotti alimentari sono e sono stati alcuni dei metodi utilizzati per finanziare i vari interventi.

All’attività di autofinanziamento si affiancano delle iniziative pubbliche di approfondimento e riflessione sulle dinamiche repressive, volte principalmente a cercare di capire meglio come resistere agli attacchi dello stato e a come garantire appoggio e contatti a chi finisce in prigione o deve andare via.

E’ stata creata anche la Biblioteca dell’evasione come strumento per conoscere prigionieri e parenti e per creare uno scambio di esperienze fra dentro e fuori slegato da dinamiche assistenziali e di collaborazione con le istituzioni carcerarie.

Da anni sono attive delle collaborazioni con altre casse che portano avanti percorsi simili al nostro.

La Cassa ha partecipato alla solidarietà nei confronti degli arrestati del 15 ottobre a Roma, della lotta NOTAV, di svariate operazioni repressive che hanno colpito compagni e compagne di altre città.

In Sardegna ha sostenuto gli inguaiati delle lotte antifasciste, antimilitariste, antipsichiatriche, anticarcerarie e altre ancora.

Consci che la repressione dello stato spesso arriva pesante come un mannaia non solo sui compagni e su chi “lotta”, ma anche sulle classi più sfruttate di questa società, su coloro che si autorganizzano per resistere allo stato delle cose, ad esempio occupando una casa o mantenendosi illegalmente, cerchiamo di conoscere e solidarizzare con alcune di queste persone. Sono esperienze con inguaiati che non hanno voglia di piegare la testa, che hanno curiosità verso chi si autorganizza per portare dentro e fuori dal carcere un appoggio, seppur piccolo, concreto e che non sia assistenziale.

Negli anni sono anche stati diversi i tentativi di essere vicini ai prigionieri che portano avanti delle lotte all’interno delle mura, utilizzando gli strumenti prima citati, ma anche presidi, saluti e corrispondenze.

Per un mondo senza gabbie.

Cassa antirepressione sarda

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