La Sardegna è di nuovo tristemente in prima fila nel progresso tecnologico di stampo industriale – poliziesco. 4 comuni sardi sono fra le città pilota per le sperimentazione del 5G, il sistema di comunicazione che dovrebbe andare a sostituire l’attuale 4G. Si sta facendo un gran discutere dei pro e dei contro di questa novità tecnologica, si sprecano gli esempi di quali grandi vantaggi porterà. Fra questi il più quotato è quello che annuncia la possibilità di essere operati a Cagliari da un dottore che fisicamente si trova in Canada…la domande che sorge spontanea (perlomeno a me), è chi avrà diritto a usufruire di questo servizio? E la risposta è sempre la solita: chi se lo potrà pagare. Invece tutti i danni causati dalla miriade di antenne che verranno installate ricadranno su tutti, ecco confermarsi per l’ennesima volta il paradigma di classe in cui i privilegi sono per pochi e le conseguenze per tutti. Che le preoccupazioni in materia di salute siano fondate lo confermano i sindaci di Noragugume, Pompu e Segariu che si sono rifiutati di concedere “la loro” comunità come cavia per gli esperimenti sul 5G. Ovviamente invece il neoeletto sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (sentinella in piedi ed ex picchiatore del FUAN) è ben lieto che il capoluogo adempia al ruolo sperimentale per la nuova tecnologia.
Ma non basta, le critiche al 5G non possono fermarsi all’aspetto sanitario. Il 5G rappresenta il nuovo orizzonte di un controllo totale su qualsiasi aspetto delle nostre vite, fatto da noi e su di noi. E’ la strada verso la totale amputazione dei rapporti personali fatti di parole e incontri.
In un mondo dove lo smartphone è diventata la protesi del 99,9% delle persone, l’arrivo di una nuova tecnologia così performante fa paura, ci si chiede perché? A cosa serva? Se sia necessaria? O se invece sia l’ennesimo elemento per togliere alle persone la capacità di ragionare, decidere, organizzarsi e ribellarsi.
A proposito di questo consigliamo la lettura di questo contributo apparso su finimondo.org:
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