La notizia aveva iniziato a circolare circa due settimane fa, carpita, quasi per caso, dalle pagine social network di noti fasci cagliaritani. E alla fine il fenomeno Salvini è effettivamente sbarcato in Sardegna, prima tappa a Cagliari, per inaugurare una sede elettorale del suo movimento e poi spostarsi nella sala riunioni di un albergo per fare un comizio.
Queste due settimane sono passate parecchio in fretta, tra chiacchiere, attacchinaggi, striscioni e qualche scritta contro la Lega comparsa in città. Il Coordinamento Antifascista Cagliaritano indice un corteo di opposizione con lo slogan “respingiamo Salvini”.
La mattina dell’11 comincia nel peggiore dei modi, quando il furgone di un compagno viene fermato dagli sbirri e perquisito. Vengono trovati due striscioni rinforzati, un aggeggio metallico che a seconda del giornale online che si legge varia da una spranga a una mazza da baseball, delle bandiere e… 15 casse di arance. Il materiale viene sequestrato e i due compagni a bordo del mezzo portati in questura per l’odiosa tiritera: identificazione, foto, impronte, denuncia a piede libero per leggeri reati in concorso tra loro; non arriveranno mai in corteo, rilasciati verso l’ora di pranzo.
Alle 10:00 (un’ora dopo l’orario di concentramento), in piazza Trento, ci sono circa 200 persone, meno di quelle che in tanti attendevano; sono quasi tutti studenti, che hanno risposto ad uno sciopero creato ad hoc da un collettivo. La notizia del sequestro degli striscioni e del fermo dei compagni smorza ulteriormente gli animi. Nonostante tutto, dopo lunghi attimi di indecisione, il corteo muove i suoi primi passi e si immette nel lungo viale sant’Avendrace, dove si sta svolgendo l’inaugurazione della sede. Tra cori e fumogeni colorati, il corteo, percorse poche centinaia di metri, si trova la strada sbarrata da una doppia fila di transenne, dietro queste alcune camionette e parecchi celerini già ben bardati. Dopo una partenza un po’ fiacca, di fronte agli sbirri si crea un presidio bello rumoroso e abbastanza infogato, che canta e urla ininterrottamente. Pian piano ci si avvicina sempre di più alla celere, che si posiziona. Alcuni fumogeni si accendono e permettono a delle uova colorate di vincere la timidezza e scagliarsi contro le visiere e le divise degli sbirri lì davanti che, innervositi, sparano immediatamente qualche lacrimogeno e fanno partire una carica. Si corre via, lasciandosi indietro la polizia e provando a rispedire indietro i maledetti gas. Nella confusione, un bancomat pare abbia ricevuto un colpo ben assestato che lo ha messo fuori uso. Per gli sbirri sembra fatta, invece il corteo si ricompatta, con gli occhi arrosati, ma con il morale ancora alto.
Si decide di andare verso viale Diaz, all’hotel Panorama, dove Salvini è atteso per mezzogiorno. La città viene letteralmente attraversata da una parte all’altra: il corteo si muove liberamente per le vie principali di Cagliari, incredibilmente senza polizia intorno, purtroppo limitandosi a sfilare e bloccare il traffico. Arrivati all’altezza dell’albergo, uno schieramento identico a quello fronteggiato poco prima blocca l’intera via. Si fa il giro un paio di volte, cercando delle fessure in cui provare a infilarsi, ma senza successo. Con i due fermati ancora in questura, si opta per organizzare un’accoglienza fuori da via Amat, avvisati dagli avvocati che sarebbero stati rilasciati a breve. Anche davanti alla questura decine di DIGOS e tanta celere schierata, che assistono agli applausi e agli abbracci che i manifestanti si cambiano con i due appena rilasciati.
Non sarà stata questa trionfale giornata di lotta, ma la passerella di Salvini è stata sicuramente disturbata. Una dimostrazione può essere la poca tolleranza poliziesca, a cui sono bastate due uova di vernice per disperdere il corteo, e la quantità di sbirri mobilitati, oltre che le dichiarazioni del leader leghista, che passa più tempo a parlare dei “quattro gatti figli di papà” che lo contestano piuttosto che deliziare il suo pubblico con le pillole di becero razzismo e intolleranza che lo hanno reso tanto popolare.
Da segnalare anche la buona risposta di un corteo di quasi soli studenti (non militanti inquadrati) alle cariche e ai lacrimogeni della polizia, che non si è lasciato intimidire e ha reagito andando avanti per la sua strada senza panico, con tutti i limiti del caso. Un po’ di attrezzatura in più sparsa negli zaini e ci si sarebbe potuti divertire parecchio…
un partecipante