Pubblichiamo un contributo giuntoci nei giorni scorsi e distribuito al Pride di Cagliari di sabato scorso:
Ci risiamo ogni anno ad inizio estate si parla di Gay Pride, o Pride GLBTI+, e sempre più spesso di un generico e universalistico PRIDE.
Le associazioni mainstream egemoni, pensano che eliminando le parole forti si diventi più presentabili agli sponsor commerciali e agli alleati politici, raggiungendo così qualche discoteca, bar e negozi friendly$, ma anche l’assessorato alle pari opportunità e qualche rappresentante di partito e non può mancare il sindaco gentrificazionista e securitario, che forse salterà sul carro palchetto/palcoscenico del PRIDE.
Politici che una volta potranno esibirsi con parole tolleranti verso “la peggior genia mai venuta al mondo”, e assicureranno qualche migliaio di euro alle questuanti casse delle associazioni GLBT, e ricorderanno pavoneggiandosi il tentativo di normalizzare il non normalizzabile, e il loro schierarsi per la concessione dei diritti e contro l’omofobia.
La data del fatidico 28 giugno, data della rivolta contro i porci sbirri al bar Stonewall di NY, a cui il Pride dovrebbe ispirarsi, è stata accantonata, quest’Orgoglio nostrano è diventato una ricorrenza di inizio estate, un Litha dei non etero, una love parade; scordando che il 28 giugno e’ memoria di ribellione di rivolta gay, lesbica e Trans.
In tanti si pronunceranno sull’argomento: i gruppetti dell’ultradestra, fascisti e reazionari, non si asterranno dal dire la loro vomitevole opinione contro il perverso pride, così come i preti di ogni chiesa e parrocchia, chi con indulgente comprensione bergogliana, altri con anatemi neo-fondamentalisti, non lesineranno una rancorosa vomitata d’ odio verso il peccato che non ha nome.
Sin qui tutto normale la caduta e’ soft, conosciuta, segnata, sorrisi di compiacimento, distinguo, ghigni feroci, braccia tese, elargizioni e panegirici… ce n’e’ per tutti i gusti, ma ci siamo abituati. Il solito schifo!
Vedremo qualche gruppuscolo di studenti normalizzati, poser della ribellione, che scriveranno in qualche manifesto no razzismo – no omofobia, pensando così di dare una verniciata al maschilismo e all’eterosessismo interiorizzato nelle loro pratiche.
I Compagni anticolonialisti e anticapitalisti che ci sono più affini, non diranno una sola parola, poiché anche in loro è radicata la sacra norma e difficilmente metteranno in discussione il rassicurante dispositivo eterosessuale.
Sciaguratamente tanto il marxismo quanto l’anarchismo storico, hanno spesso relegato le contraddizioni di genere come una questione secondaria, una sovrastruttura, e la questione delle preferenze/orientamenti sessuali nel migliore dei casi relegata nel dimenticatoio o vista come una questione privata, personale, che riguarda il singolo, quando non addirittura percepita come frutto della depravazione borghese.
Le lotte intraprese dal femminismo e dal movimento Glbt+ hanno scalfito le comode certezze passatiste dei rivoluzionari, sappiamo ora che il privato è politico ma ancora molto c’è da fare per liberarsi dell’ultimo tabù: il privilegio strutturale dell’essere e identificarsi come eterosessuali, occorrerà intraprendere un serio lavoro di autocritica e emancipazione su quest’aspetto della gerarchia, trasformandola in carica rivoluzionaria che possa sovvertire dalle fondamenta l’esistente.
Non vogliamo essere normalizzati, avere l’altrui “riconoscimento” imperniato sul modello egemonico. Vogliamo continuare ad essere l’abominio che siamo, la parte di voi che vi spaventa di piu’, vogliamo essere il vostro terrore. Non vogliamo pacificarci con nessuno, vogliamo continuare ad essere il vostro incubo, il tarlo che consuma le vostre pacificate vite eteronormate, continuare ad essere la preoccupazione per la vostra prole: “meglio un figlio assassino che caghino”.
Ci avete pensato che vi spaventa di più prenderla nel culo della peggiore delle dittature?
Non a caso una delle frasi per indicare abuso e sfruttamento è prenderlo nel culo o averlo nel culo… meditate etero, meditate….siate voi di destra, sinistra, nemici, amici, falsi rivoluzionari, rivoluzionari senza ano: il capitalismo, si regge sul vostro sentirvi, dichiararvi, identificarvi come ETEROSESSUALI, . Non serve condannare atti evidenti di omofobia per ripulire la vostra coscienza, quando in verità sapete bene che è il frutto del privilegio gerarchico della vostra identità sessuale che sconfina talvolta dal perimetro del politicamente corretto e della tolleranza, palesandosi nell’omofobia manifesta.
Etero: finché non vi scrollerete questo paradigma, e uscirete dalla gabbia, continueremo tutti quanti a vivere in catene: il sistema Stato/Capitale ha bisogno di voi come un pesce dell’acqua, sulla vostra organizzazione sociale si regge la gerarchia capitalista. Non basta criticare e analizzare il neoliberismo se prima non vi liberate dalle catene della normalizzazione etero-patriarcale.
Quanto detto sin quì riguarda la faccia del potere eterosessuale nelle diverse componenti, talvolta in opposizione, ma unificate nell’adesione alla stessa categoria oppressiva: l’ ETEROSESSUALITA’. Purtroppo a sostenere la sacra norma, spesso senza rendersene conto, c’è anche CHI ETERO NON E’.
DALLA CONFLITTUALITA’ GLBT+ ALLA OMONORMATIVITA’
Purtroppo da diversi anni le associazioni mainstream GLBT+ (o meglio i loro leaders e portavoce) hanno dato un grande supporto alla normalizzazione della conflittualità potenziale del movimento GLBT+, puntando esclusivamente all’assimilazione al sistema, abbandonando e opponendosi all’idea di un cambiamento reale della società e barattandola per una graduale uguaglianza legale e politica tutta interna alle logiche istituzionali (richieste al governo e leggi ad hoc).
Tutto questo grande sforzo ha come obbiettivo una maggiore integrazione nel sistema capitalista per chi è Cis, bianco, benestante, sano e conforme.
IL PRIDE di Milano di quest’anno ha confermato la vergognosa svendita fatta dal mondo dell’associazionismo identitario, delle istanze del movimento GLBT+, che hanno sfilato sotto le insegne delle multinazionali dello sfruttamento globale, produttrici di diseguaglianze e consumismo (Coca-Cola, E-Bay, Google, Microsoft, Netflix ecc.), dimenticandosi ogni tipo di conflittualità e rivendicando solo una debole quanto vaga piattaforma improntata all’integrazione e all’assimilazione.
Anche il SARDEGNA PRIDE 2018 non sembra discostarsi dallo spirito de l’Onda Pride italiotta: percorso del corteo concordato e autorizzato, fraternizzazione con la polizia, patrocinio delle istituzioni politiche, sponsor e festa finale privata), piuttosto che in una piazza in una discoteca del lungomare a pagamento (una fotocopia del pride di due anni fa vedi: nobordersard.wordpress.com “l’orgoglio, la rabbia e la piazza che non c’è”).
La piattaforma politica è incentrata sulla richiesta di assimilazione istituzionale, primo punto il MATRIMONIO EGUALITARIO. Desiderare il matrimonio per i gay è desiderare l’assimilazione, un concetto eteronormativo della sessualità, del genere e delle relazioni (che ricalcano la coppia egemonica eterosessuale).
Supportare e desiderare il matrimonio significa approvare un mezzo di oppressione istituzionalizzata (che tra l’altro coinvolgerebbe solo una parte di gay benestanti), il matrimonio egualitario rafforzerebbe le basi del potere esistente, a scapito di chi non è o non vuol essere istituzionalizzato.
Chiedere diritti e aspirare alla normalizzazione con matrimoni e unioni legalizzate significa aspirare ad essere marionette nelle mani dei nemici, significa accettare e non mettere in crisi il sistema etero-patriarcale, e conformarsi al modello affettivo etero, con il rischio di formare un altra lobby e di divenire pedine delle logiche politice e elettorali.
Anche la richiesta di estendere il REATO DI OMOFOBIA all’attuale legge Mancino, è un discorso pericoloso, che delega ai giudici un problema sociale ben più ampio, facendolo apparire come un problema delinquenziale (quindi giuridico) e non strutturale, particolarizzare ciò che è atteggiamento sociale diffuso, ovvero un prodotto della gerarchia che vede l’eterosessuale egemonico e privilegiato. Inoltre incentrarsi sulla omofobia consente alla maggioranza degli etero “politicamente corretti” di non sentirsi parte del problema, deresponsabilizzandoli.
Ciascuno di noi vive diverse identità, e quella legata all’orientamento sessuale (che è socialmente costruita
per esclusione/marginalizzazione) non è che una porzione delle tante identità, sta nell’organizzare i diversi aspetti della marginalizzazione delle identità (di orientamento sessuale, di genere, classe, nazione, razza + + ) che potrà dar forza e unirci verso la liberazione totale dalle oppressioni che viviamo, e tentare di distruggere chi, sostenendo le singole identità di fatto rafforza la società di classe.
Riteniamo che l’uguaglianza legale e politica non corrisponde all’uguaglianza sociale, la liberazione collettiva e non quella dei diritti individuali e di singole identità potrà portarci a una liberazione da ogni tipo di oppressione e discriminazione.
La lotta GLBT+ senza la lotta per l’indipendenza dei popoli, la lotta di classe, la lotta femminista, contro il razzismo + + è destinata a diventare lotta autoreferenziale. Nella solidarietà tra oppressx e discriminatx si potrà forse trovare un sentiero di liberazione collettiva e totale.
Non possiamo ambire ad essere assimilati ed essere inclusi nelle classi privilegiate che a loro volta traggono beneficio dall’ineguaglianza sociale; vogliamo essere diversi da loro, famiglie, monogamia, ruoli, gerarchie non ci appartengono, anzi le combattiamo, vogliamo sovvertirle.
Siamo per le relazioni libere, orizzontali e non gerarchiche, contro qualsiasi sfruttamento ed esclusione.
– La liberazione gay è interconnessa alla lotta di tutti gli oppressi
– No richieste e omologazione ma lotta gay di liberazione.
G.A.S.
Gay Antagonistas Sardinnia
7 luglio 2018
eterossesulità è potere