Archivi del mese: luglio 2018

A proposito dell’iniziativa del 27 Luglio: CONTRO OGNI FASCISMO, CONTRO OGNI REPRESSIONE”

Riceviamo e pubblichiamo un contributo sulla giornata del 27 luglio in piazza Garibaldi:

Contro ogni fascismo, contro ogni repressione.

Ieri, venerdì 27 luglio a Cagliari, in piazza Garibaldi, si è scesi in strada contro la repressione, in particolare quella delle ultime due settimane in città.

Lo sgombero del Centro Studi Autogestito in Università, le indagini per istigazione a delinquere a 4 compagni per l’attacchinaggio di un manifesto, la denuncia a un compagno per un semplice post sui social sempre per istigazione a delinquere, minaccia e diffamazione al Ministro dell’Interno Salvini, gli sfratti in continuo aumento e sempre più militarizzati a chi non si può permettere una casa, politiche di sicurezza e decoro. Queste le ultime cagliaritane, forze dell’ordine e occhi gelidi a 360 sono il paesaggio casteddaio, procura e tribunali minano pervasivamente la quotidianità della città. Soprattutto a chi non si può permettere o rifiuta una vita normale.

Alcuni/e di questi/e ultimi/e hanno deciso di muoversi insieme, spinti da una cosciente solidarietà e complicità verso gli inguaiati e i denunciati, e di costruire una iniziativa di lotta contro la repressione.

E quindi striscioni, birre e bibite, cibo e musica hanno popolato Piazza Garibaldi, una piazza di recente completamente riqualificata e resa nuovo cuore pulsante della movida del centro città, secondo le politiche urbanistiche attuali il cui unico fine sono il decoro e il consumo.

Un’iniziativa, quella di ieri, che ha visto protagoniste varie realtà, gruppi e individualità, uniti come Compagni e compagne contro la repressione, per riprendersi uno spazio in città che qualcuno vorrebbe vedere rimosso. Durante il corso della serata diverse persone, a momenti una cinquantina, si sono avvicinate ai banchetti allestiti per la giornata, comprando e leggendo materiale informativo o bevendo una birra in compagnia per sostenere il benefit per Giova, Paska e Ghespe attualmente ancora in carcere. Sotto gli occhi degli sbirri guardoni della Digos e con svariate camionette all’orizzonte, si è volantinato del materiale per denunciare la situazione poliziesca del Magistero, per rispondere alle indagini della procura e per proporre e organizzare l’arma più forte nei momenti di lotta: la solidarietà, determinata e incondizionata.

La giornata di ieri ha dimostrato che chi viene sgomberato in università o dalla casa ancora non molla la corda, che un benefit vietato e minacciato può comunque essere fatto, che nell’asfissia repressiva una boccata d’aria è possibile. Ci si deve solo muovere per (ri)prendersela.

Seguiranno aggiornamenti sulle prossime iniziative che, partendo da questa iniziale, vorrebbero costruire un percorso collettivo contro la prepotenza dei tribunali e delle divise.

M.

28/07/18

Questi i materiali distribuiti durante la serata

Volantino Cassa AntiRep

Pieghevole ”l’importanza di una solidarietà organizzata” def

Volantino Centro Studi

https://nobordersard.wordpress.com/2018/07/25/contributo-in-vista-delliniziativa-del-27-luglio/#more-5127

Cagliari – colpite agenzie immobiliari contro gli sfratti

Riceviamo da mail anonima e pubblichiamo:

“Nella notte del 18 Luglio abbiamo incollato le serrature e imbrattato le vetrate a due agenzie immobiliari in via Pessina, e scritto su un muro “Basta sfratti”. La mattina seguente nello stesso quartiere era in programma uno sfratto.”

A Cagliari come quasi ovunque sono in continuo aumento gli sfratti a danno di inquilini insolventi o abusivi. Da un paio d’anni a questa parte il Movimento di Lotta per la Casa resiste contro alcune ingiunzioni di sfratto con picchetti solidali, che nella quasi totalità dei casi riescono ad ottenere un rinvio, e occupazioni. La questura cagliaritana in linea con altre città (vedi Torino), da poco ha fatto sapere ad alcuni inquilini sotto sfratto che verrà utilizzato un nuovo metodo per sbatterli in  mezzo alla strada, e cioè che a partire da una data che verrà loro comunicata, lo sfratto avverrà senza preavviso – quindi a sorpresa -.

Ci sembra quindi ovvio e giusto che c’è chi voglia rispondere a questo ulteriore intimidazione degli sbirri, che si va a sommare al generale clima repressivo cagliaritano di questa calda estate 2018. Questo attacco alle agenzie immobiliari, di cui tra l’altro non si trova notizia in alcun quotidiano, va a toccare alcuni fra quelli che più guadagnano sulla speculazione edilizia in corso spinta dalla fortissima gentrificazione che tutta Cagliari sta subendo.

Contributo in vista dell’iniziativa del 27 luglio

Riceviamo e pubblichiamo:

                                                  Istigazione a delinquere?                                                       Sempre contro fascisti e polizia!

“Giusto e legale non coincidono, bisogna scegliere da che parte stare”

Scritta su un muro

In seguito all’affissione di un manifesto che ha suscitato un inaspettato clamore mediatico nonché l’indignazione di giornalisti, politici locali, fascisti vari e i soliti sindacati di Polizia, nei giorni scorsi alcuni di noi sono stati convocati per un interrogatorio dal P.M. Guido Pani, della Direzione Distrettuale Antiterrorismo del Tribunale di Cagliari, in quanto indagati per “istigazione a delinquere”. 

Il manifesto in questione pubblicizzava una serata benefit antifascista in programma per venerdì 27 Luglio a Cagliari, nel quale si esprimeva solidarietà a Paska, Ghespe e Giovanni, tre nostri compagni in carcere con l’accusa di tentato omicidio per  un’azione contro la libreria di Casapound “Il Bargello” avvenuta a Firenze la notte di Capodanno 2017, durante la quale un artificiere della Polizia ha perso una mano e un occhio nel tentativo di disinnescare l’ordigno lì posizionato.

Visto il clima venutosi a creare in città, non quello che tipicamente precede una semplice festa benefit, abbiamo pensato di socializzare la nostra situazione e abbiamo condiviso con alcuni solidali l’organizzazione di un’altra iniziativa, che oltre alla raccolta di soldi per i tre compagni arrestati, potesse dare voce collettiva ai più recenti momenti di repressione vissuti in città. Dal nostro caso a quello della militarizzazione degli sfratti e al loro costante aumento, fino allo sgombero di un’occupazione all’università, il filo conduttore che abbiamo voluto tenere è la divisione netta tra chi lotta contro l’autorità, chi è sfruttato e si auto-organizza da una parte, e i padroni, gli sgherri che li proteggono e i fascisti che fanno lo stesso gioco dall’altra.

In un momento storico nel quale il neo-ministro dell’Interno Matteo Salvini blinda i porti italiani e avverte che per i migranti “la pacchia è finita”, di fatto chi scappa dalla guerra e dallo sfruttamento continua a morire annegato. Nelle piazze delle nostre città, militanti e simpatizzanti della Lega, di Forza Nuova e di CPI – sentendosi ogni giorno più rappresentati e legittimati – sparano, accoltellano e si organizzano in ronde, sporcandosi le mani per la politica che li autorizza a farlo.

Nel contesto attuale, in cui il razzismo sociale e la guerra tra poveri dilagano, attaccare i fascisti con ogni mezzo serve a rinfrescare la memoria ai camerati e a chi li sostiene, affinché non dimentichino mai che per loro non deve essere concesso nessuno spazio se non quello delle fogne, da cui devono stare bene attenti a far uscire il loro sudicio muso. Esprimere solidarietà a tre compagni accusati dagli sbirri di aver agito in questo senso a noi sembra davvero il minimo da fare.

E la polizia?

Le guardie esistono per garantire a chi detiene il potere di poterlo conservare a scapito degli sfruttati, fin dalla notte dei tempi. La santa legalità si sostanzia a suon di retate, di sfratti e sgomberi, di operazioni “strade sicure”, di daspo urbani e di tutto ciò che chi comanda spaccia per sicurezza, mentre altro non è che strumento oppressivo per i più e repressivo per chi nell’ordine costituito non ci vuole o non ci può rientrare.

Le forze dell’ordine son coloro cui spetta il compito di raddrizzare tutto ciò che esce dal seminato; sono quelle che a Genova e a Nantes, per fare gli esempi più recenti, uccidono a sangue freddo due giovani; sono quelle che buttano per strada chi non si può permettere di pagare l’affitto e occupa una casa; sono quelle che i fascisti li proteggono e li coccolano, presidiando le loro sedi e tenendo alla larga chi non gradisce la loro presenza. Scegliere di eseguire questo compito infame dovrebbe comportare una necessaria assunzione di rischi e responsabilità. Quando il proprio mestiere è spegnere il fuoco della rivolta, dovrebbe essere chiaro a tutti che il pericolo di rimanere scottati sia sempre dietro l’angolo. Che la violenza che loro stessi provocano a volte gli torni indietro, anche fortuitamente, è cosa ben sperata.

Il sentiero che porta alla vita per cui ci battiamo è lastricato di molti più ostacoli che scorciatoie. Nel nostro continuo sperimentare e andare a tentoni, poche sicurezze ci danno fondamentali punti di riferimento, come aver chiaro chi sono i nostri nemici. Ben coscienti che la legalità spesso rappresenti l’esatto contrario della giustizia, ciò di cui siamo accusati è per noi la base del nostro agire, consapevoli che non c’è rivolta senza istigazione. Perché tanto più il potere prova a stringersi attorno a noi, tanto più noi sapremo che per resistere è necessario delinquere.

Solidarietà con Paska, Ghespe e Giovanni.

Gli organizzatori del primo benefit

Benefit 27 luglio – AGGIORNAMENTO

Riportiamo alcuni aggiornamenti arrivati alla redazione sulla serata benefit in programma per questo venerdì, 27 luglio.

Il Benefit in viale Fra Ignazio è annullato perchè riteniamo molto più significativo rispondere alla mossa della Questura di Cagliari scendendo in strada e cercando di unire quelli che sono i vari passaggi della repressione avvenuti nell’ultimo periodo in città. Per questo invitiamo tutti e tutte all’iniziativa in Piazza Garibaldi il giorno Venerdi 27 Luglio alle 19. 

Gli organizzatori del benefit
Di seguito la locandina della nuova iniziativa.

27 luglio Lince

Sui quattro indagati per istigazione a delinquere, un contributo e un aggiornamento.

Aggiornamento sul presidio al tribunale di Cagliari:

Una trentina di persone questo pomeriggio sotto il Tribunale di Cagliari per esprimere vicinanza e solidarietà ai 4 compagni indagati sotto interrogatorio.
Seguiranno aggiornamenti.
Contro la repressione e i suoi agenti non un passo indietro.
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Pubblichiamo anche un contributo inviatoci via mail:

Domani presidio in tribunale

Riceviamo:

Presidio al Tribunale di Cagliari, venerdì 20 luglio, ore 15.

 A seguito dell’affissione dei manifesti per il Benefit Antifascista del 27 luglio, quattro compagni sono indagati per istigazione a delinquere e apologia di reato, perché solidali con Paska, Giova e Ghespe, compagni accusati di un attacco alla sede di Casapound a Firenze e attualmente in carcere.

 I quattro sono stati convocati per un interrogatorio venerdì 20 luglio, dalle ore 15.30 al Tribunale, davanti al procuratore capo Guido Pani.

La possibilità di organizzare feste benefit per dei compagni arrestati viene così minata da questa azione della procura cagliaritana, spinta anche dal capo del sindacato di polizia e da un’interrogazione parlamentare fatta da alcuni fascistelli locali. Serve una risposta ferma e collettiva per non fare sentire soli i compagni sottoposti all’interrogatorio e per non lasciarsi precludere uno spazio minimo di autorganizzazione che ci si è guadagnati negli anni e che si sta vedendo represso, come episodi recenti dimostrano.

Daremo sempre sostegno a chi porta avanti pratiche antifasciste e a chi porta loro solidarietà, soprattutto se affronta la prepotenza dei tribunali e della procura, perché riteniamo che il fascismo debba essere combattuto con ogni mezzo.

Per questo chiamiamo un presidio, davanti al Tribunale di Cagliari in piazza Repubblica, alle ore 15 di VENERDÌ 20 LUGLIO per ribadire la nostra vicinanza ai compagni.

A questo seguirà una assemblea pubblica per discutere l’accaduto e decidere il da farsi.

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Presentazione di NurKuntra, Casteddu 19 luglio.

A proposito di telecamere, alberghi di lusso e colonialismo

Riceviamo e pubblichiamo:

Oggi sulla Nuova Sardegna, due articoli interessanti che permettono una piccola digressione. Da una parte l’ufficializzazione e lo stanziamento di fondi (20 milioni) per la nuova rete di videosorveglianza in tutti 377 comuni sardi, dall’altra il progredire dell’intesa tra imprenditori miliardari cinesi e Pigliaru per una forte riqualificazione turistica.

http://www.lanuovasardegna.it/regione/2018/07/07/news/i-cinesi-a-pigliaru-miliardi-da-investire-nella-vostra-isola-1.17040962

 http://www.lanuovasardegna.it/regione/2018/07/07/news/telecamere-in-arrivo-in-tutti-i-comuni-dell-isola-1.17040963

Effettivamente non è cambiato niente dagli anni 60 in Sardegna. Si investe, si sfrutta tutto quello che è possibile e si controlla e si tiene a bada quello che rischia essere una minima dissidenza o voce fuori dal (de)coro. Prima installazioni militari e poliziesche ed industria pesante, adesso telecamere, aerospazio e riqualificazione turistica. Non sorprende che gli imprenditori cinesi siano rimasti “affascinati dalla genuinità e dai silenzi della nostra terra”, perché di silenzio e controllo sociale si parla.

 Il tutto ovviamente ricoperto dalle solite giustificazioni che s’insinuano per appiattire qualsiasi tensione avversa. Si tratta quindi di un intervento che mette la Sardegna in pari con l’Italia, qui dove la videosorveglianza è definita “indispensabile e obbligatoria in una regione che è al quarto posto, in Italia, per numero di attentati agli amministratori comunali. Sono stati otto, nei primi sette mesi dell’anno, più di uno ogni trenta giorni.” legandola al cosiddetto diritto ad avere paura e al bisogno dei cittadini di sentirsi sicuri e protetti (da cosa?). Sicuri di essere spiati. Protetti nel completo isolamento e controllo.

 Il risultato di questa combinazione di interventi può già essere visto in alcuni posti sparsi in Sardegna. Un esempio è in Piazza Unione Sarda (Cagliari), dove un cinema, dei ristoranti, un supermercato, un parcheggio a pagamento e la sede giornalistica sono circondati da occhi freddi a 360 gradi, disposti ovunque attorno un piazzale dove il decoro regna sovrano, in un quartiere prossimo al mirino della riqualificazione.

 Le fila dei sudditi vengono costantemente e pervasivamente tenute d’occhio da una parte e dall’altra si aprono le porte, ancora una volta, all’investimento coloniale. In una isola sempre più spopolata, come meglio incidere sul territorio se non sfruttandolo ulteriormente a favore degli interessi esteri da 270 miliardi? Mentre gli autoctoni vengono coatti negli spiragli lavorativi asfissianti e limitati in ogni loro agire, la terra viene piegata a essere il paradiso degli altri, dei ricchi, “delle lussuose crociere internazionali”. Il Golden China Fund afferma che “la Sardegna è un paradiso e siamo convinti che questo sia per ora l’unica isola turistica in cui preso potremmo investire una buona parte del nostro capitale”.

 Tra basi militari, alberghi a 5 stelle cinesi, piazze lussuose, videosorveglianza capillare, politica del decoro e ricatto occupazionale, la Sardegna continua a essere una colonia dell’Italia e del Capitale mondiale: un territorio tanto fruttuoso alle classi medio-alta e soddisfacente per i consumatori abbienti in vacanza quanto oppressivo per chi fatica a portare il pane a tavola e a pagare l’affitto.

 Occorre liberarsi dalle pesanti catene coloniali che gravano su di noi e rompere il dominio del decoro e del lusso che silenzia e asservisce tutto.

M.

08/09/2018

Eterosessualità è potere

Pubblichiamo un contributo giuntoci nei giorni scorsi e distribuito al Pride di Cagliari di sabato scorso:

Ci risiamo ogni anno ad inizio estate si parla di Gay Pride, o Pride GLBTI+, e sempre più spesso di un generico e universalistico PRIDE.

Le associazioni mainstream egemoni, pensano che eliminando le parole forti si diventi più presentabili agli sponsor commerciali e agli alleati politici, raggiungendo così qualche discoteca, bar e negozi friendly$, ma anche l’assessorato alle pari opportunità e qualche rappresentante di partito e non può mancare il sindaco gentrificazionista e securitario, che forse salterà sul carro palchetto/palcoscenico del PRIDE.

Politici che una volta potranno esibirsi con parole tolleranti verso “la peggior genia mai venuta al mondo”, e assicureranno qualche migliaio di euro alle questuanti casse delle associazioni GLBT, e ricorderanno pavoneggiandosi il tentativo di normalizzare il non normalizzabile, e il loro schierarsi per la concessione dei diritti e contro l’omofobia.

La data del fatidico 28 giugno, data della rivolta contro i porci sbirri al bar Stonewall di NY, a cui il Pride dovrebbe ispirarsi, è stata accantonata, quest’Orgoglio nostrano è diventato una ricorrenza di inizio estate, un Litha dei non etero, una love parade; scordando che il 28 giugno e’ memoria di ribellione di rivolta gay, lesbica e Trans.

In tanti si pronunceranno sull’argomento: i gruppetti dell’ultradestra, fascisti e reazionari, non si asterranno dal dire la loro vomitevole opinione contro il perverso pride, così come i preti di ogni chiesa e parrocchia, chi con indulgente comprensione bergogliana, altri con anatemi neo-fondamentalisti, non lesineranno una rancorosa vomitata d’ odio verso il peccato che non ha nome.

Sin qui tutto normale la caduta e’ soft, conosciuta, segnata, sorrisi di compiacimento, distinguo, ghigni feroci, braccia tese, elargizioni e panegirici… ce n’e’ per tutti i gusti, ma ci siamo abituati. Il solito schifo!

Vedremo qualche gruppuscolo di studenti normalizzati, poser della ribellione, che scriveranno in qualche manifesto no razzismo – no omofobia, pensando così di dare una verniciata al maschilismo e all’eterosessismo interiorizzato nelle loro pratiche.

I Compagni anticolonialisti e anticapitalisti che ci sono più affini, non diranno una sola parola, poiché anche in loro è radicata la sacra norma e difficilmente metteranno in discussione il rassicurante dispositivo eterosessuale.

Sciaguratamente tanto il marxismo quanto l’anarchismo storico, hanno spesso relegato le contraddizioni di genere come una questione secondaria, una sovrastruttura, e la questione delle preferenze/orientamenti sessuali nel migliore dei casi relegata nel dimenticatoio o vista come una questione privata, personale, che riguarda il singolo, quando non addirittura percepita come frutto della depravazione borghese.

Le lotte intraprese dal femminismo e dal movimento Glbt+ hanno scalfito le comode certezze passatiste dei rivoluzionari, sappiamo ora che il privato è politico ma ancora molto c’è da fare per liberarsi dell’ultimo tabù: il privilegio strutturale dell’essere e identificarsi come eterosessuali, occorrerà intraprendere un serio lavoro di autocritica e emancipazione su quest’aspetto della gerarchia, trasformandola in carica rivoluzionaria che possa sovvertire dalle fondamenta l’esistente.

Non vogliamo essere normalizzati, avere l’altrui “riconoscimento” imperniato sul modello egemonico. Vogliamo continuare ad essere l’abominio che siamo, la parte di voi che vi spaventa di piu’, vogliamo essere il vostro terrore. Non vogliamo pacificarci con nessuno, vogliamo continuare ad essere il vostro incubo, il tarlo che consuma le vostre pacificate vite eteronormate, continuare ad essere la preoccupazione per la vostra prole: “meglio un figlio assassino che caghino”.

Ci avete pensato che vi spaventa di più prenderla nel culo della peggiore delle dittature?
Non a caso una delle frasi per indicare abuso e sfruttamento è prenderlo nel culo o averlo nel culo… meditate etero, meditate….siate voi di destra, sinistra, nemici, amici, falsi rivoluzionari, rivoluzionari senza ano: il capitalismo, si regge sul vostro sentirvi, dichiararvi, identificarvi come ETEROSESSUALI, . Non serve condannare atti evidenti di omofobia per ripulire la vostra coscienza, quando in verità sapete bene che è il frutto del privilegio gerarchico della vostra identità sessuale che sconfina talvolta dal perimetro del politicamente corretto e della tolleranza, palesandosi nell’omofobia manifesta.

Etero: finché non vi scrollerete questo paradigma, e uscirete dalla gabbia, continueremo tutti quanti a vivere in catene: il sistema Stato/Capitale ha bisogno di voi come un pesce dell’acqua, sulla vostra organizzazione sociale si regge la gerarchia capitalista. Non basta criticare e analizzare il neoliberismo se prima non vi liberate dalle catene della normalizzazione etero-patriarcale.

Quanto detto sin quì riguarda la faccia del potere eterosessuale nelle diverse componenti, talvolta in opposizione, ma unificate nell’adesione alla stessa categoria oppressiva: l’ ETEROSESSUALITA’. Purtroppo a sostenere la sacra norma, spesso senza rendersene conto, c’è anche CHI ETERO NON E’.

DALLA CONFLITTUALITA’ GLBT+ ALLA OMONORMATIVITA’

Purtroppo da diversi anni le associazioni mainstream GLBT+ (o meglio i loro leaders e portavoce) hanno dato un grande supporto alla normalizzazione della conflittualità potenziale del movimento GLBT+, puntando esclusivamente all’assimilazione al sistema, abbandonando e opponendosi all’idea di un cambiamento reale della società e barattandola per una graduale uguaglianza legale e politica tutta interna alle logiche istituzionali (richieste al governo e leggi ad hoc).

Tutto questo grande sforzo ha come obbiettivo una maggiore integrazione nel sistema capitalista per chi è Cis, bianco, benestante, sano e conforme.

IL PRIDE di Milano di quest’anno ha confermato la vergognosa svendita fatta dal mondo dell’associazionismo identitario, delle istanze del movimento GLBT+, che hanno sfilato sotto le insegne delle multinazionali dello sfruttamento globale, produttrici di diseguaglianze e consumismo (Coca-Cola, E-Bay, Google, Microsoft, Netflix ecc.), dimenticandosi ogni tipo di conflittualità e rivendicando solo una debole quanto vaga piattaforma improntata all’integrazione e all’assimilazione.

Anche il SARDEGNA PRIDE 2018 non sembra discostarsi dallo spirito de l’Onda Pride italiotta: percorso del corteo concordato e autorizzato, fraternizzazione con la polizia, patrocinio delle istituzioni politiche, sponsor e festa finale privata), piuttosto che in una piazza in una discoteca del lungomare a pagamento (una fotocopia del pride di due anni fa vedi: nobordersard.wordpress.com “l’orgoglio, la rabbia e la piazza che non c’è”).

La piattaforma politica è incentrata sulla richiesta di assimilazione istituzionale, primo punto il MATRIMONIO EGUALITARIO. Desiderare il matrimonio per i gay è desiderare l’assimilazione, un concetto eteronormativo della sessualità, del genere e delle relazioni (che ricalcano la coppia egemonica eterosessuale).
Supportare e desiderare il matrimonio significa approvare un mezzo di oppressione istituzionalizzata (che tra l’altro coinvolgerebbe solo una parte di gay benestanti), il matrimonio egualitario rafforzerebbe le basi del potere esistente, a scapito di chi non è o non vuol essere istituzionalizzato.

Chiedere diritti e aspirare alla normalizzazione con matrimoni e unioni legalizzate significa aspirare ad essere marionette nelle mani dei nemici, significa accettare e non mettere in crisi il sistema etero-patriarcale, e conformarsi al modello affettivo etero, con il rischio di formare un altra lobby e di divenire pedine delle logiche politice e elettorali.

Anche la richiesta di estendere il REATO DI OMOFOBIA all’attuale legge Mancino, è un discorso pericoloso, che delega ai giudici un problema sociale ben più ampio, facendolo apparire come un problema delinquenziale (quindi giuridico) e non strutturale, particolarizzare ciò che è atteggiamento sociale diffuso, ovvero un prodotto della gerarchia che vede l’eterosessuale egemonico e privilegiato. Inoltre incentrarsi sulla omofobia consente alla maggioranza degli etero “politicamente corretti” di non sentirsi parte del problema, deresponsabilizzandoli.

Ciascuno di noi vive diverse identità, e quella legata all’orientamento sessuale (che è socialmente costruita

per esclusione/marginalizzazione) non è che una porzione delle tante identità, sta nell’organizzare i diversi aspetti della marginalizzazione delle identità (di orientamento sessuale, di genere, classe, nazione, razza + + ) che potrà dar forza e unirci verso la liberazione totale dalle oppressioni che viviamo, e tentare di distruggere chi, sostenendo le singole identità di fatto rafforza la società di classe.

Riteniamo che l’uguaglianza legale e politica non corrisponde all’uguaglianza sociale, la liberazione collettiva e non quella dei diritti individuali e di singole identità potrà portarci a una liberazione da ogni tipo di oppressione e discriminazione.

La lotta GLBT+ senza la lotta per l’indipendenza dei popoli, la lotta di classe, la lotta femminista, contro il razzismo + + è destinata a diventare lotta autoreferenziale. Nella solidarietà tra oppressx e discriminatx si potrà forse trovare un sentiero di liberazione collettiva e totale.

Non possiamo ambire ad essere assimilati ed essere inclusi nelle classi privilegiate che a loro volta traggono beneficio dall’ineguaglianza sociale; vogliamo essere diversi da loro, famiglie, monogamia, ruoli, gerarchie non ci appartengono, anzi le combattiamo, vogliamo sovvertirle.

Siamo per le relazioni libere, orizzontali e non gerarchiche, contro qualsiasi sfruttamento ed esclusione.
– La liberazione gay è interconnessa alla lotta di tutti gli oppressi
– No richieste e omologazione ma lotta gay di liberazione.

G.A.S.
Gay Antagonistas Sardinnia
7 luglio 2018

eterossesulità è potere

SERATA BENEFIT ANTIFASCISTA

Venerdì 27 luglio

In viale Fra Ignazio

Dalle 22:00 in poi musiconi e bar a pochissimo

Benefit Lince Definitivo (BLACK)