Archivi del mese: ottobre 2016

Occhi al cielo

Il 6° stormo Tornado di Ghedi si è distinto per un’operazione antidroga nella zona di Quinzano, vicino Brescia.

I Carabinieri non capivano l’eccessivo andirivieni in un terreno gestito da due persone e, come si chiama il cugino cattivo per picchiare il bullo di turno, hanno passato la palla ai Tornado dell’Aereonautica, proprio gli stessi che si eserciteranno a Capo Frasca questo Novembre. I Tornado con apparecchiature sofisticate e macchine fotografiche hanno così individuato una piantagione di Marijuana e fatto arrestare i due. Oltre che potenziali assassini i piloti si sono rivelati particolarmente infami.

Ma la situazione andrebbe guardata con una prospettiva a più ampio raggio. Le notizie fatte passare dalla stampa, che riguardano l’utilizzo dei Tornado per fotografare le zone sismiche o per osservare spacciatori, hanno proprio l’aspetto di notizie ad hoc per continuare a far passare l’immagine lustrata dei militari e per evidenziare lo sbocco al civile dei mezzi da guerra, magari indicandoli come indispensabili per alcune operazioni.

Le stesse operazioni che prima venivano eseguite dalle classiche forze dell’ordine ora vengono condivise con altri mezzi, sempre più potenti e sempre più invadenti per turbare la tranquillità degli ignari.

In questo momento è da rimarcare come tra una presentazione e l’altra, una serata di orientamento qui ed un’operazione là, i militari stiano investendo molto nella loro immagine e nel crearsi un intorno solidale.

Ostacolarli e far apparire i militari per quello che sono realmente è il minimo.

Nel frattempo occhi al cielo…151327614-10c1c49e-323b-457b-a39a-4ff8fc8e515d

Condannati i cinque attivisti denunciati per diffamazione dal “Dott. Turri”

Il 26 Ottobre si è svolto il secondo grado del processo ai cinque attivisti denunciati dal “dottor” Turri per diffamazione. I fatti risalgono a 8 anni fa, quando dopo due anni di sospensione Gianpaolo Turri veniva reintegrato al ruolo di primario del reparto di psichiatria dell’ospedale di Is Mirrionis di Cagliari. Era stato sospeso in quanto sotto la sua guida era morto in circostanze a dir poco sospette Giuseppe Casu, un ambulante che era stato ricoverato con un TSO e dopo 7 giorni di sedazioni, sempre legato al letto era morto. Quel giorno di 8 anni fa alcuni pensarono che il reintegro di Turri non potesse passare sotto silenzio, così si recarono fuori dal reparto di psichiatria a denunciare pubblicamente cosa stava accadendo, lo fecero con un volantino che descriveva Turri come un ASSASSINO,  fu proprio questa parola a sconvolgere tanto il dottorino spingendolo a chiamare la polizia che identificò cinque volantinatori, i quali furono poi denunciati.

In primo grado arrivò un’assoluzione, ma Turri non ne voleva sapere di uscire sconfitto da un processo (tutta la vicenda legata alla morte di Giuseppe Casu gli è costata sei processi, di cui due per omicidio e uno per sequestro di persona, da tutti i procedimenti è uscito innocente, anche a costo di far sparire le parti anatomiche di Casu e sostituirle con quelle di un’altra persona…), così si è appellato e il giudice del secondo grado gli ha dato ragione, condannando i cinque al minimo della pena e a 1000 € di risarcimento per il “dottore”, che ha giurato che li devolverà in beneficenza…

Non si possono nascondere la rabbia e la delusione per una sentenza così, ma non bisogna neanche stupirsi, lo stato difende se stesso e i suoi uomini usando ogni mezzo. Non bisogna spaventarsi né mollare, anzi trarre forza da queste esperienze per rilanciare le lotte con sempre più forza.

Contestati militari fuori dal Siotto

Il 25 Ottobre graduati dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica sono stati contestati da un gruppo di antimilitaristi di tutte le età fuori dal Siotto, uno dei più importanti istituti  di scuole superiori di Cagliari.

I militari si sono recati nella scuola per svolgere una delle consuete giornate di orientamento, al fine di convincere studenti e studentesse ad arruolarsi. Questa è una triste abitudine che va diffondendosi in tutta l’isola e non solo. Ma c’è di peggio, gli studenti degli istituti tecnici del Sarrabus da qualche anno si recano nelle caserme di Perdasdefogu o nello stabilimento della Vitrociset di Capo San Lorenzo per completare le ore di ASL (alternanza scuola lavoro) che la buona scuola di Renzi ha recentemente imposto. Prove più che mai evidenti della commistione tra mondo civile e militare, prove più che mai evidenti di come un intervento in tutta la società per combattere con sempre più durezza il militarismo sia ogni giorno più necessario.

I graduati non hanno gradito la presenza degli antimilitaristi, di striscioni e volantinaggio che li invitavano ad andarsene, così hanno chiamato i “colleghi” poliziotti e digossini in loro aiuto. La contestazione si è comunque svolta tranquilla.

fuori-i-militari-dalle-scuole

 

Per poco…

Sarebbe potuto essere un massacro, qui abbiamo tutti il fucile, siamo tutti cacciatori…Così descrive quello che ha vissuto due giorni fa (il 25/10) un abitante di Ota, un paesino nelle montagne del sud della Corsica. Gli abitanti di Ota, qualche centinaio, si sono risvegliati nel bel mezzo di un’esercitazione militare, ritrovandosi i militari armati di tutto punto per le vie del paese. Oltre lo stupore e la rabbia per non essere stati informati che l’esercito francese avrebbe utilizzato il loro paesino come zona addestrativa, colpisce la reazione-minaccia di un abitante che dopo aver scoperto che anche la gendarmerie non era stata avvisata stava per imbracciare il fucile contro l’invasore…

 

Pesca miracolosa

L’accordo tra pescatori ,regione e ministero della difesa è stato raggiunto, si sono infatti incontrati il presidente della regione con delegati del ministero per raggiungere l’accordo. Dopo i pescatori di Teulada anche quelli della marineria di Capo Frasca sono tra i vincitori del concorso, noi ti portiamo la guerra in casa e tu vinci un indennizzo.

Le proteste dei pescatori di Capo frasca hanno messo in luce come la macchina bellica sia in bilico nel non potersi permettere intoppi. Dimostrare ai propri investitori la sicurezza e la tranquillità del poligono e del territorio circostante è troppo importante in questo momento in cui è annunciata la dipartita dell’aeronautica tedesca. Mantenere un equilibrio con i mezzi a disposizione era troppo importante per mettere a tacere l’ennesima voce di protesta contro la presenza militare in Sardegna ,farlo con gli indennizzi era la strada piu’ semplice.

La regione dal canto suo ha colto la palla al balzo. Una patata bollente come le servitu’ militari va mollata in fretta per non scottarsi. Pigliaru si è schierato subito accanto ai pescatori proprio per mettere a segno un doppio punto : da una parte mantenere la facciata con la popolazione che si vede difesa nei propri interessi, dall’altro far si che le proteste si quietino tenendo il poligono in una situazione di tranquillità, perchè protestare se ci sono gli indennizzi?poco importa se i pescatori aumenteranno magicamente di numero come a Teulada, tanto il mercato delle armi è fiorente e si puo’ ben permettere delle spese.

La lingua biforcuta delle istituzioni sarde che da un lato mettono in scena un teatrino contro le servitu’ e dall’altro fanno passare ogni porcata del ministero della difesa va messa in evidenza e smascherata perchè ha una grossa responsabilità nel pompieraggio delle lotte in corso.

Il servilismo dei pescatori ad accordi con la difesa lascia l’amaro in bocca, svendere un territorio in cambio di due spiccioli sarà un funesto lascito a chi si immagina una terra libera in un futuro magari non troppo lontano.

Sta a tutte e tutti noi continuare a far si che chi vive di guerra non sia lasciato in pace. Mai.

pesca

Di degrado e di scritte sui muri

In questi giorni si è consumata a livello mediatico una grande campagna contro la scritta sul muro dell’Exma, l’ex mattatoio cittadino. La scritta recita “6-10 OTTOBRE, BLOCCHIAMO LA GUERRA”.

Le voci che si sono alzate contro “l’atto vandalico” sono state tante, dai gestori dello spazio Exma sino ad assessori et similaria. Ad unirsi allo sbiadito coro contro le scritte si ritrova anche il sito/blog AdMajora che parla di scritte di inaudita violenza nella casetta del parco di Piscin’ortu a San sperate dove si è svolto il campeggio antimilitarista.

Da queste scritte sono partite richieste di dissociazione del movimento antimilitarista sardo dall’insano gesto sino a polemiche a tutto tondo sul degrado e proclami di comitati ad hoc per cancellare le scritte.

Le scritte sui muri rappresentano dei frammenti di storia che sono difficili da recuperare da altre fonti, non è così strano che un quartiere o intere città siano caratterizzate da commenti politici, inviti e schieramenti ideologici che diano una traccia del sentimento che anima le città stesse.

In un’epoca in cui tutto si svolge in supporti telematici o si affidano pensieri e commenti a twitter o facebook le scritte murali sono uno dei pochi contributi genuini di commento pubblico ormai rimaste. Ci sono state e ci sono tutt’ora numerose mostre, libri, articoli, ricerche, tesi dedicate alle scritte murarie perché spesso queste superano per fantasia e creatività le massime di grandi intellettuali o semplicemente rappresentano un sentimento o una sensazione difficilmente esprimibile in altri canali, che le persone riconoscono, e che affidate ai muri hanno la possibilità di durare nel tempo, tenendo poi presente che le scritte sono anche veicolo di messaggi e contenuti a vario titolo molto importanti.

Da condannare le scritte, al discorso degrado il passo è però breve nelle bocche della cosiddetta opinione pubblica. Con la scusa del degradohanno affollato le piazze di polizia e militari, si creano truppe di vigilantes a salvaguardia dei quartieri, si istituiscono assedi temporanei manu militari di intere zone della città ,vedi Is mirrionis e San Michele, con la scusa di restituirle ai cittadini onesti.

La lotta al degrado, e la ricerca del decoro sono diventati sinonimi di sicurezza, controllo e repressione. Non si tratta piu’ di qualche balcone scalcinato o di facciate lasciate all’abbandono ma è un discorso che travalica le piccolezze e aggredisce la libertà. Le campagne anti degrado, le mozioni al decoro urbano sono le stesse che fanno si che i migranti siano scacciati in posti sempre piu’ isolati; sono le stesse che fomentano l’uso smodato di telecamere, che facilitano il consumo di alcool solo nei canali commerciali in modo da avere meno persone da gestire in giro ma solo locali pieni, piazzette occupate da tavolini e consumismo garantito.

Le nuove piazze senza panchine sono degrado, la polizia perennemente nelle strade è degrado, continuare ad avere aerei da guerra che volano sopra la testa e navi militari ormeggiate in porto  e stare a guardare è il vero degrado, non delle città che vorrebbero diventare vetrine, ma della nostra libertà.

scritte-muri-16Stare a guardare le scritte sui muri e mettere in discussione un movimento di lotta è quantomeno ridicolo.

BLOCCHIAMO LE ESERCITAZIONI, corteo il 23 Novembre a Capo Frasca

E’ POSSIBILE INIZIARE A PRENOTARE I POSTI SUI PULLMAN PER IL 23. VIENI E FAI GIRARE.

14900347_1825892301027803_2541435126634631846_n

14657530_1818203308463369_167175350729201482_n

 

 

 

 

Sassari, interrotto seminario dei militari all’università.

Giovedì 13 ottobre un gruppo di studenti e militanti dei movimenti contro l’occupazione militare della Sardegna ha interrotto un seminario tenuto da graduati della Marina Militare de La Maddalena presso l’aula Mossa della facoltà di giurisprudenza di Sassari.
Il seminario in questione faceva parte di una serie di incontri volti a presentare il nuovo corso di studi in Sicurezza e Cooperazione Internazionale, attivato quest’anno all’ateneo Turritano in collaborazione con l’Esercito Italiano.

I contestatori, a seminario appena iniziato, hanno esposto uno striscione recante la scritta “Fuori la guerra dall’università” interrompendo i militari e impadronendosi del microfono così da spiegare ai partecipanti i motivi dell’azione, denunciando la subdola funzione del corso di laurea pensato con l’obiettivo di formare figure professionali che si posizionino a metà strada tra l’ambito civile e quello militare.
Durante l’intervento gli altri distribuivano il volantino sotto riportato per poi scandire cori contro la militarizzazione dell’università.

E’ la seconda volta in pochi mesi che i militari subiscono dure contestazioni all’interno delle università, quest’estate fu interrotto un seminario alla cittadella universitaria di Cagliari ( Continua a leggere

Campeggio antimilitarista, RACCOLTA SCRITTI

AGGIORNATO

QUESTO BLOG COME AL SOLITO E’ LIETO DI RACCOGLIERE   RACCONTI, PROMEMORIA, TESTAMENTI, MEMORIALI, CORI E BARZELLETTE SUL CAMPEGGIO ANTIMILITARISTA, QUI SOTTO IL NOSTRO. SCATENATEVI. (per mandarceli scrivete a nobordersard2016@gmail.com)

Dal 6 al 10 ottobre si è tenuto a San Sperate il secondo campeggio della Rete No Basi Né Qui Né Altrove. Da due anni a questa parte la Rete No Basi si propone di condividere una pratica collettiva che mira all’azione diretta contro la macchina bellica, la guerra e il militarismo. Il campeggio voleva tutto questo, oltre che creare un clima ostile intorno all’aeroporto militare di Decimomannu e inaugurare la grande stagione delle esercitazioni militari in Sardegna.

Durante i giorni del campeggio siamo stati osservati, circondati, pedinati, fermati, perquisiti e bloccati dalle fedeli forze dell’ordine che hanno dato come al solito segni di rara intelligenza, come quando hanno denunciato una compagna per detenzione di arma impropria, scambiando un tubo dell’aspirapolvere trovato nel cofano della macchina per un oggetto atto ad offendere, chissà che cosa cosa avrebbe pensato un regista porno…


Ci siamo comunque incontrati, abbiamo occupato un parco bellissimo di un paese ospitale, abbiamo discusso con tanti antimilitaristi venuti dal continente per solidarizzare e condividere la nostra e la loro lotta, abbiamo sperimentato nuove pratiche, abbiamo scoperto che nella tranquilla San Sperate ci sono persone solidali, al punto di avvertiti se c’è uno sbirro dietro l’angolo ad aspettarti; nel giardino megalitico di San Sperate abbiamo condiviso una giornata con vari artisti e produttori locali, e dei fantastici bambini hanno dipinto un muro a tematica antimilitarista, anche se ci siamo un pò scossi quando abbiamo letto sul loro murales “POBA NATO”, ma solo per il linguaggio sessista!

Ci siamo misurati con un pesante e prevedibile apparato di controllo, tant’è che durante la manifestazione del 10 ottobre a Decimomannu sembrava effettivamente di stare dentro uno zoo, osservati da uno strano pubblico in tenuta antisommossa, molto nervoso e preoccupato, perché in fondo qualcuno dalla gabbia può sempre scappare…e se ci credono loro, figuriamoci noi!
Siamo avanzati lungo il percorso del corteo, ripresi e fotografati ininterrottamente dall’alto, dal basso e dai lati. Siamo arrivati alle reti dell’aeroporto militare e fino a quando siamo rimasti, le esercitazioni si sono fermate.
Questo conferma ancora una volta che davanti a quelle reti chiunque dovrebbe andarci, sempre e in qualsiasi circostanza. Sicuramente sarebbe stato meglio essere di più, anche per lasciare spazio all’immaginazione individuale ma ancora è possibile stare di fronte ad un aeroporto militare e non vedere i caccia volare, questa occasione non andrebbe sprecata.

Sappiamo perfettamente che la stagione è lunga ed è appena iniziata con una vera sconfitta, perché concedere gli indennizzi ai pescatori di Capo Frasca significa che i militari non hanno intenzione di liberare quella fetta di mare e quel territorio, e i sardi continuano ad accontentarsi dell’elemosina al posto di riprendersi la vita.

Ma non c’è tempo per spaventarsi o scoraggiarsi, loro non perdono neanche un minuto perché le attività militari fruttano una marea di soldi oltre che una valanga di morti.
Proprio in novembre nel poligono di Capo Frasca, mentre i pescatori hanno rinunciato al loro lavoro, il 6° stormo si addestrerà anche con le bombe Mk, quelle prodotte con la manodopera di Domusnovas nella fabbrica tedesca RWM, quelle che stanno uccidendo milioni di persone nello Yemen. A quanto pare solo la produzione legata alla guerra sembra l’unica attività sostenuta e interessante nel nostro Paese e nasce spontaneo pensare che il lavoro di alcuni, ormai, si fonda solo sulla morte di molti altri.

Fortunatamente ci sono ancora persone che sono contrarie a questa logica guerrafondaia e a un’economia fondata su politiche belligeranti, così abbiamo deciso di bloccare ancora una volta le esercitazioni militari il 23 novembre a Capo Frasca.
Inutile dire che è doveroso per chiunque sia contro la guerra partecipare e sostenere questa lotta per affermare il diritto alla vita, anche di quei milioni di bambini che muoiono sotto le “nostre” bombe.
Fermare insieme le attività militari, con lo scopo di chiudere definitivamente le basi militari è fondamentale e non ci stancheremo mai di dire No Basi Né Qui né Altrove.

Una della rete no basi

Da pochi giorni è finito il 2° Campeggio antimilitarista della Rete No Basi, superata la grande stanchezza, i pensieri hanno acquisito lucidità; i confronti con i compagni e le riflessioni forse hanno assunto una forma più equilibrata, per questo proviamo a condividerli.

Non si può dire, crediamo, che il campeggio di quest’anno sia stato emozionante e tantomeno incisivo, le iniziative sono andate a sbattere contro un muro di polizia varia che non ha permesso neanche ai più decisi di riuscire ad ottenere qualche risultato. Ci può stare, a patto che le gravi mancanze organizzative e di fantasia vengano assunte in particolare dagli organizzatori, e in parte minore ma necessaria collettivamente.

Le precauzioni messe in campo dalla questura sono state di altissimo livello, in realtà per chi ha seguito con assiduità le iniziative di questo 2016 questo era immaginabile. Al presidio di fine luglio fuori dalla RWM l’elicottero ronzava sopra la testa dei cinquanta manifestanti, a loro volta controllati da decine di celerini, e seguiva chiunque si allontanasse, specialmente se lo faceva per andare a pisciare. Anche il 27 febbraio la questura volle mostrare i muscoli con un centinaio di celerini a ingabbiare il corteo in tutto il suo percorso. Sembrano passati vent’anni dal 5 dicembre 2014, quando in poco più di cinquanta riuscirono a farsi gioco di digos e celerini, entrando dentro il poligono di Teulada e bloccando l’esercitazione della Brigata Ariete. La questura, probabilmente incalzata dal comando militare ha cambiato modo di “giocare”. Gagliardi dopo le figuracce del novembre scorso non vuole più rischiare, e lo si è visto anche martedì scorso a Marceddì, dove per le proteste dei pescatori, che si presentavano come tutt’altro che pericolosi, ha schierato diverse camionette di celere e decine di digos. Insomma l’aria è cambiata e al campeggio ce ne siamo accorti, in modo definitivo non più equivocabile.

La questura di Cagliari non si è rivelata un mostro tutto muscoli e niente cervello, anzi. Il lavoro preventivo, di ascolto e di indagine è riuscito a colpire con precisione, togliendo ulteriore margine d’azione a chi si stava organizzando. Queste considerazioni non vogliono essere giustificazioni, ma spunti per un tentativo di comprensione più allargato possibile indirizzato verso un superamento delle difficoltà di questo periodo. Tutti gli errori e le mancanze che hanno impedito che la passeggiata notturna e il corteo potessero anche solo immaginare di avere qualche efficacia andranno valutati altrove, con dovizia di particolari.

Prima di approfondire altri aspetti ci preme dire che una delle cose più importanti è che il campeggio si sia fatto. Cioè che si sia riusciti a dare continuità e coerenza al progetto che da due anni stiamo seguendo, che alcuni degli errori visti lo scorso campeggio siano stati superati e ne siano emersi di nuovi, che ci sia stata la voglia di misurarsi con lo stesso strumento ma in un contesto completamente diverso dall’anno scorso (il campeggio dello scorso anno era in centro città a Cagliari, quest’anno nelle campagne di San Sperate), che complessivamente l’esperienza sia stata positiva e che da tante chiacchiere a partire dalle assemblee ma anche da quelle fatte nei turni di guardia, durante le cene, tra una tenda e un’altra o al ritorno dal corteo emergesse la voglia di riprendere in fretta, di analizzare il campeggio e ripartire.

Passando ad altri ragionamenti si può dire che il campeggio ha definitivamente rotto gli indugi con un territorio sensibile ma difficile come quello intorno all’aeroporto di Decimomannu. San Sperate che è sicuramente il paese della zona più disponibile al confronto ha dato buoni feedback, creando le basi per proseguire un intervento. In generale tutto il lavoro di organizzazione, preparazione e pubblicizzazione del campeggio è servito a smuovere di nuovo le acque sui vari temi che il campeggio ha affrontato, ma anche a ritornare presenti nei locali, nei paesi, sui muri, a ritessere fila di rapporti che l’estate e un 2016 non proprio esaltante aveva leggermente allentato.

I confronti pubblici organizzati al campeggio sono stati di ottimo livello, ne sono uscite valutazioni, analisi e prospettive. La partecipazione complessiva è stata buona. Sono state spolverate e riconstestualizzate le fondamenta delle lotte di questi ultimi due anni con diversi slanci per i prossimi mesi. L’apporto di chi è venuto da lontano è stato come al solito importante e molto piacevole, sotto tutti gli aspetti. E’ un vero peccato che siano pochissimi gli appuntamenti ai quali la partecipazione sia così composita da un punto geografico e quindi di esperienze e contributi, un peccato da un punto di vista sia umano, ma anche di lotta, guardandoci indietro non è difficile vedere quanto siano stati decisivi i vari contributi venuti da lontano in questi due anni.

Un aspetto piuttosto interessante che il campeggio ha mostrato riguarda la campagna preventiva fatta di fogli di via che la questura mise su l’anno scorso proprio a partire dal campeggio di Cagliari. Per chi non se lo ricordasse, l’anno scorso a molti dei compagni e delle compagne venuti da lontano venne notificato all’arrivo all’aeroporto di Elmas un foglio di via dalla provincia di Cagliari per tre anni, tutti decisero di violarlo per partecipare al campeggio, successivamente ne arrivarono altri per il corteo contro la Trident Juncture, dopo ancora ne sono stati notificati un pò qua e la in Italia e in Sardegna, ultimo uno all’AForasCamp. La sistematica violazione di queste misure di prevenzione non ha fermato le nostre lotte, ma forse ne ha fermato la diffusione, quest’anno in occasione del campeggio non è stato notificato nessun foglio di via. Non si può sapere se ci sia un nesso di causa effetto così diretto tra le notifiche e violazioni, sicuramente però il risultato è ottimo.

Tra l’altro questo era uno degli argomenti delle assemblee del campeggio “Partendo dall’esperienza delle violazioni dei fogli di via notificati a compagni in Sardegna nell’autunno del 2015, proponiamo una riflessione sul percorso di lotta e di violazione delle misure restrittive lanciato dai compagni di Torino nella scorsa primavera e raccolto da alcuni compagni delle vallate piemontesi. Come, quando e perchè violare una misura restrittiva o di prevenzione è necessario o diventa una lotta, come organizzare una solidarietà che non lasci soli i compagni nelle loro scelte“, vederlo così attuale non può che essere una buona notizia.

Qualche parola merita il corteo conclusivo di Lunedì 10 ottobre. Un corteo particolare, insolito per le abitudini locali vista la presenza massiccia di celerini e sbirri di ogni risma.

Il corteo si è snodato sulla strada per Villasor con un grosso e invadente dispositivo di sicurezza che lo chiudeva sia alla testa che alla coda, che stava attento anche a non lasciare troppo spazio ai bisogni fisiologici dei manifestanti, nonostante questo il morale è stato alto e la lunga passeggiata si è conclusa all’ingresso secondario dell’aeroporto per poi fare un rumoroso ritorno in paese. Anche in questo caso le valutazioni sono bivalenti, se da un lato l’efficacia è stata blanda è importante anche prendere confidenza con i territori , capirli e farli propri per essere più efficaci in futuro.

Insomma tra alti e bassi e alte punte di disorganizzazione il campeggio è stato comunque un momento positivo in una lotta che ha una lunga gittata ed un obbiettivo forte e grande, non facile da scalfire. Momenti come questi sono quelli in cui le riflessioni e le prospettive sono più vivaci e lo schieramento repressivo sia di controllo che muscolare dimostra che la preoccupazione tra militari e sbirri è alta. Ora sta a noi mantenere alta quella preoccupazione e fare tesoro di questa esperienza per renderla pratica ed azione contro chi vive di guerra.

Concludiamo ringraziando tutte e tutti quelli che sono passati al campeggio con i quali abbiamo condiviso cinque bellissimi giorni, speriamo di incontrarvi presto.

Un abbraccio.

La redazione

Contributo di MORAS

Considerazioni sul campeggio antimilitarista del 6/10 ottobre a San Sperate

… a fora sa NATO

Abbiamo partecipato al campeggio antimilitarista del 6/10 ottobre indetto dalla Rete No Basi a San Sperate, ad un passo dall’aeroporto militare di Decimomannu, perché riteniamo sia giusto continuare ad ostacolare la macchina criminale della guerra, presente anche nel nostro territorio, con gli strumenti che abbiamo a disposizione e con quelli che ci piacerebbe costruire assieme. Giovani e meno giovani ci siamo incontrati per discutere delle tematiche che lo Stato impone alla nostra esistenza e che apparentemente sembrano non collimare tra di loro ma che invece sono intrinseche, strutturali e funzionali alla quotidianità che ci viene imposta, come la precarietà sociale, la guerra, la militarizzazione dei nostri territori, la devastazione ambientale e la repressione, che assolve alla funzione di controllo, tutela e difesa di questo Stato sempre più incardinato sulla sicurezza per il mantenimento del suo potere. Ci siamo confrontati sulla necessità di internazionalizzare le lotte e le varie prospettive di resistenza, del confrontarsi con altri territori, del muoversi ognuno come può e ognuno con i mezzi che reputa necessari, con la consapevolezza che il momento storico che stiamo vivendo è costellato di difficoltà e che la lotta è un processo, non ha un ritmo univoco e non procede linearmente.

Sentire giovani poco più che ventenni urlare a fora sa Nato è senz’altro un segno positivo, e mettere alla berlina quest’entità sanguinaria da una gioventù gioiosa e incazzata non può che dare speranza, consistenza e futuro alla lotta. Parlare, discutere e confrontarsi tutti insieme sul significato delle frontiere, sulla militarizzazione delle città, sulla realtà delle carceri che inghiottisce sempre più proletari con le sue pratiche di desolidarizzazione e tortura, parlare di resistenze e barricate è stato positivo e propositivo per un futuro che comunque ci appartiene.

Lo Stato, durante queste giornate, è intervenuto gestendo e garantendo la propria sicurezza e quella dei suoi spazi e ramificazioni, come sono le basi militari, mostrando tutta la sua potenza, la sua forza e i suoi numeri, e su questo bisognerà ragionare ed approfondire il confronto, per prepararci a nuovi percorsi, nuovi sentieri da calpestare e altri spazi da conquistare.

La stampa ha parlato di due blocchi contrapposti e, anche se involontariamente, è stata la cosa più sensata che abbiano scritto in questi mesi di lotta alle basi: questi due blocchi descrivono, da una parte, la volontà di riscatto e dall’altra uno Stato repressivo ed asservito alla logica della guerra.

Non eravamo in tanti, ma chi c’era era consapevole che era giusto esserci, che si può e si deve fare, lasciando a chi non c’era la comoda attesa dei “tempi maturi” e delle “masse popolari” a fargli compagnia … noi l’unica cosa che aspettiamo è la prossima volta

Alcun* compagn* presenti alle giornate del campeggio

 

 

PROGRAMMA CAMPEGGIO

PROGRAMMA DEL CAMPEGGIO

GIOVEDÌ 6 OTTOBRE

ACCOGLIENZA giovedì 6 ottobre dalle 10:00 alle 12:00 nel parco di Santa Greca a Decimomannu.

  • mattina: montaggio del campeggio
  • dalle 16:00: presentazione del campeggio e delle iniziative che si terranno nei cinque giorni
  • a seguire: assemblea su militarizzazione della Sardegna e strategie di lotta

VENERDI’ 7 OTTOBRE

  • pomeriggio (orario da definire): assemblea

Frontiere e militarizzazione della società: racconti, valutazioni e pratiche dal resto d’Italia.

7 maggio, corteo al Brennero: centinaia di compagne e compagni arrivano sul cucuzzolo d’Italia per provare a fermare i lavori di costruzione della frontiera tra Austria e Italia. Ultimi sei mesi del 2016: in tutt’Italia decine di sedi di Poste Italiane vengono colpite contro la responsabilità di Mistral Air nelle deportazioni di migranti.

Quali sono gli intrecci tra guerra, militarizzazione della società e deportazioni?

SABATO 8 OTTOBRE

mattina

  • spazio per interventi di confronto su percorsi ed esperienze di lotta che i partecipanti al campeggio desiderano raccontare ed approfondire.
  • Dalle 10.00 laboratori di murales per le strade di san sperate

pomeriggio e sera al Parco Megalitico di San Sperate

  • Artisti e illustratori a sostegno della rete no basi né qui né altrove
  • Alle 18:00 No Triv di Maria Assunta Locarmine, spettacolo teatrale che narra di ecologia, di impegno personale e di cambiamenti
  • A seguire assemblea/dibattito e presentazione del corteo di lunedì 10 ottobre
  • Zuppata in piazza

DOMENICA 9 OTTOBRE

  • mattina: assemblea

Partendo dall’esperienza delle violazioni dei fogli di via notificati a compagni in Sardegna nell’autunno del 2015, proponiamo una riflessione sul percorso di lotta e di violazione delle misure restrittive lanciato dai compagni di Torino nella scorsa primavera e raccolto da alcuni compagni delle vallate piemontesi. Come, quando e perchè violare una misura restrittiva o di prevenzione è necessario o diventa una lotta, come organizzare una solidarietà che non lasci soli i compagni nelle loro scelte.

  • pomeriggio: assemblea di chiusura del campeggio

LUNEDÌ 10 OTTOBRE

ORE 10:00 CORTEO all’AEROPORTO DI DECIMOMANNU

Concentramento Parco Megalitico di San Sperate

Il campeggio sarà autofinanziato e autogestito. Porta tenda (se ne hai due portale che qualcuno disorganizzato non manca mai), sacco a pelo e, se ce l’hai, una sacca per la doccia da campeggio; scarpe comode e pantaloni lunghi; lascia a casa il cane. Onde evitare spiacevoli situazioni, durante il campeggio non saranno venduti alcolici; chiediamo di conseguenza che il consumo di questi si limiti alla piacevole convivialità e non al totale obnubilamento delle menti.