PONTE MORANDI STRAGE DI STATO

Riceviamo e pubblichiamo:

Il crollo di Ponte Morandi, i suoi morti, i feriti, le macerie, non sono il frutto di una fatalità, ma una strage che ben rappresenta il valore che le nostre esistenze hanno per governanti, amministratori e speculatori. Questi signori altro non sono che un’élite di ladri ed assassini che pensano solo ai propri guadagni miliardari e che ragionano in termini di grafici di borsa o di voti con cui mantenersi saldi al potere.
Non si tratta solo dell’assenza di manutenzione e sicurezza, dell’incuria e indifferenza di chi prende appalti e concessioni nel nome del profitto. E non si tratta solo di quei politici che hanno privatizzato e regalato concessioni ai loro amici. Costruire quel ponte sulle case era un attentato sin da subito. E lo sapevano tutti, da sempre. Ma importava soltanto a chi ci abitava e a nessun altro. Perché il denaro si accumula senza limiti, nel pieno disprezzo della vita.
E’ il capitalismo, niente di più. E’ lo Stato, niente di meno.
Accanto a quella di Ponte Morandi ci sono le stragi ferroviarie di Pioltello e Viareggio, o i quasi cento morti che la Liguria ha contato nelle alluvioni degli ultimi 40 anni (ma si potrebbe andare indietro almeno fino al Vajont): dietro quel Ponte c’è lo sviluppo infrastrutturale italiano, business di industriali e grandi costruttori sulla pelle dei lavoratori. Su quel ponte spezzato c’è la storia della Repubblica.
In una valle abitata da 110mila persone, burocrati, urbanisti e industriali per tutto il Novecento hanno costruito raffinerie petrolifere, fabbriche di amianto e chimiche, acciaierie, provocando inquinamento ed un’altissima incidenza di tumori e confinando le persone in quartieri dormitorio. Oggi scavano il Terzo Valico, mentre appena due anni fa l’oleodotto che corre nel letto del fiume verso il Porto Petroli si è rotto sversando nel Polcevera e in mare. In mezzo a tutto questo, per chi ci viveva, Ponte Morandi era un altro mostro sulla testa, e nelle orecchie e davanti agli occhi, tutti i giorni di una vita. Accanto, da entrambi i lati, due tronchi ferroviari. E l’autostrada.
In quelle case come nel resto di quella valle industriale non ci abitavano né i padroni né i grandi costruttori, né chi ha guadagnato per decenni (e guadagna) miliardi sulle merci da e per il porto. Sotto quel ponte ci abitavano ferrovieri, portuali, operai Ansaldo e Italsider. Oggi, ancora, lavoratori, italiani e stranieri. Persone che quando muoiono diventano effetti collaterali nelle statistiche, come i 1300 che ogni anno perdono la vita sul posto di lavoro – 4 ogni maledetto giorno.
La classe dirigente e padronale italiana è l’unica responsabile di questa strage. Autostrade per l’Italia e Benetton sono solo i primi della lista. Non ci vengano ora a raccontare che faranno giustizia, che troveranno i colpevoli: lo Stato non condanna se stesso, nè il sistema su cui poggia – al massimo trova dei capri espiatori, forse. Lo Stato organizza i funerali dopo che ti ha ammazzato.
Giustizia, oggi, può solo voler dire sbarazzarci di politici, affaristi e speculatori, quelli che stanno per buttarsi sul cadavere caldo di Ponte Morandi, in nome delle sue vittime; quelli che pensano ai guadagni della ricostruzione, dell’emergenza; che stanno già rilanciando la nuova Gronda; quelli che, una volta spenti i riflettori dello scandalo, ci chiederanno sacrifici e moderazione.
Non permettiamo che facciano pagare questa ennesima devastazione a chi paga da sempre.
Solidarietà a chi è stato colpito ad ogni livello dalla strage di Ponte Morandi

LIBERIAMOCI DI CHI SPECULA SULLE NOSTRE VITE E SUI NOSTRI MORTI

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